xi jinping nancy pelosi

PER GLI STATI UNITI LA POSTA IN GIOCO NON È TAIWAN MA IL CONTROLLO DEL PACIFICO – L'IRA DELLA CINA PER LA VISITA DI NANCY PELOSI A TAIPEI È UN RISCHIO CHE GLI USA HANNO VOLUTO CORRERE PER NON APPARIRE IN RITIRATA DA UNA REGIONE VITALE STRATEGICAMENTE ED ECONOMICAMENTE – LA SPACCATURA SI È APERTA DAL MOMENTO IN CUI XI HA DICHIARATO CHE LA RIUNIFICAZIONE DELL'ISOLA CON IL RESTO DELLA CINA "DEVE" AVVENIRE IN TEMPI BREVI – ORA CHE L'EQUILIBRIO SI È INFRANTO LE CONSEGUENZE NON SONO PREVEDIBILI. INTANTO PECHINO HA INIZIATO LE SUE MANOVRE MILITARI E CONVOCATO L'AMBASCIATORE USA IN PIENA NOTTE.. - VIDEO

 

Stefano Stefanini per “La Stampa”

 

NANCY PELOSI A TAIWAN

Nancy arriva a Taipei. La tensione sale, non sappiamo fino a che punto. Sappiamo che la geopolitica vince, la diplomazia perde. Ne è responsabile principalmente la Cina. Ha tuonato fuoco e fiamme contro la visita. A Washington, non tutti ne erano entusiasti.

 

L'idea non nasceva alla Casa Bianca. La Cina non ha cercato di dissuadere; ha minacciato. La non diplomazia di Pechino ha fatto di un'idea, se non altro infelice per tempismo, un'inesorabile sfida geopolitica. Per gli Stati Uniti la posta non è Taiwan. E' il Pacifico.

 

Gli americani non potevano cedere alle scoperte pressioni cinesi senza apparire in ritirata da una regione vitale per l'America, strategicamente ed economicamente. Altri – Giappone, Sud Corea, Vietnam, Filippine, India, Australia, Indonesia, Nuova Zelanda – stavano a guardare. Pur mettendo in conto una risposta cinese di intimidazione militare - vedremo quale - gli americani non potevano tirarsi indietro. Non l'hanno fatto.

 

NANCY PELOSI A TAIWAN

Ieri sera Nancy Pelosi, speaker della Camera, terza carica degli Usa, è atterrata a Taipei. Ha un precedente, la visita del suo predecessore repubblicano Newt Gingrich nel 1997. La Cina rispose con due missili a salve nello Stretto. Fecero un po' d'onda dopo di che le acque si calmarono presto. Ma in un quarto di secolo molto è cambiato.

 

Sul palcoscenico ci sono tre attori: Cina, Usa e Taiwan. Dal 1972 recitano fedelmente a copione. Washington riconosce una sola Cina, quella di Pechino (One China policy), ma mantiene stretti rapporti con Taipei; Pechino afferma la propria sovranità sull'isola ma non fa niente per imporla; Taiwan gode di un'indipendenza di fatto che non vede riconosciuta se non da una manciata di Stati, pur non irrilevanti (c'è la Santa Sede) e intanto prospera economicamente, in larga misura grazie ai rapporti con la Cina continentale. Questo copione si chiama status quo.

 

NANCY PELOSI A TAIWAN

Le due condizioni essenziali sono che non ci siano tentativi di cambiarlo con la forza da parte di Pechino e che non ci sia abbandono della "One China policy" da parte di Washington. Se l'una o l'altra o entrambe vengono meno, dal copione si passa alla commedia (o piuttosto dramma) dell'arte con tutti i rischi che comporta.

 

Questo è esattamente quello che sta succedendo. La visita di Nancy Pelosi è la punta dell'iceberg. L'iceberg è lo scricchiolare dello status quo. La spaccatura madre si è aperta dal momento in cui Xi Jinping ha messo in chiaro senza tante esitazioni che la riunificazione dell'isola con il resto della Cina "deve" avvenire, e non in tempi biblici, sottintendendo forse durante la sua presidenza – forse a vita ma comunque non eterna. Non ha escluso la forza.

 

In parallelo, il pugno di ferro su Hong Kong ha spazzato via l'illusione di una possibile convergenza pacifica. Il massimo che oggi Pechino può offrire a Taipei è una misura di liberismo economico sotto stretto controllo politico. Al che, qualsiasi taiwanese, dopo tre quarti di secolo di indipendenza di fatto e quarant'anni di democrazia, risponde "no grazie".

 

NANCY PELOSI A TAIWAN

Come se l'intimidazione politica non bastasse, Pechino ha rincarato la dose con quella militare intensificando manovre navali e soprattutto sorvoli che violano gli spazi che Taiwan di fatto controlla (naturalmente Pechino ne afferma la propria sovranità). Abbastanza da far rabbrividire una Taiwan abituata alla pace non alla guerra e non particolarmente entusiasta dei bilanci militari. A Washington, l'effetto è stato invece di aprire un dibattito sulla "One China policy" e sulla "ambiguità strategica" che l'accompagna, con la quale gli americani non si impegnano esplicitamente alla difesa di Taiwan in caso di aggressione cinese.

 

Di conseguenza anche la seconda condizione su cui poggia lo status quo, il non riconoscimento di Taiwan da parte degli Stati Uniti viene messo in discussione. Non è questa la posizione dell'amministrazione Biden, ma le pressioni cinesi per la riunificazione la spingono in questa direzione. Taiwan diventa così anche una pedina della rivalità globale fra Cina e Usa.

La parola "indipendenza" non dispiace all'attuale governo di Taipei ma non a rischio di un confronto militare con la Cina.

 

NANCY PELOSI A TAIWAN

Il terzo attore, e diretto interessato, è pertanto costretto a barcamenarsi fra rafforzamento delle capacità di deterrenza e ricerca di assicurazioni di sostegno americano in caso di aggressione. La visita di Nancy Pelosi porta con sé l'incognita della risposta di Pechino.

 

In questa vicenda, di cui oggi non conosciamo lo sbocco, il tragico errore di Pechino è stato di vedere nella visita l'abbandono della "One China policy". Non è questa l'intenzione di Joe Biden – l'ha detto chiaramente. Ma è un piano inclinato. Più Pechino alza i toni più spinge gli Usa nella direzione non voluta. C'è da sperare che, realizzandolo, Xi Jinping moderi le mosse nelle prossime ore e giorni.

nancy pelosi arriva a taipei nancy pelosi azhar azizan harun nancy pelosi al parlamento di kuala lumpur nancy pelosi in malesia l aereo di nancy pelosi atterra a taipei l aereo di nancy pelosi atterra a taipei NANCY PELOSI A TAIWAN

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - MA "LA STAMPA"

DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI (POI SBARCHERA' FLAVIO CATTANEO?)

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?