POLTRONE GIREVOLI - SDE-RENATA AFFILA LA FRANGETTA NERA PER CANDIDARSI ANCORA ALLA REGIONE LAZIO MA DEVE VEDERSELA CON IL RITORNO DI STORACE CHE CHIEDE L’INTERVENTO DEL BANANA - AL COMUNE DI ROMA È CACIARA PD: L’AFFOLLAMENTO DI CANDIDATI-CARNEADE POTREBBE ASCIUGARSI VERSO UNA CORSA A TRE UN BERSANIANO (GASBARRA), UN RENZIANO (GENTILONI) E UN TERZO INCOMODO (SASSOLI?)…

1 - REGIONE, SFIDA STORACE-POLVERINI...
Mauro Favale per "la Repubblica - Edizione Roma"

Per ora non molla nessuno dei due, confermando entrambi l'indole da combattenti dimostrata in questi anni. Francesco Storace e Renata Polverini ambiscono a correre per la poltrona di governatore del Lazio. Il primo, leader della Destra ed ex governatore dal 2000 al 2005, da giorni ha messo la sua dead line: il 9 dicembre, salvo sorprese, annuncerà la sua intenzione di candidarsi dopo che negli ultimi 2 anni è stato uno dei più ascoltati consiglieri della Polverini.

La seconda, però, da governatrice uscente e dimissionaria, nei giorni scorsi ha espresso l'intenzione di non uscire di scena. Anzi: due sere fa, davanti a una platea di centinaia di imprenditori (seduti ai tavoli di Villa Miani per sostenere, con 1.000 euro a testa, la sua fondazione Città nuove) ha dichiarato di essere «pronta», disponibile a proseguire «quanto di buono fatto in questi due anni e mezzo».

Anche perché - è il calcolo che si fa tra i più stretti collaboratori della presidente - con un Pdl in difficoltà, alla ricerca di un candidato che possa tenere insieme
tutte le anime e in attesa di un cenno da parte di Silvio Berlusconi, è possibile sfruttare il momento. E magari incassare anche un paracadute nel caso di sconfitta, che faccia atterrare la Polverini direttamente a Montecitorio con una pattuglia di 3 o 4 fedelissimi.

Ragionamenti, per il momento, che non fanno i conti con la marcia di Storace. Oggi il leader della Destra vedrà Gianni Alemanno per provare a trovare un'ulteriore sponda in vista della sua discesa in campo di domenica al Teatro Olimpico. Il faccia a faccia più interessante, però, c'è stato ieri, proprio tra Storace e la Polverini: mezz'ora di colloquio per guardarsi negli occhi e decidere cosa fare. Alla fine non molla nessuno dei due.

A parlare per primo è l'ex governatore: «La questione principale la deve risolvere il Pdl. Ci vuole rispetto per la presidente uscente: il Popolo delle Libertà le deve dare una prospettiva politica e una collocazione degna». Come a dire: a lei pensi il partito che alla Regione ci penso io.

Dall'altra parte, la Polverini ufficialmente tace. Quello che filtra sono le parole pronunciate due sere fa davanti agli imprenditori a Villa Miani: «Mi sta tornando quella grinta e quella voglia di affrontare la sfida che nelle ultime settimane mi era venuta un po' meno». Alla governatrice non impressionano nemmeno i sondaggi che circolano in questi giorni e che la vedono molto lontana da Nicola Zingaretti. In questo momento l'importante è essere presente in campo mentre il Pdl decide cosa fare.

Oggi Berlusconi dovrebbe essere a Roma ed è probabile che tra i vari dossier che affronterà ci sia anche il nodo della candidatura nel Lazio. Consapevole che un pezzo del suo partito (la corrente vicina ad Antonio Tajani) ha già pronto il suo candidato:
Armando Cusani, presidente della Provincia di Latina che andrebbe a rappresentare i territori delusi in questi anni dal rapporto con la Polverini.

E mentre Forza Nuova scende in campo per il Lazio con il suo segretario nazionale Roberto Fiore, entro venerdì il Tar deciderà su un nuovo ricorso presentato dal Movimento di difesa del cittadino teso a verificare se il 10 febbraio sia realmente «la prima data utile per il voto», come deciso dal Consiglio di Stato. Per l'avvocato Gianluigi Pellegrino le elezioni andrebbero fissate il 27-28 gennaio o il 3-4 febbraio.

2 - SVOLTA PER IL SINDACO «CANDIDATO UNITARIO PER TUTTI I BERSANIANI»...
Alessandro Capponi per il "Corriere della Sera - Edizione Roma"

L'«accordo» è fatto, ed è la conseguenza delle primarie. Pd, Sel, Psi: niente inciuci, niente strizzatine d'occhio ad altri, nient'altro che la «coalizione» scelta dai romani di centrosinistra nelle primarie nazionali. Ci sarà una sorta di «ticket» (con primarie a turno unico) ad ogni livello: dai Municipi al Campidoglio.

Il quadro sembra quasi definito: Enrico Gasbarra vicino alla candidatura a Roma (con Ignazio Marino pronto a subentrare nel caso la situazione non si sblocchi) Nicola Zingaretti in Regione (probabilmente con vice Massimiliano Smeriglio, Sel), e i Municipi della città nei quali correranno presidenti ora del Pd ora di Sel, in base a una ripartizione tarata sulle forze elettorali e con, sempre, un vice espressione dell'«altro».

«Il ticket è un'opportunità per la coalizione», ammette il segretario romano Marco Miccoli. Quindi propone «candidato unitario per Roma», riferendosi proprio alla componente che ha decretato il successo di Bersani su Renzi. E visto che «domenica scorsa è cambiato tutto», ecco che il centrosinistra a Roma si prepara a raccogliere il messaggio degli elettori delle primarie nazionali: Enrico Gasbarra vedrà Pier Luigi Bersani nei prossimi giorni, con ogni probabilità avrà un candidato-vice donna (di Sel, le ipotesi al momento vanno da Cecilia D'Elia a Loredana De Petris).

E però il messaggio ai tanti che in questi mesi hanno affollato la corsa al Campidoglio è chiaro: «Tutti autorevoli - precisa Miccoli - si sono spesi per il partito e contro Alemanno. Ma il successo delle primarie ci chiede un livello alto di responsabilità...». L'obiettivo è quello di arrivare a primarie (si sposterà la data per la consegna delle firme, e probabilmente anche quella del voto) che siano «vere» ma non affollate, con tutte le correnti come in un congresso, come dirà il coordinatore Migliavacca ai candidati nei prossimi giorni.

Così si potrebbe avere un bersaniano, un renziano (Gentiloni), uno della società civile e chi deciderà di rimanere comunque in corsa (Sassoli?). Umberto Marroni non gradisce: «Comprendo l'esigenza di semplificare, ma pur avendo sostenuto Bersani non credo sia utile escludere altre candidature che hanno sostenuto il segretario». Per Miccoli «dobbiamo tradurre il successo di "Italia Bene Comune" in "Roma Bene Comune per l'alternativa"». L'accordo c'è, lo slogan anche, l'ufficializzazione potrebbe arrivare presto.

 

 

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