salvini cibo social barilla

IL FERRAGNI SOVRANISTA – PERCHÉ SALVINI SUI SOCIAL SI È MESSO IMPROVVISAMENTE A CITARE MARCHI ED ETICHETTE DEI PRODOTTI CHE CONSUMA? – LE AZIENDE SMENTISCONO OPERAZIONI DI MARKETING E LUI SI FA UNA RISATA: “NESSUNA STRATEGIA”. L’OBIETTIVO È FAR DIVENTARE IL CIBO TESTIMONIAL DI SE STESSO, MA L’EFFETTO È QUELLO DEL TRUMAN SHOW – INTANTO LE INTERAZIONI CON I SUOI PROFILI CALANO. “LA BESTIA” È IN CRISI?

1 – POLITICA E SOCIAL, LE MERENDE GRIFFATE DI SALVINI: SE UN MINISTRO GIOCA ALL'INFLUENCER

IL PRODUCT PLACEMENT DI SALVINI: PASTA BARILLA E RAGU STAR

Fabio Tonacci per www.repubblica.it

 

Il reality permanente in cui Matteo Salvini ha trascinato il Viminale (e l'Italia) tocca una nuova frontiera. Quella dell'influencer. Come una Chiara Ferragni qualsiasi, infatti, il vicepremier e ministro dell'Interno da qualche settimana si è messo a citare sui social network prodotti conosciuti, etichette, marchi.

 

Non gli basta più informare in diretta i suoi follower che si trova in ufficio e sta per mangiare una pizza: adesso fa la foto alla bottiglia della Heineken, così che non ci siano dubbi su quale birra il ministro stia bevendo con la pizza (16 dicembre). Quando si appresta a pranzare con un piatto di pasta (4 dicembre), mica si accontenta della foto: no, sente l'insopprimibile bisogno di specificare che trattasi di "due etti di bucatini Barilla, un po' di ragù Star e un bicchiere di Barolo di Gianni Gagliardo, alla faccia della pancia!". E, aggiungiamo, della decenza istituzionale che il ruolo ricoperto impone.

 

matteo salvini mangia un panino

Andando a spulciare nella miriade di post lasciati da Salvini (e dai suoi social media manager della "Bestia", come è stata ribattezzata la struttura progettata da Luca Morisi per amplificare e saturare il web con i messaggi del "Capitano"), si contano una decina di casi del genere. Primo dicembre scorso: "Ma a chi non piace una crepe con la Nutella?", scrive, fotografandosi con la crepe in mano.

 

Sempre il primo dicembre: "Alla vostra salute amici...", e tiene un boccale di birra col marchio Moretti bene in vista. Tredici novembre: "Si stappa una bottiglia di Nebbiolo (Gianni Gagliardo, La Morra, Cuneo) e la serata assume un sapore diverso". Gagliardo, viticoltore del cuneese, evidentemente a lui caro.

 

Sei novembre: "Dopo una lunga giornata di lavoro fra Africa ed Italia, casa, doccia calda, ravioli al burro, un bicchiere di rosso...", con immagine della bottiglia Teroldego Rotaliano Riserva del 2012. Ventidue ottobre: "Yogurt al miele e melissa per Renzi, Boschi e tutti gli amici del Pd, per digerire meglio le storiche sconfitte di Trento e Bolzano", scrive, mostrando l'etichetta del vasetto della Sterzing Vipiteno.

SALVINI MANGIA UN HAMBURGER A VILLA TAVERNA

 

Diciannove settembre: "Adesso pausa pranzo al volo e il dubbio è: mi faccio un piatto di spaghetti in bianco, al pomodoro o al ragù?". E, nell'attesa che il dubbio si sciolga, ecco il primo piano di una bottiglia del birrificio tedesco Franziskaner.

 

I suoi post sono privi degli hashtag che segnalano la pubblicità (tipo #advertising o #adv), obbligatori per gli influencer di professione. Repubblica ha contattato tre aziende di marchi rilanciati dal ministro - Barilla, Ferrero e Heineken - e tutti e tre smentiscono qualsiasi tipo di accordo o strategia concordata di marketing. Negano che dietro questa inaspettata esposizione ci siano promesse di finanziamenti al partito della Lega. Anche perché, a giudicare dalle critiche che tali post hanno sollevato in Rete, non sarebbe una gran mossa commerciale.

SALVINI MANGIA IL CANNOLO

 

"Nessuna strategia - ribatte Matteo Salvini - semplicemente la vita di tutti i giorni, come ho sempre fatto, ovviamente gratis". Filippo Sensi, deputato del Pd ed esperto di comunicazione politica (ha curato quella di Renzi e di Gentiloni quando erano premier), la vede così: "Può essere un modo per 'situare' ancora più precisamente la scelta, come se il cibo diventasse testimonial di Salvini, e non il contrario. Ai suoi follower il ministro sta dicendo: "Mangio questo e sono esattamente come te". Tenta di aumentare il consenso popolare associandosi a brand famosi, provocando però l''effetto Truman Show': nel film di Peter Weir ogni tanto gli attori si fermavano e a favore di telecamera mostravano le etichette dei cereali. Realtà esibita e portata all'estremo".

 

MATTEO SALVINI SELFIE

Per quanto il successo social dei suoi profili mostri le prime crepe (secondo un report di Crowd Tangle, azienda di analisi social comprata da Facebook, le interazioni con chi lo segue si sono dimezzate da luglio ad oggi), Salvini ha un bacino di follower enorme: 3,3 milioni su Facebook, un milione su Instagram, 935.000 su Twitter. Viaggia a una media di 400 post al mese.

 

"Ma questa dei marchi mi pare solo una gigantesca provocazione", dice Giovanni Sasso dell'agenzia di comunicazione politica Proforma. "Le pagine social di Salvini sono puro dadaismo politico. Quando provi a darne un'interpretazione diventi parte del gioco".

 

2 – SORPRESA: SALVINI SUI SOCIAL È IN CRISI. LO DICONO I NUMERI

Alessandro Sahebi per www.tpi.it

 

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE

La Bestia di Salvini si atteggia da bullo ma si sta indebolendo come un cucciolo. Se da una parte il leader leghista e il suo team social nei salotti televisivi e sulla stampa sono portati ad esempio come vero e proprio modello di promozione politica vincente, dall’altra, negli ambienti del settore digitale, aleggia da mesi qualche dubbio: siamo davvero di fronte ad una squadra di invincibili guru della comunicazione web?

 

I primi segnali che qualcosa di strano stesse accadendo nelle retrovie social della Lega erano evidenti già da qualche tempo: adozioni di strategie funzionali effettuate con un leggero ritardo rispetto ai competitor, cambi di stile sperimentali, post ai limiti del grottesco o eccessivamente provocatori costruiti con l’unico intento di far polemica (come le sempre più presenti citazioni evocanti il Ventennio) erano solo alcune delle prime avvisaglie di una strategia in crisi d’identità.

 

salvini

I numeri, a ben vederli, sono tuttavia ben più spietati delle ipotesi: scordatevi quanto letto e scritto fino ad adesso sulla presunta invincibilità della squadra social del vicepresidente del Consiglio leghista perché i segnali di cedimento lassù, sulla pagina Facebook del Capitano, sono evidenti e incontrovertibili.

 

Secondo i risultati forniti da Crowd Tangle, azienda di analisi dati social comprata da Facebook nel 2016, Matteo Salvini perde infatti vertiginosamente quota nonostante solo pochi mesi fa abbia raggiunto l’impressionante risultato dei tre milioni di follower.

 

Come sia possibile affermare questo? Leggendo a fondo i dati.

 

MATTEO SALVINI TAGLIA IL FORMAGGIO

Se da un lato crescono i follower, dall’altro diminuiscono le interazioni sulla pagina, elemento che gli esperti usano per interpretare il riscontro nella produzione di contenuti. Se a giugno il Capitano registrava ben 17 milioni e 298mila azioni sui propri post, a novembre, dopo una costante discesa negli ultimi cinque mesi, il leader della Lega si è fermato ad un “ben più modesto” 8 milioni e 876mila. Una riduzione di interazioni pari ad un pesantissimo 51 per cento.

 

E non è finita qui. A giugno interagivano con il post del Capitano l’1,96 per cento dei suoi follower, oggi solo lo 0,67 per cento. Meno della metà e lo stesso fenomeno, con grandezze simili, si registra sull’account Twitter, dove il Ministro ha registrato un calo di interesse a post che va dal 0,47 per cento di giugno allo 0,24 per cento di novembre.

 

SALVINI CON LO SPRAY AL PEPERONCINO

Una discesa di interesse alle sue comunicazioni che può essere letta in diversi modi ma che racconta di un meccanismo di propaganda che oggettivamente perde portata ogni giorno, segnale evidente di una difficoltà intrinseca nell’iniziare a gestire la Bestia una volta che questa si è svestita dei comodi abiti dell’opposizione.

 

Il Capitano pubblica sempre più spesso momenti personali della propria vita, ma onestamente è davvero difficile pensare che l’incremento di post simili derivino da un’inclinazione spontanea di Salvini a voler condividere momenti privati con i propri fan.

 

matteo salvini in israele 4

In questi due mesi la strategia social è cambiata: dietro alle fotografie di piatti di pasta, pescherie, bagni di folla, gattini e citazioni provocatorie potrebbe esserci infatti un tentativo disperato di rianimare il giochino, con scarsissimi risultati. Lo si potrebbe dedurre anche dall’incremento di oltre il 30 per cento di post giornalieri della pagina Facebook del Capitano: sempre secondo i dati estrapolati da Crowd Tange, prima di ottobre i contenuti mensili erano mediamente circa trecento, da due mesi a questa parte – in concomitanza con la nuova fase di storytelling personale del Ministro – sono aumentati sforando i quattrocento.

 

 

LA FOTO CON CUI LA ISOARDI HA MOLLATO SALVINI

Più contenuti sì, ma che non arrestano l’emorragia di interazioni. Un’erosione giornaliera che pare non fermarsi nemmeno a dicembre mese in cui, visto l’andazzo, non ci si stupirebbe se dal canale di comunicazione di quello che è un ministro della Repubblica venisse pubblicato un sondaggio che divida gli italiani fra panettonisti e pandoristi.

 

La Bestia si è nutrita per anni del malessere degli italiani e fino al 4 marzo il meccanismo pare abbia funzionato abbastanza bene. Dalla firma del contratto di Governo tuttavia la bacheca del leader leghista ha dovuto diversificare i propri contenuti, non potendosi più permettere di limitare la strategia ad una somministrazione quotidiana di qualche dose d’odio.

 

Essere in grado di cambiare rotta in corsa non è facile e Luca Morisi e compagni stanno sicuramente soffrendo per la loro stessa incapacità di rinnovare il prodotto che per anni li ha elevati a maestri della comunicazione. Forse non erano “i guru dei social” che ci hanno raccontato, forse hanno solo avuto la fortuna di potersi impadronire di contenuti colmi di rabbia, di averlo potuto fare al momento giusto e con il politico giusto. Ma purtroppo per loro su Facebook così come in politica la rabbia non si può di certo annoverare fra gli elementi a lunga conservazione. Ce lo dicono i numeri.

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