PERRY-PEZIE REPUBBLICANE - PER POCO NON FINISCE A SCAZZOTTATE L’ULTIMO DIBATTITO TRA I CANDIDATI IN LIZZA PER SFIDARE OBAMA ALLA CASA BIANCA - BATACCHIATO NEI SONDAGGI, A LAS VEGAS IL GOVERNATORE DEL TEXAS RICK PERRY HA CERCATO DI RECUPERARE ATTACCANDO A MUSO DURO IL COMPAGNO DI PARTITO E FAVORITO ROMNEY: “HAI ASSUNTO CLANDESTINI!” - NERVI TESI E COLPO DI SCENA PER IL TESTA A TESTA FINALE SULLE TASSE: “ALIQUOTA FISCALE UNICA”...

Maurizio Molinari per "la Stampa"

Incalzato da sondaggi negativi, scivolato al terzo posto nella corsa alla nomination repubblicana e reduce da due dibattiti in ombra, il governatore del Texas Rick Perry sfrutta il palcoscenico di Las Vegas per andare all'attacco del favorito Mitt Romney dando vita ad uno scontro, non solo politico ma anche personale, che a tratti sfiora lo scontro fisico.
Il dibattito fra i candidati repubblicani era iniziato come gli ultimi due, con Romney nella veste più autorevole e l'imprenditore afroamericano Herman Cain in quella di outsider.

Perry si è reso conto che si stava ripetendo lo schema a tenaglia da cui era uscito molto penalizzato nelle scorse settimane e così ha messo in atto la controffensiva, pianificata meticolosamente. Ha iniziato rimproverando all'ex governatore del Massachusetts eccessiva vicinanza al presidente Barack Obama sulla riforma della Sanità e eccessiva lontananza dai valori conservatori, per poi giocare l'affondo sull'immigrazione clandestina. «Non è forse vero che degli illegali hanno lavorato per te?» ha chiesto Perry a bruciapelo ad un Romney, evidentemente colto di sorpresa, evocando un episodio svelato nel 2007 dal «Boston Globe».

Il risultato è stato un botta e risposta talmente serrato da degenerare in battibecco con Perry che continuava a incalzare sui dettagli della vicenda e Romney che dopo averne sostenuto l'infondatezza si è lasciato andare in un crescendo di visibile irritazione, condito da ripetuti «Rick mi vuoi far parlare?» culminati in un frangente nel quale Romney ha messo la mano sulle spalle del rivale dando a chi guardava la tv la sensazione di un contatto fisico dovuto ad emozioni in ebollizione.

Tanto più che Romney ha anche chiesto al conduttore di intervenire, svelando di essere sulla difensiva. Il risultato che Perry cercava, e ha ottenuto, è stato di mostrare agli americani un volto diverso dal Romney calmo, preparato e rassicurante, sollevando così dubbi sulla inevitabilità della sua affermazione nella corsa alla nomination che sarà assegnata dalla convention di Tampa.

Ma non è tutto, perché nel rispondere alle accuse Romney ha fatto un mezzo scivolone affermando che quando si rese conto che l'impresa impegnata nei lavori nella sua proprietà impiegava dei clandestini «andai dai titolare e gli dissi che mi stavo candidando ad una carica pubblica e dunque non potevo farlo». È una frase ambigua perché solleva il dubbio che Romney sia stato contrario all'impiego di clandestini solo in quanto era candidato e ciò consente ai portavoce di Perry di affermare che «questo dibattito è stato decisivo perché la corsa è tornata ad essere una sfida a due, come sarà nei prossimi mesi».

La risposta di Eric Fehrnstrom, consigliere di Romney, è che «Perry era venuto a Las Vegas per uccidere Romney e invece ha eliminato se stesso, presentandosi come un candidato disperato nel tentare di far tornare a galla una barca che affonda». In realtà Perry è riuscito a trascinare con sé negli attacchi a Romney altri candidati - Rick Santorum, Michele Bachmann e Newt Gingrich - lasciando intendere che l'ala conservatrice dei repubblicani non si riconosce in un candidato che su immigrazione, Sanità e diritti dei gay ha posizioni centriste. Da qui l'impressione che il dibattito di Las Vegas, moderato dalla «Cnn», abbia dato inizio ad un confronto fra le due diverse anime del partito che dominerà le primarie. Al termine di una giornata tutta all'attacco, Perry ha sferrato un nuovo affondo proponendo l'aliquota fiscale unica.

 

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