IL “PIZZINO” DI PENATI AI DS: STATE ATTENTI A MOLLARMI, SIAMO TUTTI SULLA STESSA BARCA…

Maurizio Giannattasio per "Il Corriere della Sera"

La costituzione di parte civile dei Ds contro di me è un atto immotivato, gratuito e irragionevole». Dire che Filippo Penati, ex presidente Ds della Provincia di Milano, ex capo segreteria di Pierluigi Bersani, indagato per corruzione, concussione e finanziamento illecito dei partiti in merito al Sistema Sesto e alla vendita della Serravalle, non abbia preso bene la richiesta di costituzione di parte civile dei Ds nel processo che lo riguarda è un eufemismo.

Penati perché si arrabbia? I Ds negano di aver mai ricevuto soldi e vogliono porsi nella condizione di poter chiedere alla fine del processo un risarcimento agli imputati come parte danneggiata dagli eventuali reati che dovessero essere provati dall'istruttoria.
«Perché, probabilmente, la richiesta di costituirsi parte civile risponde a logiche diverse da quelle legali in quanto non ci sono ragioni vere negli atti processuali».

E allora come se la spiega?
«Sbaglia chi oggi, ancor prima dell'inizio del processo vuole mettere della distanza tra me e i Ds. La storia dei Ds è anche la storia di un pezzo della mia vita. E sbaglia se si pensa che io sbatta la porta. L'eredità politica e morale di un partito è un patrimonio collettivo. Appartiene a quella che fu la comunità dei democratici di sinistra».

C'è anche un problema di immagine.
«Anche a me sta a cuore custodire la buona immagine dei Ds. L'immagine che i Ds hanno dato di sé a Milano negli anni della mia segreteria è stata quella di un partito competitivo e spesso vincente anche al Nord. Voglio ricordare solo alcune fasi».

Ricordi.
«Sono stato segretario della Federazione metropolitana milanese dei Ds per due anni e mezzo e l'ho fatto con grande passione, onestà e impegno. Continuo ad essere orgoglioso di quanto, con uno straordinario impegno collettivo, siamo riusciti a fare in quel periodo con le vittorie elettorali in tanti comuni della provincia di Milano, a partire da Monza. E da segretario dei Ds, con il sostegno convinto e unanime di tutto il centrosinistra, ho conquistato nel 2004 la Provincia di Milano».

Si sente tradito?
«Non mi sento tradito proprio perché rivendico l'appartenenza alla mia storia e non c'è nessuno in grado di poter decidere se devo stare dentro o meno quella storia prima che ci sia il processo. Certo, sono molto amareggiato».

Che farà della sua appartenenza politica?
«Io resto qui, dentro la storia dei Ds. E sono convinto che non ci sarà nessuna prova contraria e che comunque per sapere se ci sarà o meno bisognerà aspettare l'esito del processo. Sarebbe stato giusto che anche i Ds si fossero attenuti a questa linea, riservandosi azioni solo e soltanto dopo un'eventuale condanna anziché promuovere un'azione che nella sostanza, al di là delle volontà, è a sostegno della tesi accusatoria».

È un avvertimento ai Ds?
«Assolutamente no, ma trovo la scelta in anticipo rispetto all'esito del mio processo francamente autolesionista e un po' ipocrita. Io mi sono prontamente dimesso da tutti i miei incarichi e mi sono autosospeso dal partito.

Ho fatto tutti i passi indietro doverosi fino ad abbandonare la politica e tornare a fare l'insegnante. Mentre in questi stessi giorni al Senato, Roberto Formigoni (di cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per corruzione e associazione per delinquere, ndr) diventa presidente della Commissione Agricoltura con i voti del Pd».

Ci sarà un ripensamento?
«Ho visto nelle ultime ore alcune dichiarazioni dell'avvocato dei Ds, Gianluca Luongo che cerca di chiarire meglio il senso dell'iniziativa, spostando il tiro da me verso chi ha tirato in ballo impropriamente nell'indagine i Ds.

Mi auguro che questo sia il tentativo di rimediare ad un passo incauto. Se è cosi lo vedremo nel corso del processo. In ogni caso se i giudici accoglieranno la loro richiesta i Ds avranno un posto in prima fila nel processo per assistere in diretta alla mia assoluzione».

Da un lato i Ds con la richiesta di parte civile, dall'altra Massimo D'Alema come suo testimone di difesa. Siamo al corto circuito?
«Non c'è nessun corto circuito. Così come qualcuno per coprire le sue malefatte mi ha tirato in ballo per il finanziamento illecito al partito, così è stato tirato in ballo D'Alema in modo assolutamente ingiusto. Ho già smentito che con D'Alema non ho parlato nè prima nè dopo l'acquisto di Serravalle».

C'è il rischio che il processo diventi il processo a una parte della storia dei Ds?
«Non credo assolutamente. Le vicende sono circoscritte e talmente infondate che questo rischio non esiste».

Ma lei rinuncerà veramente alla prescrizione?
«Ho già dato prova di non volere la prescrizione con l'opposizione presentata ieri in aula, dai miei legali. Se dovesse essere accolta l'opposizione alla richiesta di prescrizione dei pm, il processo potrà proseguire anche sui fatti di 13 anni fa».

 

FILIPPO PENATIFilippo Penati PENATI BERSANI E MATTEO MAURI penati e bersani Bersani e Penati di Benny per Libero BERSANI E DALEMA SBIRCIATINA ALLUNITA Piero Di Caterina

Ultimi Dagoreport

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO