migranti

POLITICAMENTE SCORRETTISSIMO: ECCO COME L'IMMIGRAZIONE DANNEGGIA I LAVORATORI ITALIANI - NEI PAESI DEL SUD EUROPA GLI STRANIERI FANNO CONCORRENZA AI LOCALI, IN QUELLI DEL NORD PESANO SUL WELFARE. SE LA SINISTRA VUOLE SALVARE IL SACROSANTO DIRITTO DI ASILO DI CHI SCAPPA DALLA GUERRA, DEVE GUARDARE IN FACCIA LA REALTÀ DELLA MIGRAZIONE PER MOTIVI ECONOMICI: L'IDEA CHE 'GLI ITALIANI NON VOGLIONO FARE CERTI LAVORI' È FALSA. NON VOGLIONO FARLI A CONDIZIONI DA FAME

Enrico Pedemonte per www.pagina99.it

 

LA PROTESTA ANTI MIGRANTI A GORINOLA PROTESTA ANTI MIGRANTI A GORINO

 

Chi ama il politicamente corretto è pregato di voltare pagina. Nell’era di Internet molti cittadini vivono in una personalissima bolla ideologica e non sono propensi a mettere in dubbio verità consolidate, specie su argomenti sensibili come l’immigrazione, dove ciascuno coltiva granitiche certezze.

 

Partendo dal presupposto che i lettori di pagina99 siano in maggioranza progressisti, questo articolo non avrebbe dovuto essere scritto. Perché i risultati di una ricerca sull’immigrazione del Cer (Centro Europa Ricerche) contraddicono un assunto che la sinistra europea ha trasformato in un mantra: il fatto che gli immigrati non entrino in competizione con i lavoratori locali.

 

MIGRANTIMIGRANTI

L’articolo del Cer – European Migration and the Job Market, a cura dei due economisti Stefano Collignon e Piero Esposito, che sarà presentato Lunedì 24 ottobre alle ore 17 presso l’Università Lumsa di Roma – ci propone una narrazione alternativa, nella quale i migranti che premono sul mercato del lavoro in alcuni casi vanno a occupare posti che potrebbero essere appannaggio della manodopera nazionale.

 

Una verità scomoda, che però sembra spiegare in modo credibile le dinamiche che stanno portando alla rinascita di quelli che Collignon ed Esposito definiscono «i demoni del nazionalismo e della xenofobia». Demoni che esplodono alla fine del 2015, quando sulla scena europea irrompono un milione di rifugiati in arrivo dalla Siria, dall’Iraq, dall’Afghanistan, insieme a masse di migranti provenienti da altri Paesi poveri del Centro Africa, dal Bangladesh, dal Pakistan.

 

Aumento dei migranti e populismo

 

In quel momento il numero dei richiedenti asilo passa da 30-40 mila a 140 mila al mese e il problema immigrazione diventa un’emergenza per tutto il continente. Improvvisamente esplode il risentimento collettivo che in Gran Bretagna porta al voto sulla Brexit e in altri Paesi europei alimenta la crescita di movimenti populisti. Ma questa reazione di rigetto non nasce dal nulla. Si nutre di una diffidenza maturata nei decenni precedenti.

estrema destra protesta contro merkel migranti e islam 3estrema destra protesta contro merkel migranti e islam 3

 

Di questo si occupa la ricerca del Cer che, nel suo percorso cronologico, contiene tutti gli ingredienti della sceneggiatura di un romanzo storico che ha inizio nel 1990 (allora la Lega aveva tre anni di vita) quando cioè il fenomeno dell’immigrazione cominciò ad assumere connotati rilevanti. Basta un dato per ricordare un fenomeno che ha cambiato la nostra storia: negli ultimi 25 anni – tra il 1990 e il 2014 – la popolazione europea è cresciuta di 34,3 milioni. Tre quarti di questi “nuovi cittadini” sono migranti che si stabiliscono soprattutto in Germania, Spagna, Italia e Gran Bretagna.

 

 

La crisi finanziaria

 

MIGRANTI ROTTEMIGRANTI ROTTE

Naturalmente ogni Paese ha la sua storia. Tra il 2004 e il 2007, gli anni dell’allargamento dell’Unione europea ai Paesi dell’Est, la maggioranza dei migranti prende la strada che porta in Italia, Gran Bretagna, Belgio, Svezia e Austria. Il 2007, l’anno della crisi finanziaria che scuote il mondo, è un momento chiave: calano i flussi migratori verso la Germania, che aveva avuto un’immigrazione particolarmente intensa negli anni Novanta a causa del forte afflusso da Turchia, ex Jugoslavia e Romania. Anche in Paesi come Irlanda, Spagna, Grecia e Portogallo, particolarmente colpiti dalla crisi, il numero di emigrati supera addirittura quello degli immigrati.

 

La crisi fa crescere la disoccupazione e in molte nazioni europee – in particolare in Spagna – molti migranti tornano a casa. Ma nella maggioranza dei Paesi europei continuano a crescere e parallelamente al loro numero, aumenta l’ostilità da parte delle popolazioni. Quell’anno l’Italia registra uno strabiliante record a livello continentale: il tasso di occupazione tra gli immigrati adulti risulta di nove punti superiore a quello degli italiani. Qui va ricordato che l’Italia ha un tasso di attività tra i più bassi d’Europa: solo circa 56 adulti su cento lavorano, mentre nel 2007 sono 65 su cento gli immigrati (quelli con permesso di soggiorno) ad avere un’occupazione.

 

 

migranti in finlandia migranti in finlandia

Questo dato può essere spiegato banalmente affermando che i migranti sono venuti in Italia in cerca di un reddito, mentre la popolazione nativa in molti casi rinuncia al lavoro per questioni personali, o magari perché rifiuta le occupazioni di basso livello che trova sul mercato. Resta il fatto che in nessun Paese d’Europa, nel 2007, c’è una differenza simile tra il tasso di attività dei migranti e quello dei nativi. In Paesi come la Svezia, l’Olanda, la Finlandia, la Francia e la Danimarca, il tasso di occupazione dei locali è 10–17 punti più alto di quello degli immigrati.

 

Eppure il risentimento delle popolazioni locali, in diversa misura, è in crescita ovunque e assume diverse connotazioni nei diversi Paesi. Nel Nord Europa (dove, come abbiamo notato, il tasso di occupazione degli stranieri è più basso di quello dei nativi) il malumore collettivo si concentra sul peso che gli stranieri hanno sul welfare, sotto forma di assistenza sanitaria e assegni per la disoccupazione. Nei paesi come l’Italia cresce la percezione che i migranti “rubino” il posto di lavoro ai cittadini autoctoni. «Prima gli inglesi», ha promesso il primo ministro britannico Theresa May, alcune settimane fa. Quel grido ha risuonato in tutta Europa assumendo in ogni Paese specifici connotati. Ma davvero gli stranieri portano via il posto di lavoro ai nativi?

 

 

Mercato del lavoro al Nord e al Sud

 

christopher furlong centinaia di migranti al confine tra ungheria e austriachristopher furlong centinaia di migranti al confine tra ungheria e austria

Il passo successivo della ricerca del Cer entra direttamente nel merito della questione, mettendo il dito nella piaga. In che cosa sono diversi il mercato del lavoro del Nord Europa e quello del Sud? Il punto chiave è legato alla diversità dell’offerta e della domanda di lavoro. Per dirla in parole povere: nei Paesi del Sud (Spagna, Italia, Portogallo, Grecia) i diplomati e i laureati sono pochi, mentre al Nord è vero il contrario. Senza annoiare con troppe statistiche, in Portogallo solo il 40% della popolazione adulta ha un diploma, in Italia circa il 50. Nei Paesi del Nord Europa siamo al 70-80 per cento. Un discorso analogo vale per i laureati. E siccome l’offerta condiziona la domanda, i Paesi più “colti” hanno un mercato del lavoro che richiede alte competenze e attirano un numero maggiore di immigrati diplomati e laureati.

 

Viceversa, la strada verso l’Europa del Sud è composta soprattutto da immigrati con scarsa scolarità. Tutto ciò ha un effetto diretto sulla reazione dei cittadini. Perché mentre nei Paesi ad alta scolarità gli immigrati di basso livello culturale occupano posti di lavoro che i cittadini non vogliono più fare, nel Sud entrano direttamente in competizione con i locali. Non è un caso quindi se i cittadini del Sud Europa vedono negli immigrati degli avversari in competizione per gli stessi impieghi.

 

 

MIGRANTI VENTIMIGLIAMIGRANTI VENTIMIGLIA

Lo choc migratorio

 

I ricercatori del Cer hanno creato un modello matematico per verificare l’effetto sull’occupazione di uno “choc migratorio”. Il risultato è che «la migrazione ha un effetto negativo sull’occupazione dei nativi nei Paesi periferici» (quelli del Sud Europa) pur avendo «un impatto positivo sulla crescita del pil e sul tasso di occupazione in generale». La ricerca non lo dice in modo esplicito ma l’autore Piero Esposito sottolinea a pagina99 che questi effetti negativi sull’occupazione dei lavoratori locali sembrano essere più evidenti per Paesi come Portogallo e Grecia e meno sensibili per l’Italia. Ma il problema resta ed è destinato a crescere in proporzione ai flussi migratori in arrivo sulle nostre coste.

 

Le ricette dei ricercatori del Cer sono la conseguenza diretta del ragionamento fin qui svolto. Per diminuire lo “choc migratorio” dovremmo essere un po’ più simili ai Paesi del Nord Europa: dovremmo far crescere le competenze professionali dei cittadini, aumentare il numero dei laureati e far crescere l’economia sviluppando una domanda di lavoro spostata verso l’alto. Il fatto che l’Italia sia uno dei fanalini di coda in Europa nell’attrarre immigrati laureati con alte competenze non fa altro che aggravare il problema.

 

Il buonismo della sinistra

 

MIGRANTI A CALAISMIGRANTI A CALAIS

Ma esiste un altro problema, più direttamente politico, che la ricerca del Cer non tocca. Uno dei miti buonisti assai cari alla sinistra tradizionale è stato negare la dimensione sociale e il dramma economico vissuti da milioni di persone che entrano in diretto contatto con l’immigrazione. Non è del resto un caso che i voti della sinistra si concentrino nei quartieri borghesi e diventino sempre più occasionali nelle ex aree industriali e nelle periferie. Accettare il fatto che in alcuni casi (certamente in Portogallo e in Grecia, forse in Italia) gli immigrati entrino direttamente in competizione con i lavoratori locali, è un primo passo verso il riconoscimento della realtà.

 

Questo giornale lo ha già scritto nel numero del 24 settembre citando un importante intervento del filosofo marxista Slavoj Zizek. La sinistra ha un problema: quello dei migranti. In quel caso Zizek si riferiva alla distanza siderale tra la nostra cultura e quella di centinaia di migliaia di persone che arrivano dall’Africa. Il suo grido di allarme riguardava i tabù radicati all’interno della sinistra che portano a negare i problemi drammatici posti dalla convivenza di culture differenti.

 

migranti alla stazione tiburtina  6migranti alla stazione tiburtina 6

Lo stesso problema si pone di fronte alla questione del lavoro. Larga parte della politica e della cultura progressista europea negano che esista un problema di competizione tra lavoratori nativi e immigrati e raccontano la favola non dimostrata dei lavoratori stranieri che svolgono ruoli che i locali non vogliono svolgere. Accogliere migranti in fuga dalle guerre e dai Paesi poveri è un problema umanitario a cui non ci possiamo sottrarre. Ma sul lavoro, come sulle differenze culturali, meglio raccontare la verità e cercare soluzioni concrete ai problemi che nascondersi dietro trucchi buonisti facile preda del populismo.

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)