kamala harris donald trump

“LA CENTRALIZZAZIONE DEL PARTITO TRUMPIANO COSTITUISCE UNA SERIA MINACCIA PER L’EQUILIBRIO DELLA DEMOCRAZIA AMERICANA" – IL POLITOLOGO SERGIO FABBRINI SULLE ELEZIONI NEGLI STATI UNITI: "IL PARTITO REPUBBLICANO E' CENTRALIZZATO, MA DIVISO. E' UN MODELLO PRIVO DI CONTROLLI E BILANCIAMENTI, E' AUTORITARIO. NON È COMPATIBILE CON IL PLURALISMO DELLA DEMOCRAZIA AMERICANA" - "C'E' UN NUOVO ATTORE POLITICO CHE CONDIZIONA I PARTITI, I GRANDI DONATORI..."

Estratto dell’articolo di Sergio Fabbrini per il “Sole 24 Ore”

 

SOSTITUZIONE ETNICA - MEME BY EMILIANO CARLI

L’America non finisce di stupirci. […] Joe Biden, ha dichiarato che non si sarebbe presentato per un secondo mandato. […] Kamala Harris, è diventata la candidata di fatto del partito democratico […] Donald Trump, che pensava di avere la presidenza in tasca, ha dovuto rivedere i suoi piani. Cosa ci dice questa vicenda?

 

Innanzitutto, che i partiti americani, contrariamente al passato, non si assomigliano più. Il Partito repubblicano, conquistato dalla fazione trumpiana […] , ha centralizzato il potere nelle mani del leader supremo, Donald Trump. I repubblicani critici verso tale centralizzazione […] sono stati messi ai margini. […]

donald trump con la benda sull orecchio ferito durante l attentato

 

Il Partito repubblicano è centralizzato, ma diviso. Il suo funzionamento prefigura un modello decisionale controllato dal presidente, privo di controlli e bilanciamenti, decisamente autoritario.

 

Un modello congeniale con la cultura del suo gruppo di riferimento, l’America mono-razziale dei suprematisti bianchi. Il Partito democratico, invece, continua ad essere un partito pluralista e senza un centro di comando formalizzato. Rappresenta l’America multirazziale, una società in continuo movimento, di cui Kamala Harris è l’espressione. Con un suo presidente democratico in carica, è quest’ultimo che lo rappresenta.

DONALD TRUMP ASCOLTA IL DISCORSO DI BIDEN

 

Quando non è così, a rappresentarlo sono i maggiori leader democratici del Congresso. Seppure disaggregato, dispone però di un network di leader nazionali e statali che orientano le sue scelte, talora imponendosi sul suo stesso presidente quando è in carica […].

 

Se la centralizzazione repubblicana non è compatibile con il pluralismo della democrazia americana, la decentralizzazione democratica invece lo è. Per questo motivo, il Partito trumpiano costituisce oggi una seria minaccia per l’equilibrio dei poteri della democrazia americana.

 

DONALD TRUMP IN MICHIGAN

In secondo luogo, quella vicenda ci mostra che un nuovo attore politico condiziona la vita dei partiti, i grandi donatori. Ciò è l’esito della sentenza della Corte suprema del 2010 (Citizens United vs Federal Election Commission), che liberalizzò i contributi indipendenti alle campagne elettorali, in particolare delle grandi corporations. […] Donald Trump è andato a vendere le sue future politiche di de-fiscalizzazione tra i petrolieri e gli imprenditori della Silicon Valley per avere i loro finanziamenti elettorali.

il primo discorso di kamala harris dopo il passo indietro di joe biden 5

 

Kamala Harris, anche se ha raccolto in due giorni circa 130 milioni di dollari attraverso piccole-medie donazioni, è comunque grata ai big donors che hanno esercitato un ruolo cruciale nel promuovere la sua candidatura (e per convincere Joe Biden a ritirare la sua). Una democrazia controllabile dai grandi finanziatori è in pericolo permanente, denunciò Barack Obama quando era alla Casa Bianca. Ciò detto, anche se la popolarità di Kamala Harris crescerà, ciò non garantirà affatto la sua vittoria elettorale

 

COMIZIO DI KAMALA HARRIS A MILWAUKEE

Il presidente americano non è eletto direttamente dal voto popolare, bensì è eletto indirettamente dai “grandi elettori” degli stati. Ogni stato dispone di un Collegio di grandi elettori equivalente al numero dei rappresentanti di quello stato alla Camera, più i due senatori assegnati in modo eguale ad ogni stato, a prescindere dalla loro popolazione. Il candidato che prende più voti in uno stato, si prende tutti i grandi elettori di quest’ultimo. Il Collegio elettorale, dunque, sovra-rappresenta i piccoli stati, rurali e collocati nelle aree continentali del Paese (che votano repubblicano), rispetto ai grandi stati, urbani e collocati nelle coste (che votano democratico).

 

SONDAGGI SULLA SFIDA TRUMP HARRIS - MEDIA

Con alcuni stati (come Wisconsin, Michigan, Pennsylvania) che sono in bilico tra i due partiti. Il pregiudizio pro-repubblicano del Collegio elettorale è ulteriormente rafforzato dalle politiche perseguite dai repubblicani negli stati da loro controllati (ridisegno dei distretti elettorali per favorire i loro elettori, ostacoli imposti alle minoranze etniche per penalizzare gli elettori democratici). L’esito è che i repubblicani hanno potuto controllare la presidenza per 12 anni degli ultimi 24 anni, pur risultando regolarmente minoritari nel voto popolare.

 

[…] Steven Levitsky e Daniel Ziblatt, due scienziati politici di Harvard, hanno parlato di una democrazia sottoposta alla “tirannia delle minoranze”, in virtù della quale chi perde le elezioni può comunque controllare la presidenza. Insomma, l’America continua a stupirci, per i suoi cambiamenti e le sue contraddizioni. […]

il primo discorso di kamala harris dopo il passo indietro di joe biden 3JD VANCE E DONALD TRUMPmeme sull attentato a donald trump by 50 sfumature di cattiveria

discorso sul ritiro di joe biden

discorso sul ritiro di joe biden

 

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