
POVERO ZELENSKY, È UNO SPETTATORE INERME MENTRE USA E RUSSIA SI SPARTISCONO IL SUO PAESE - LA STAMPA: "PER TRUMP, LA NUOVA PAROLA MAGICA, DOPO 'CESSATE IL FUOCO', È 'SCAMBIO DI TERRITORI'. MA SE IL PRESIDENTE AMERICANO CERCASSE DI COSTRINGERE KIEV A REGALARE A PUTIN TERRITORI NEMMENO OCCUPATI, ABITATI DA CENTINAIA DI MIGLIAIA DI UCRAINI, NON SOLO VIOLEREBBE IL DIRITTO INTERNAZIONALE, MA TRASFORMEREBBE UN COMPROMESSO ACCETTABILE IN UNA CAPITOLAZIONE UMILIANTE, CON CATASTROFE UMANITARIA ANNESSA"
Estratto dell'articolo di Anna Zafesova per "La Stampa"
DONALD TRUMP - VOLODYMYR ZELENSKY - TERRE RARE UCRAINA MINERALI
Negli ultimi quattro anni, Volodymyr Zelensky ha vissuto tanti giorni cruciali, ma quello di oggi potrebbe essere davvero l'appuntamento con il destino. Anche se il destino, in questo caso, assume la forma di Donald Trump, e a differenza del 28 febbraio scorso, quando il leader ucraino aveva cercato di difendersi da solo contro gli attacchi del presidente americano e del suo vice, stavolta verrà affiancato da una squadra di presidenti e premier europei che mai nella storia si era schierata in questa formazione.
Il rischio, infatti, è quello di trovarsi di nuovo nella casella di partenza di questo risiko al quale la diplomazia internazionale gioca da quando il nuovo capo della Casa Bianca ha deciso di risolvere «in 24 ore» la guerra della Russia contro l'Ucraina. Ormai sono trascorsi più di sei mesi, e con il vertice in Alaska Vladimir Putin è riuscito – almeno per ora – a fare archiviare l'ipotesi della tregua incondizionata che gli veniva chiesta da Stati Uniti e Unione europea, per riportare la discussione su quell'ultimatum di fatto che continua tenacemente a riproporre a Kyiv. [...]
ZELENSKY E TRUMP AL VERTICE NATO DELL'AJA
Per Witkoff, l'apertura della Russia consiste nella promessa di non conquistare il resto dell'Ucraina, e il fatto che le previsioni più rosee dicono che le ci vorrebbero almeno un paio d'anni soltanto per prendersi il terzo ancora libero della regione di Donetsk non sembra scalfire la fede nell'invincibilità di Putin dell'ala filorussa dei trumpiani. Per Trump, la nuova parola magica, dopo «cessate il fuoco», è "landswap", scambio di territori. Per Zelensky sono tutte linee rosse, che ha messo in chiaro anche ieri, prima di partire per Washington.
Il problema di Kyiv non è soltanto l'opinione pubblica, ormai rassegnata in maggioranza, almeno secondo i sondaggi, all'inesorabilità di un "congelamento" lungo la linea del fronte, con un quinto circa del territorio ucraino destinato a rimanere sotto "occupazione temporanea". Per delineare il possibile compromesso, il politologo russo in esilio Vladimir Pastukhov invita a misurare non i territori persi o conquistati, ma la distanza tra gli obiettivi della guerra e i risultati conseguiti, «infinitamente maggiore per la Russia».
LA TELEFONATA TRUMP-PUTIN VISTA DA GIANNELLI
Se però Trump cercasse di costringere Kyiv a regalare a Putin territori nemmeno occupati, abitati da centinaia di migliaia di ucraini (senza contare i due milioni circa di persone rimaste sotto occupazione russa dal 2022), non solo violerebbe qualunque diritto internazionale, ma trasformerebbe un compromesso accettabile – in nome di un futuro europeo, con garanzie di sicurezza contro una nuova invasione – in una capitolazione umiliante, con catastrofe umanitaria annessa.
Lo "scambio" - con il ritiro dei russi da altre zone occupate a Kharkiv e Sumy - non solo riguarderebbe territori ucraini contro altri territori ucraini, ma sarebbe molto iniquo: 450 km quadrati contro 6.500, sommati ai quasi altrettanti già conquistati (e devastati) in tre anni e mezzo di invasione.
DONALD TRUMP CON VOLODYMYR ZELENSKY - VERTICE NATO - L'AJA
Il problema è che Putin vuole tutto il Donbas, proprio per dover giustificare di fronte ai russi la riduzione di quella che era una «guerra esistenziale» contro l'Occidente a una mera acquisizione territoriale (che, inoltre, aprirebbe un ulteriore buco nei conti del Cremlino). Il possesso di Kramatorsk e Slovyansk può trasformare una mezza sconfitta in una mezza vittoria.
E aprire la strada alla prossima invasione: se l'Ucraina perdesse le fortificazioni della regione di Donetsk, ai russi si spianerebbe la strada verso Kyiv, l'attacco alla quale a questo punto verrebbe soltanto rinviato per permettere a Mosca a riprendersi e accumulare nuove risorse.
Un tempo probabilmente meno lungo di quello che il regime putiniano impiegherebbe a cadere, la scommessa sulla quale puntano invece gli ucraini (e gli occidentali) Il rebus che Zelensky dovrà risolvere è infatti questo: un complicato equilibrio di compromessi e garanzie, sanzioni e concessioni, tattiche e strategiche. Considerando che nessuno, almeno su questa sponda dell'Atlantico, sembra credere più nelle promesse, scritte o verbali, di Putin.
E che oltre a tutti i fattori in gioco – dalla capacità militare di ucraini e russi alla tenuta dell'economia russa e alla posizione di Cina e India, anche come eventuali garanti di un accordo sulla sicurezza – il team Ucraina-Ue dovrà anche riuscire a spiegare la situazione a Trump senza incorrere nelle sue furie. [...]
vladimir putin donald trump anchorage alaska 4 foto lapresse
donald trump e vladimir putin video parodia sul summit di anchorage in alaska 3
vladimir putin e donald trump - anchorage alaska
donald trump vladimir putin anchorage alaska foto lapresse
DONALD TRUMP SBARCA DALL AIR FORCE ONE DOPO L INCONTRO CON PUTIN IN ALASKA