ED È SUBITO JIHAD - I SEGNALI DI AL QAEDA IN LIBIA S’ERANO VISTI GIÀ DURANTE LA RIVOLTA ANTI-GHEDDAFI: IN CIRENAICA RECLUTATI KAMIKAZE DA SPEDIRE IN IRAQ E FORZE FRESCHE PER LA GUERRA CONTRO ASSAD - MA LA SCENA TERRORISTA IN LIBIA È SFUGGENTE: SI VA DA GRUPPI CON INTERESSI LOCALI A QUELLI CHE GUARDANO ALLA JIHAD GLOBALE, LEGATI ALLA RETE INTERNAZIONALE CHE TOCCA EGITTO, TUNISIA, GAZA E MALI…

Guido Olimpio per il "Corriere della Sera"

Una bandiera nera con un cerchio bianco nel mezzo. Poi la scritta «Non c'è altro Dio al di fuori di Allah». Il vessillo è apparso per la prima volta nelle mani dei seguaci di Al Zarqawi in Iraq ed è poi spuntato in questi mesi nello Yemen, quindi al Cairo durante l'assalto all'ambasciata e a Bengasi. A Tunisi, invece, lo ostentano i salafiti durante le loro manifestazioni violente. È un simbolo di riconoscimento che unisce chi si offende per un film e coloro che ricorrono al terrore. A prescindere se facciano parte di Al Qaeda o si limitino a usare l'etichetta. Contano i comportamenti.

Alcuni gruppi libici sono ben visibili. È il caso di Ansar Al Sharia (Sostenitori della Sharia), tra i sospettati per l'omicidio dell'ambasciatore Usa, e guidato da Mohammed Zahawi. Oppure sono clandestini. In Libia i segnali sull'attività di nuclei ispirati ad Al Qaeda sono emersi già durante la rivolta.

Decine di elementi si sono concentrati in Cirenaica, soprattutto nella regione di Derna, città che aveva offerto molti kamikaze poi morti durante la guerra in Iraq. L'eredità dei «martiri» è stata raccolta dai guerriglieri inquadrati dall'ex detenuto di Guantanamo, Abu Sufyan bin Qumu. Non pochi «finito il lavoro» in patria, sono emigrati in Siria per unirsi alla rivolta contro Assad.

La «tradizione» è cresciuta sfruttando la rivoluzione anti Gheddafi, per poi ampliarsi cercando di passare sotto il radar. Mesi fa, fonti americane hanno rivelato che Ayman Al Zawahiri, attuale leader del movimento, avrebbe inviato un suo emissario in Libia a fare da ufficiale di collegamento. Missione accompagnata dalla creazione di un campo d'addestramento in una zona remota. Rifugio adatto ad ospitare altri volontari. Al punto che gli Usa hanno inviato dei droni per dare la caccia ai terroristi.

Ma qui, rispetto ad altri scacchieri, non è sempre facile distinguere la gradazione di estremismo. Perché i colori non sono netti, la collocazione cambia a seconda del momento. Ci sono gli ex membri del Gruppo combattente libico rientrati nel sistema politico ai più alti livelli.

Poi gruppi che hanno un'agenda puramente locale, attenti a non superare certi limiti. Infine quelli che si richiamano alla Jihad globale, cercando alleanze e obiettivi nel segno di Al Qaeda. Lo provano gli attacchi contro la sede della Croce Rossa, un'esplosione al consolato americano di Bengasi e un agguato a un mezzo dell'ambasciata britannica.

I primi due episodi sono stati rivendicati dalla «Brigata del prigioniero Omar Abdel Rahman», l'ideologo egiziano meglio noto come lo sceicco cieco e detenuto negli Usa. Operazioni ritenute la prova generale per iniziative più clamorose (forse quella dell'altra notte).

E - secondo un'interpretazione - la strage a Bengasi sarebbe avvenuta in coordinamento con la casa madre di Al Qaeda. Qualcosa di pianificato, dicono dagli Usa. A sostegno di questa tesi citano due punti. 1) L'anniversario dell'11 settembre. 2) Il messaggio di Al Zawahiri in memoria di Abu Yahya Al Libi, libico, personaggio rilevante di Al Qaeda, eliminato da un drone Usa in Pakistan. Legami tutti da dimostrare, più basati sui sospetti che prove.

Quello che è certo sono le conseguenze immediate. Con i giovani governi nati dalle travagliate rivolte arabe messi in crisi. Esecutivi dove i Fratelli musulmani hanno un peso determinante sono sfidati da nuclei oltranzisti. In Tunisia tra i salafiti ci sono personaggi coinvolti in inchieste di terrorismo (anche in Europa). Nel Paese sono tornati, ad esempio, non pochi elementi contigui a reti eversive pericolose.

In Egitto hanno trovato la loro culla ideale nel Sinai. Le difficoltà del potere centrale, l'estensione del territorio e i tradizionali traffici di armi hanno visto un moltiplicarsi di gruppi eversivi. Per prima cosa si sono preparati, poi sono passati all'offensiva colpendo al confine con Israele.

Le fiamme del focolaio egiziano si riverberano nella vicina Gaza, regno di Hamas. Il movimento palestinese, da un lato, spara razzi su Israele, e dall'altro prova a contenere le iniziative dei salafiti con legami nel Sinai. Sono forme ibride, dove la componente locale si aggancia a temi internazionali. Tanto è vero che alla vigilia dell'11 settembre dal Cairo avevano lanciato un allarme sul pericolo di attentati contro sedi diplomatiche.

Fenomeni guardati con inquietudine dagli Stati Uniti in quanto è complicato seguirli. Le formazioni dimostrano adattabilità e flessibilità. L'ortodossia religiosa conta, però sino a un certo punto. Ci sono matrimoni di convenienza. L'esempio perfetto è quanto sta avvenendo nel nord del Mali, dove Al Qaeda ha stretto un patto con tuareg islamisti ed altre milizie. Per ora si dedicano ai sequestri - fruttano milioni di euro - però nel contempo costruiscono una rete di relazioni difficile da neutralizzare. Resoconti trapelati prima dell'estate parlavano anche di massicci acquisti di materiale bellico. Dove? Al mercato nero in Libia.

 

BENGASI BENGASI BENGASI IN FIAMMECadavere di Gheddafi ASSADAL ZAWAHIRI E BIN LADEN Ayman al Zawahiri Abu Yahya al Libi GAZA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…