donald trump

PRIMARIE FATTE A MAGLIE - IN GOP WE TRUST! I SONDAGGI SORRIDONO A TRUMP: SE INDOVINA LA SCELTA DEL VICEPRESIDENTE PER HILLARY SONO GUAI SERI - LA PASIONARIA KENDAL UNRUH CERCA DI RACIMOLARE I 28 DELEGATI NECESSARI PER SABOTARE L’INCORONAZIONE DI DONALD A CLEVELAND

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

KENDAL UNRUHKENDAL UNRUH

Sondaggi choc e vice presidenti ancora in alto mare, con un po' di maretta nella dinasty Trump sulla scelta. Siamo ossessionati dai sondaggi, oh yeah, e quest'anno sarà peggio del solito, ma a Trump sorridono e alla Clinton incorniciano la peggiore settimana della sua campagna. Lei ferita dal mailgate, lui irrobustito da Brexit e tensioni razziali, addirittura in vantaggio nazionale di sette punti, 44 contro 37, secondo il Rasmussen report, con un tredici per cento che vorrebbero un altro candidato, un sei di indecisi, insomma un risultatone.

 

Ma non è meno pesante per Hillary Clinton il sondaggio del New York Times con Cbs, che l'avvisa che il suo vantaggio è evaporato, che sono alla pari, 40 a 40, lei e Trump, e che su economia, trattati commerciali, rapporti col resto del mondo, è lui a riscuotere maggiore fiducia. Rasmussen sottolinea che è la prima volta che succede da ottobre, che addirittura la caratteristica dell'esperienza in politica e governo sempre a lei riconosciuta come garanzia per la Casa Bianca, non conta più per gli elettori.

 

DON MCGAHNDON MCGAHN

Verso Cleveland siamo a 80 per cento di repubblicani a sostegno del candidato Trump, più un 13 per cento di democratici; la Clinton ha il 72 per cento dei democratici e solo il 5 di repubblicani. Dei seguaci di Bernie Sanders solo il 24 per cento segue l'endorsement alla Clinton del loro candidato. La ragione principale del crollo? Inutile negarlo, è il boomerang della mancata incriminazione per la manomissione di documenti riservati da segretario di Stato.

MIKE BIUNDOMIKE BIUNDO

 

Il New York Times riferisce sia pur con dispiacere, le ha scritto un endorsement ufficiale nientemeno che a gennaio, che il 67 per cento degli elettori ritiene che non sia onesta né degna di fiducia. La speranza dei democratici è che dalla convention a novembre la memoria degli elettori sia destinata a sbiadire, il che è possibile, ma basta un hacker qualunque con qualcuna delle famose mail scomparse in mano per far scoppiare una bomba.

 

Se Trump gestisce bene le prossime due settimane di convention e scelta del vice, lo svantaggio di Hillary potrebbe diventare difficile da recuperare. Domanda banale, che è d'obbligo ripetere ogni tanto Alla luce di questo handicap grave, sapendo che del tutto nascosta la cosa non si sarebbe tenuta, conoscendo la sensibilità nazionale verso i problemi di sicurezza, perché Hillary Clinton, che nel 2008 era il candidato democratico migliore, è stata la prescelta nel 2015/16?

 

GINGRICHGINGRICH

Visti i buoni risultati del mezzo silenzio sui disordini razziali e la strage di Dallas, Trump continua a parlare poco. In Indiana, dove è rimasto più a lungo del previsto per un guasto al suo aereo, si sono precipitati il genero e i tre figli adulti, e si discute animatamente sulla scelta del vicepresidente, ben sapendo che alla fine decide lui, ma anche che si misura un braccio di ferro tra il capo della campagna, Paul Manafort, e quello occulto, il genero Jared Kushner. Paul Manafort vuole il governatore dell'Indiana, Pence, e non Newt Gingrich, che ritiene troppo navigato e schietto per essere disciplinato.

MIKE PENCE GOVERNATORE INDIANAMIKE PENCE GOVERNATORE INDIANA

 

Jared Kushner vuole Gingrich, che è amico intimo del grande finanziatore ebreo e magnate dei casino, Sheldon Adelson, ma soprattutto vede come la peste il governatore del New Jersey, Chris Christie, che a Trump piace più di tutti, ma che dieci anni fa da procuratore federale mise in galera per truffe immobiliari il padre di Kushner. A favore di Christie va il fatto di aver appoggiato Trump precocemente facendo pressione sull'associazione dei governatori di cui è presidente; invece Pence il suo endorsement lo ha fatto alla vigilia delle primarie in Indiana, vinte con diciotto punti di vantaggio da Trump .

 

SHELDON ADELSONSHELDON ADELSON

Venerdì mattina è la dead line per l'annuncio, anche perché Pence deve entro venerdì decidere se si ricandida come governatore o corre come candidato vicepresidente.

Il simpatico casino e l'organizzazione familiare intorno alla scelta del vice fanno inorridire gli avversari del candidato repubblicano che strillano all'improvvisazione e al dilettantismo, al così non s'è fatto mai, come se non fosse proprio questa dall'inizio la caratteristica della campagna Trump. Politico.com descrive un possibile scenario semi apocalittico di Cleveland, fra dimostranti che assediano l'arena, delegati che parlano a ruota libera, nessuna organizzazione né logistica né politica.

 

bill clinton hillary e donald trumpbill clinton hillary e donald trump

Sarà così? Un tentativo di fronda è ancora in atto, e il comitato repubblicano ci sta facendo i conti; di fatto si tratterebbe di introdurre nel programma una proposta che rende liberi i delegati di votare contro Trump anche contro il risultato dei loro Stati, e scegliersi un altro nominato. Oggi o domani il comitato delle regole decide se consentire o no questa scelta. Se ventotto dei componenti si dicono d'accordo, allora la richiesta arriva in assemblea plenaria della convention e si mette ai voti.

 

La mitica Kendal Unruh, delegata del Colorado e lobbysta delle multinazionali che avversano Trump, giura di avere i ventotto, la campagna Trump risponde che ne ha venti al massimo. Certo, il rischio della grande sceneggiata esiste. Infatti lo staff del candidato è già arrivato ad organizzare un lavoro di lobby che prevede anche il tallonamento a uomo dei delegati, con i capi bastone seduti ai lati di ogni fila per orientare il voto e controllare le reazioni.

 

I TRUMP CON I CLINTONI TRUMP CON I CLINTON

A dimostrazione che l'uomo segue una sua idea di organizzazione più da Ceo che da leader politico, ma che il gruppo c'è, sono arrivati William McGinley, avvocato ed esperto di regole, Brian Jack, capo dei delegati di Trump, Alan Cobb, galoppino capo delle primarie, Mike Biundo, veterano delle convention GOP, Don McGahn, storico capo degli avvocati del magnate, e Jason Miller, il nuovo consigliere della comunicazione.

 

donald trumpdonald trump

E' arrivata anche la Unruh, che non parla con i giornalisti se non per dire che già da domani partono degli spot tv contro la nomination di Trump. Lo scopo del Comitato è naturalmente quello di evitare un voto del minority report, ma tutti ammettono che la possiiblità di una convention di guerra in cui si faccia fuori l'intruso ha perso qualunque fascino. C'è un solo aspirante al titolo, questa è la verità, e loro hanno perso.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini luca zaia giorgia meloni

DAGOREPORT – COSA SI SONO DETTI GIORGIA MELONI E LUCA ZAIA NELL'INCONTRO A PALAZZO CHIGI, TRE SETTIMANE FA? - TOLTA SUBITO DI MEZZO L'IDEA (DI SALVINI) DI UN POSTO DI MINISTRO, LA DUCETTA HA PROVATO A CONVINCERE IL “DOGE” A PRESENTARE UNA SUA LISTA ALLE REGIONALI IN VENETO MA APPOGGIANDO IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA (ANCORA DA INDIVIDUARE) - MA TRA UNA CHIACCHIERA E L'ALTRA, MELONI HA FATTO CAPIRE CHE CONSIDERA ZAIA IL MIGLIOR LEADER POSSIBILE DELLA LEGA, AL POSTO DI UN SALVINI OSTAGGIO DELLE MATTANE DI VANNACCI – UN CAMBIO DI VERTICE NEL CARROCCIO EVOCATO NELLA SPERANZA CHE IL GOVERNATORE ABBOCCHI ALL’AMO...

elly schlein giorgia meloni beppe sala ignazio la russa maurizio lupi marcello viola

DAGOREPORT - NESSUNO VUOLE LE DIMISSIONI DI BEPPE SALA: DA SINISTRA A DESTRA, NESSUN PARTITO HA PRONTO UN CANDIDATO E TRA POCHI MESI A MILANO COMINCIANO LE OLIMPIADI MILANO-CORTINA – MA SALA VUOLE MANIFESTARE ALL'OPINIONE PUBBLICA UNO SCATTO DI DIGNITÀ, UN GRIDO DI ONESTÀ, UNA REAZIONE D'ORGOGLIO CHE NON LO FACCIA SEMBRARE  ''LU CIUCCIO 'MIEZZO A LI SUONI'' - L’UNICO A CHIEDERE IL PASSO INDIETRO DEL SINDACO È IGNAZIO LA RUSSA, CHE INVECE UN CANDIDATO CE L’HA ECCOME: MAURIZIO LUPI. METTENDO SOTTO LA SUA ALA IL PARTITO DI LUPI, "NOI MODERATI", ‘GNAZIO SOGNA IL FILOTTO: CONQUISTARE SUBITO IL COMUNE DI MILANO E NEL 2028 LA REGIONE LOMBARDIA – MOLTO DELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA DIPENDERÀ DALLA DECISIONE DEL GIP, PREVISTA PER MERCOLEDI': SE IL GIUDICE NON ACCOGLIERÀ LE RICHIESTE DEI PM (CARCERE O DOMICILIARI PER GLI INDAGATI), LA BUFERA PERDERÀ FORZA. VICEVERSA…

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER?