MARCELLO, UOMO DEI MISTERI - COSA C’ENTRA DELL’UTRI CON LA MORTE DI PASOLINI? LA PROCURA DI PALERMO È CONVINTA CHE IL SENATORE PDL SAPPIA MOLTO PIÙ DI QUANTO DICA (AFFERMA DI AVER VISTO IL CAPITOLO ‘LAMPI SULL’ENI’ SPARITO DAL LIBRO ‘PETROLIO’) - DIETRO LA MORTE DELLO SCRITTORE ALLA PINETA DI OSTIA, INFATTI, CI SAREBBE MOLTO PIÙ CHE UNA ‘LITE TRA FROCI’ MA UNA TRAMA DI SANGUE E POTERE, INIZIATA CON L’ASSASSINIO DI ENRICO MATTEI, DENUNCIATO DA PASOLINI PROPRIO IN QUEL CAPITOLO…

Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza per "il Fatto quotidiano"

La Procura di Palermo scava sulle ragioni della morte di Pier Paolo Pasolini e sulle ossessioni del poeta che aveva individuato nell'uccisione del presidente dell'Eni Enrico Mattei, l'origine delle stragi di Stato. E avvia l'indagine interrogando un testimone eccellente: il senatore Marcello Dell'Utri, condannato a 7 anni per mafia e testimone, per una decina di minuti, dell'esistenza del misterioso capitolo "Lampi su Eni", le pagine scomparse del romanzo Petrolio, nel quale Pasolini raccontò la natura criminogena del potere economico-finanziario in Italia.

Sentito ieri mattina a Palermo come persona informata sui fatti dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal pm Sergio De Montis , il senatore del Pdl avrebbe confermato di aver visto e toccato le pagine dattiloscritte del capitolo scomparso, 67 fogli in tutto, mostrategli da un misterioso personaggio che lo avvicinò a Milano poco più di un anno fa, durante una mostra, per poi sparire nel nulla. Ma secondo indiscrezioni, oggi i pm sarebbero in possesso di nuovi elementi per identificare l'emissario sul quale Dell'Utri, ieri, non ha saputo o voluto fornire alcuna indicazione.

"Non so chi fosse: quell'uomo mi ha avvicinato in mezzo a una gran folla e mi ha mostrato il dattiloscritto - ha detto Dell'Utri - ma io l'ho sottovalutato e non ho avuto nemmeno il tempo di leggerlo". Dell'Utri è stato sentito (dopo che in alcune interviste aveva sostenuto che "Lampi su Eni" poteva aprire scenari inquietanti sul caso Mattei) nell'ambito della nuova indagine che i pm di Palermo hanno aperto sull'uccisione di Mauro De Mauro, il giornalista de L'Ora scomparso nel 1970 con il metodo della "lupara bianca", dopo che il boss Totò Riina, unico imputato nel processo per quel delitto, è stato assolto nel giugno scorso.

Scavando su De Mauro, ora i pm di Palermo sono tornati a indagare sulla cosiddetta "pista Mattei", ovvero il mistero della morte del presidente dell'Eni, precipitato a Bascapé nel 1962, in quello che è passato alla storia come un incidente aereo. Il cronista de L'Ora, infatti, poco prima di morire, aveva ricostruito gli ultimi giorni di Mattei lavorando a una ricerca che gli era stata commissionata dal regista Francesco Rosi per un film (poi comunque realizzato).

E aveva rivelato ad alcuni amici e ai familiari di essere in possesso di uno scoop clamoroso su quella vicenda. Anche Pasolini, così come De Mauro, era convinto che Mattei fosse stato assassinato: lo avrebbe ricostruito proprio nel capitolo scomparso, "Lampi sull'Eni'', come risulta da un appunto successivo ritrovato dai critici che hanno messo insieme i vari segmenti di Petrolio, opera incompiuta e pubblicata solo nel 1992 da Einaudi.

Pasolini, sia pure utilizzando degli pseudonimi e dunque camuffando la denuncia dietro l'artifizio letterario, attribuì a Eugenio Cefis, in quel periodo presidente della Montedison (sospettato di essere il plenipotenziario degli interessi atlantici in Italia), la responsabilità della morte di Mattei e spiegò la fine del presidente Mattei come il prologo della "strategia della tensione", ovvero il ricorso alla strage per mantenere gli equilibri politici interni e internazionali.

In quello stesso periodo, sul Corriere della Sera, Pasolini denunciò apertamente la logica perversa della democrazia mantenuta a suon di stragi, nel famosissimo articolo "Io so", poi confluito negli Scritti Corsari. Poco dopo fu assassinato, in circostanze misteriose, all'Idroscalo. Ora, proprio sulla "pista Mattei'', l'indagine di Palermo su De Mauro incrocia quella della Procura di Roma sull'uccisione di Pasolini, affidata al pm Francesco Minisci che, proprio nei giorni scorsi, avrebbe scoperto il Dna di un terzo uomo tra le baracche di Ostia, dove il poeta fu pestato a morte al termine di quella che fino a oggi è stata definita una "lite tra froci".

Per quel massacro, avvenuto nella notte tra il 1 e il 2 novembre del 1975, è stato processato e condannato Pino Pelosi, ex ragazzo di borgata, all'epoca solo diciassettenne, quale unico responsabile del delitto. Ma i dubbi e gli interrogativi sulla presenza di altre persone e sulla natura "politica'' di quel delitto, non sono mai stati fugati.

Chi c'era, oltre a Pelosi e a Pasolini, quella sera, all'Idroscalo? Chi conserva, a più di 30 anni dal delitto, il capitolo "Lampi sull'Eni", e con quale scopo? Cosa aveva scoperto De Mauro della morte di Mattei? E cosa sa oggi Dell'Utri di quella denuncia in forma letteraria mai più ritrovata? Dalle novità emerse negli ultimi giorni dalle procure di Roma e di Palermo, ecco che elementi convergenti gettano un raggio di luce su due delitti mai risolti, iscrivendoli in un'unica trama sanguinosa e complessa, sullo sfondo di patti e ricatti che dalla Prima alla Seconda Repubblica attraversano la storia occulta del Paese.

 

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