macron juncker

LE PROMESSE DI MACRON, DALL’AUMENTO DELLO STIPENDIO MINIMO ALLA DETASSAZIONE DEGLI STRAORDINARI, COSTANO 10 MILIARDI - IL DEFICIT VOLERÀ OLTRE IL 3% MA PARIGI E’ GIA’ STATA “PERDONATA” DAI MERCATI: LO SPREAD TRA I TITOLI FRANCESI E QUELLI TEDESCHI E’ A 50 PUNTI NON A 300 COME IL NOSTRO - IL SOTTOSEGRETARIO GABRIEL ATTAL (CHE DEFINÌ L'ITALIA “VOMITEVOLE”) ORA FA IL VAGO: “PER IL 2019 NON DOBBIAMO AVERE GLI OCCHI SU UNA TABELLA DI EXEL…”

1 - LE PROMESSE DI MACRON COSTANO 10 MILIARDI IL DEFICIT VOLERÀ OLTRE IL 3%

Francesco De Remigis per “il Giornale”

 

EMMANUEL MACRON IN PREGHIERA

Giocarsi un intero quinquennato in tredici minuti, rimandare al governo la capacità di gestire i conti dello Stato e spingere le grandi imprese a mettere mano al portafoglio. La soluzione monarchica per impedire il perdurare della rivolta dei gilet gialli è stata sintetizzata dal presidente francese in quattro provvedimenti, l' aumento di 100 euro del salario minimo (oggi a 1.184 netti), straordinari detassati e stop al prelievo forzoso sulle pensioni inferiori a duemila euro.

 

Circa 10 miliardi il costo stimato ieri dal premier Edouard Philippe; misure in vigore dal 2019 ma non ha fornito coperture. Resta viva la paura che i gilet gialli possano continuare a paralizzare la Francia e tornare a Parigi anche sabato. Così ieri il Parlamento ha provato a sollecitare il governo. Opposizioni battagliere, sinistre che annunciano una mozione di sfiducia da votare entro 48 ore. E Senato costretto a riscrivere la legge di bilancio prevedendo un deficit dal 2,8% al 3,4%.

 

pierre moscovici

Il quarto punto di Macron riguarda i premi aziendali entro l' anno, detassati e non a carico dello Stato. Ieri Publicis ha annunciato «mille euro per i dipendenti», così come Iliad (oltre 6mila posti in Francia). Via Twitter, risponde presente allo sforzo di «solidarietà nazionale» anche Stéphane Richard, patron di Orange. Peugeot e Carrefour valuteranno sulla base dei risultati. Infatti il bonus di fine anno non ha nulla di automatico, avverte il presidente di Medef, Geoffroy Roux de Bézieux. Google e Amazon tacciono invece sulla richiesta di pagare le tasse in Francia, su cui Macron ha insistito nel suo discorso.

emmanuel macron

 

Secondo i francesi, sono ancora troppi i buchi lasciati dal presidente. Vedi la tassa sulle grandi fortune, soppressa e rivendicata. Il suo intervento sullo «stato di emergenza economica e sociale» seguito da oltre 23 milioni di concittadini ha superato lo share della finale di coppa del mondo Francia-Croazia. Ma l' istituto Odoxa per Le Figaro rileva che il 59% non è convinto dalle sue parole; Francia spaccata a metà e predominante supporto ai «gilet gialli» (54%), pur diminuito (-12 punti).

 

claudio borghi sulle nuove mosse di macron

Macron ha intanto inaugurato le consultazioni con i corpi intermedi ricevendo per primi i capi delle grandi banche francesi. Gli industriali sono previsti oggi. Vuole «mobilitarli e fornire risposte concrete alla situazione», si legge nel comunicato dell' Eliseo che cita Jean-Laurent Bonnafé (BNP Paribas), Philippe Brassac (Crédit Agricole), Laurent Mignon (BPCE), Frédéric Oudéa (Société Générale), Nicolas Théry (Crédit Mutuel), Rémy Weber (Banque Postale) e Marie-Anne Barbat-Layani (FBF) tra i presenti.

alberto bagnai sulle nuove mosse di macron

 

In tv Macron ha provato a spingere il cuore oltre l’ostacolo, ma solo 4 francesi su 10 l'hanno apprezzato; il doppio rispetto al 27 novembre. Scongiurare il nuovo sabato di proteste è però un' altra storia. La divisione dei gilet gialli è netta, anche se la moderata Jacline Mouraud chiede alla base «una tregua».

 

Bruxelles allontana l' ipotesi di procedura contro Parigi. In stand-by fino a primavera. Ma come si è lasciato sfuggire il sottosegretario Gabriel Attal (che definì l'Italia «vomitevole»), «per il 2019 non dobbiamo avere gli occhi su una tabella di Exel, ce la faremo». Dio solo sa come. Quattro miliardi servono per l' abolizione della tassa sui carburanti; 6 per gli altri provvedimenti.

 

2 - PARIGI SARÀ «PERDONATA» LA FRANCIA NON È L' ITALIA

Angelo Allegri per “il Giornale”

 

macron

Potrà non piacere ma alla fine sono sempre i mercati a fare la differenza. Lunedì sera Emmanuel Macron ha annunciato spese aggiuntive per 10 miliardi, che nel 2019 peseranno sul deficit statale della Francia per un altro 0,5%. Ieri il mondo finanziario ha accolto le nuove misure più con l'aria del brindisi che della punizione: la Borsa di Parigi è stata con Francoforte tra le migliori d' Europa (a fine giornata +1,35%); lo spread tra i titoli di Stato francesi e tedeschi è aumentato e non di poco, oltre il 5%, ma si è sempre mantenuto sotto quota 50. Se il differenziale con i Bund è la misura del rischio percepito di un Paese, l' Italia è considerata un pericolo sei volte più grande, visto che la distanza si mantiene vicina a quota 300.

 

EMMANUEL MACRON BRIGITTE GILET GIALLI

Basterebbe solo questo dato per rendere con immediatezza le disparità tra le due situazioni. Eppure, per l' intera giornata, le dichiarazioni degli esponenti del governo giallo-verde hanno avuto il tono di chi festeggia un regalo inaspettato. Da Giorgetti a Di Maio, da Fraccaro al presidente della Commissione Bilancio della Camera Claudio Borghi, tutti hanno espresso lo stesso concetto: se i francesi non rispettano la regola sul deficit, non si vede perchè dobbiamo farlo noi.

 

Il vice premier Di Maio ha aggiunto un tocco di vittimismo che ben si addice al personaggio: «Parigi non dovrebbe rispettare i parametri e dunque si dovrà aprire un caso Francia, se le regole valgono per tutti. Ma non è quello che ci aspettiamo».

 

UOVO IN FACCIA A MACRON

In realtà proprio questo accadrà: accanto alla procedura contro l' Italia sarà avviata anche una procedura contro Parigi, visto che con i nuovi esborsi il deficit francese potrebbe avvicinarsi a quota 3,5% in rapporto al Pil. Ne ha parlato il tedesco Manfred Weber, presidente del gruppo del Ppe nell' Europarlamento e Spitzenkandidat per la guida della Commissione Europea: «Le regole sono vincolanti per tutti», ha detto.

 

Lo hanno confermato il vicepresidente Valdis Dombvrovskis e il commissario agli affari economici Pierre Moscovici: «Seguiremo con attenzione l'impatto degli annunci fatti dal presidente Macron sul deficit e sulle sue modalità di finanziamento. E siamo pronti ad agire quando gli annunci si trasformeranno in atti concreti».

 

MOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANA

Ma il concentrarsi sugli aspetti formali della questione da parte degli esponenti del governo italiano e la falsa equiparazione tra Italia e Francia mettono bene in evidenza la miopia (deliberata o involontaria) con cui il vertice leghista e quello grillino hanno affrontato l' intero problema della legge di bilancio.

 

Nessuno, in Europa o altrove, pensa che la Francia possa saltare per aria, trascinando nel baratro le economie del vecchio Continente. In parecchi, a cominciare dal Fondo monetario Internazionale, sono convinti che la situazione italiana sia una delle grandi incognite che pesano sul futuro. Ed è questo, oltre che la violazione di accordi formali, a giustificare la preoccupazione di Bruxelles, in aggiunta a quella di migliaia di investitori nel mondo.

DOMBROVSKIS

 

Pesa, come ovvio, l' eterno problema del debito. E anche su questo aspetto le differenze con Parigi saltano all' occhio: da quelle parti è pari al 100% del Pil, tenendo conto anche delle misure annunciate da Macron; da noi il 132% circa, sempre che i numeri dell' ancora inesistente manovra non si rivelino più farlocchi del previsto. Ma a incidere è anche un elemento più imponderabile, il tema della direzione di marcia e della sensatezza di un'intera azione di governo. Ne ha fatto cenno ieri il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. L'Italia è messa male, ha detto, perchè «da noi regna sovrana la confusione, non si capisce chi comanda».

 

Le misure di sostegno sociale messe in cantiere da Macron si inseriscono in un contesto di razionalità economica. Non un' istituzione, non un singolo centro di ricerca sono riusciti a trovare un senso compiuto nella «manovra del popolo». Del popolo ma soprattutto della propaganda e delle frasi fatte.

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