giorgia meloni enrico letta

PRONTI AL COMPROMESSO STORICO TRA LETTA E MELONI? UNA VOLTA DEFENESTRATO SALVINI E RICOMPOSTO NELLA TECA BERLUSCONI, "DONNA GIORGIA" POTRÀ GUARDARSI IN GIRO E, CHIAMANDO IN CAUSA L’EMERGENZA ECONOMICA E POLITICA, METTER SU UN GOVERNO ROSSONERO CON ENRICO LETTA. MAGARI CON I TRE GARANTI/BADANTI DRAGHI, MATTARELLA E LETTA, LA "REGINETTA DI COATTONIA" POTREBBE RIUSCIRE A ENTRARE  NELLA “STANZA DEI BOTTONI” – IL MAGGIOR OSTACOLO PER LA “DRAGHETTA” SI CHIAMA BIDEN: “SLEEPY JOE” SI RICORDA ANCORA IL DISCORSO IPER-TRUMPIANO ALLA CPAC – L’OSTILITÀ DI SCHOLZ E MACRON, CHE HANNO FIRMATO UN PATTO DI AIUTO RECIPROCO TAGLIANDO FUORI L’ITALIA (SENZA DRAGHI, ROMA PER LE CANCELLERIE EUROPEE TORNERÀ A ESSERE PIZZA E MANDOLINO…)

 

 

DAGOREPORT

CROSETTO MELONI

 

"Se vuole governare, dovrà creare il governo più forte e credibile che l'Italia abbia mai avuto", ha detto Crosetto al “Financial Times”.  Qualche anima pia dica all’eminenza grigia di Giorgia Meloni che non basterà nemmeno un governo Marvel con i supereroi. Il maggior ostacolo si chiama Biden.

 

MELONI TRUMP

Al contrario di Trump, Sleepy Joe è un politico molto ideologico, che ragiona con la pancia e odia visceralmente The Donald. E dopo un avvocaticchio folgorato sulla via della seta nomignolato “Giuseppi” dal Puzzone tintobiondo, gli Stati Uniti non vogliono a palazzo Chigi uno svalvolone del Papeete con la maglietta di Putin né una che si è sbattuta per il trumpismo.

 

SALVINI TRUMP

Il presidente americano non dimentica che prima del famigerato intervento sul palco di Vox a Madrid, Giorgia Meloni (tanto per farsi vedere di essere più trumpiana di Salvini) era volata in Florida per intervenire al C-Pac, il congresso dei Conservatori Usa, “come presidente del partito dei Conservatori Europei, che riunisce 44 partiti patriottici e conservatori d’Europa e del resto del mondo, compreso il Partito Repubblicano americano”.

 

giorgia meloni alla conferenza dei conservatori cpac, in florida

All’amministrazione Biden basta rileggere parte dell’intervento della Ducetta in modalità trumpiana per farsi venire un coccolone e metterla subito nella black list: “È lo stesso in tutto il mondo: i cosiddetti progressisti usano il potere e l'arroganza dei loro media mainstream per costringere i loro avversari politici a cambiare, per essere ammessi nei loro circoli ristretti. Solo che, una volta che gli uomini e le donne di destra sono ammessi nei loro circoli ristretti, saranno cambiati così tanto che i conservatori non li riconosceranno più e smetteranno di sostenerli”.

 

Ha continuato la “Reginetta di Coattonia”: “Ed è esattamente quello che vogliono: una destra al guinzaglio, irrilevante e addestrata come una scimmia. Ma sapete una cosa? Noi non siamo scimmie, non siamo nemmeno “RINOs” (ndr: acronimo di “Republicans In Name Only”, appellativo usato dai conservatori Usa per indicare i repubblicani più vicini alla sinistra), non faremo parte del loro zoo.

 

mario draghi joe biden g20 3

Ha concluso, gonfiando il petto: ‘’Non faremo parte dei loro circoli ristretti perché preferiamo le piazze, e non faremo parte del loro mainstream perché siamo dalla parte del popolo. Voi tutti in America e noi in Europa, e i nostri amici in tutti gli altri continenti, siamo orgogliosi delle nostre identità, di ciò che rappresentiamo. E sappiamo che il nostro avversario sta operando a livello globale, applicando le stesse tattiche e con la stessa ideologia, per distruggere le nostre identità e ciò che ci rende ciò che siamo veramente".

giorgia meloni alla convention dei conservatori cpac 2022 1

 

Quanto sopra non è successo anni fa ma il 26 febbraio dell’anno 2022: sette mesi fa…

 

All’ostilità degli Stati Uniti (avete notato? finito Draghi, Biden non parla più del nostro paese), occorre aggiungere l’avversione verso Giorgia della Germania di Scholz, che non vuole avere davanti i fantasmi del passato avendo già dato col nazismo, e l’insofferenza di Macron per gli amici di Marine Le Pen che lo hanno azzoppato.

 

DRAGHI SCHOLZ MACRON 33

Nessun giornalone ha sottolineato il primo, grande segnale geopolitico di chiusura verso un ipotetico governo di centrodestra in Italia: il recentissimo summit che ha riacceso la storica alleanza franco-tedesca, con le due principali economie Ue determinate a sostenersi a vicenda.

 

emmanuel macron olaf scholz

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron hanno infatti siglato un patto che garantirà l’aiuto reciproco dei due Paesi “in caso di necessità”, ha spiegato il presidente francese. L’accordo prevede che la Francia fornirà gas alla Germania, che ricambierà il favore fornendo elettricità a Parigi.

 

SALVINI - BERLUSCONI - MELONI - VIGNETTA BY BENNY

Amorale della fava: con Mario Draghi ancora in sella al governo, armato di pieni poteri, Scholz e Macron non avrebbero mai fatto un accordo a due, ma a tre con SuperMario.

 

A questo punto, non basta più Draghi come “garante” per la Ducetta. E nemmeno un ipotetico favore del Quirinale (per Mattarella un esecutivo Meloni-Salvini-Berlusconi è un incubo). Anche perché poi toccherà alla Mummia Sicula la corvée di garantire e rassicurare i tre caballeros alle cancellerie europee. Agli osservatori interessati, però, non è sfuggito neanche il buon rapporto che Giorgia Meloni ha intessuto con il Quirinale. Il dialogo tra la leader di Fratelli d’Italia e l’inner circle di Mattarella è più che cordiale.

mattarella meloni 2

 

Unica speranza per “Io sono Giorgia”: lo spappolamento del centrodestra con la Lega affondata sotto il 12% e Forza Italia inabissata sotto il 7%. Defenestrato Salvini, ricomposto nella teca Berlusconi, la Meloni, ricevuto l’incarico dal Colle come primo partito, potrà guardarsi in giro e magari, chiamando in causa l’emergenza economica e politica, metter su un governo rossonero con Enrico Letta. Sulla carta, le prime due forze del Paese. E con tre “garanti” – Draghi, Mattarella e Letta – chissà che la Draghetta non riesca ad entrare nella “stanza dei bottoni”.

MELONI E LETTA PARLOTTANO SUL PALCO DEL MEETING DI RIMINI E SALVINI SI FA UN SELFIE

 

Del resto, chi unirà le forze per dare all’Italia uno straccio governo, che appaia affidabile agli occhi dell'Europa del Pnrr e del nostro alleato e dante-causa americano? Da tempo viene registrata la corrispondenza d’amorosi sensi tra Enrico Letta e Giorgia Meloni, al punto che vengono svignettati come “Casa Vianello”.

 

I due si stimano, si confrontano e scontrano, presentano libri (l'ultimo quello di Fabrizio Roncone) e, ancora oggi, tra un insulto e l’altro, dialogano spesso via telefono. Nonostante la distanza siderale che li separa, sia politicamente che di background (uno soldatino dell'establishment, l'altra capopopolo de' borgata), i due si piacciono. E poi la coerenza in politica è una virtù solo finché non diventa un clamoroso boomerang. Per se stessi e per il Paese.

 

giorgia meloni enrico letta foto di bacco (2)

La “Ducetta” ora è consapevole che il centrodestra non esiste più da un pezzo: Salvini e Berlusconi la detestano, nei momenti migliori la vedono come una sosia burina di Rita Pavone e non le cederanno mai il ruolo di leader della coalizione e pur di sopraffarla ogni mezz’ora dichiarano il contrario di ciò che pigola per riposizionarsi nei confronti dei poteri forti, da lei insultati per anni.

 

Ovviamente, un “compromesso storico” tra Pd e Fratelli d’Italia è uno scenario, ora, ai limiti del "caos organizzato". Un puzzle di questo tipo non si mette in piedi dalla sera alla mattina, sommando forze politiche così eterogenee. Né si può costruire a tavolino prima del voto. Ma solo dopo, quando l'urgenza di insediare un governo e la frammentazione del quadro politico spingeranno a esplorare opzioni ora neanche immaginabili. Comunque, mai dire mai: chi avrebbe mai immaginato Berlusconi a Palazzo Chigi o un governo Salvini-Conte, Lega e Cinque Stelle?

 

 

Articoli correlati

DAGOREPORT - L'ESTABLISHMENTE GUARDA I SONDAGGI E PENSA AL 2023: ALLEANZA DI GOVERNO PD-FDI?

 

 

 

 

 

 

 

 

fabrizio roncone giorgia meloni enrico letta foto di bacco (2)GIORGIA MELONI ENRICO LETTA GIORGIA MELONI ENRICO LETTA 2

 

letta marco melonimeloni lettafabrizio roncone giorgia meloni enrico letta foto di baccogiorgia meloni enrico letta foto di bacco (1)

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...