PROVINCIA DELL’IMPERO – SE LA SICUREZZA INFORMATICA DELL’EUROPA È APPALTATA AGLI USA, DI COSA SI LAMENTANO HOLLANDE E MERKEL?

Federico Fubini per "La Repubblica"

All'inizio, nessuno a Francoforte sarà rimasto davvero sorpreso. È successo più di una volta che i signori della moneta si siano sentiti rivolgere lo stesso consiglio dagli addetti alla sicurezza: spegnete i cellulari, estraete le batterie e mettetele via. Alla Banca centrale europea la percezione che qualcuno da fuori potesse ascoltare esisteva da anni. Disciplinati, gli economisti e i tecnici di politica monetaria hanno disinnescato i telefoni.

Un po' come fanno gli oppositori dei regimi in Iran o in Arabia Saudita quando parlano di questioni delicate. Il rischio intercettazioni era già scritto nella colonna degli eventi plausibili. Ciò che deve aver spiazzato i ventitré uomini del consiglio direttivo dell'Eurotower (nessuna donna fra loro) è piuttosto l'origine della minaccia: il paese nel quale molti di loro si sono formati alle grandi università dell'Ivy League.

Alla Bce in realtà le difese erano state erette in direzioni del tutto diverse. Le precauzioni sui cellulari appartengono ai momenti più duri della guerra al terrorismo islamico, soprattutto negli anni di George W. Bush. E se qualcuno è mai stato sorpreso mentre cercava di penetrare nei sistemi dell'Eurotower, le tracce hanno sempre portato verso Oriente.

Benché non li abbia mai denunciati in pubblico, la Banca centrale europea ha subito attacchi informatici ripetutamente: ma appunto gli hacker di solito risultavano situati in Cina, e poco importa se la banca centrale di Pechino custodisce riserve in titoli di Stato europei per circa 500 miliardi di euro.

Vero, non è dimostrato che i controlli della National Security Agency su Francoforte si spieghino solo o soprattutto con il ruolo della Bce. Anche altri fattori devono aver contato. Ogni giorno la piazza finanziaria tedesca è al centro di flussi privati per centinaia di miliardi e da lì possono passare anche i fondi destinati al terrorismo internazionale o agli Stati paria.

Nel 2007, l'allora sottosegretario al Tesoro Stuart Levey (oggi banchiere a Hsbc) intraprese una missione in Europa con il compito di dissuadere le grandi banche del continente dalle attività legate all'Iran.

In Italia, all'epoca, Levey visitò Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Bnl; in Francia Société Générale; in Germania vide le figure di vertice di Commerzbank a Francoforte. Da allora i flussi dei grandi istituti di credito su Teheran si sono estinti, ma non così i timori degli americani a questo proposito.

La stessa attività della Cia su Milano sembra legata soprattutto al sospetto, chissà quanto fondato, che alcune piccole o medie imprese italiane possano fornire all'Iran prodotti riconvertibili ad uso militare. Deriva anche da qui l'attenzione verso le banche dell'area euro, perché non favoriscano questi scambi.

Ma, giustificato o no, il nervosismo degli americani non sposta di una virgola il problema di fondo: la credibilità degli europei nell'infuriarsi resta davvero esigua. Gli stessi silenzi di ieri del presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso o di Herman Van Rompuy dal palazzo del Consiglio suggeriscono che lo squilibrio fra le due sponde dell'Atlantico è politico, prima che tecnologico.

Il bilancio della National Security Agency è di circa 15 miliardi di dollari l'anno, quello di tutte le agenzie di intelligence americane di oltre 75. E gli europei non sono in grado o non intendono affatto spendere somme del genere per garantire la propria sicurezza digitale. A vent'anni dal Trattato di Maastricht, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia restano lontane anni luce da un riordino dei bilanci della difesa che possa creare un sistema di
intelligence comune minimamente efficace.

In queste condizioni, l'Europa affida di fatto la propria sorveglianza elettronica in
outsourcing - in gestione esterna - agli Stati Uniti: l'unica superpotenza con le risorse finanziarie e le competenze tecniche per farlo.

Barroso e Van Rompuy lo sanno e anche per questo, non solo per proteggere le loro carriere, sul Datagate tacciono. Ma neanche la loro discrezione riesce a mettere l'Europa al riparo dalle conseguenze delle rivelazioni sulla Nsa. La settimana prossima partono a Washington i negoziati per l'accordo commerciale transatlantico che gli Stati Uniti perseguono insieme a quello, parallelo, con i paesi del Pacifico.

Forse con un po' di ottimismo, Bruxelles stima che il nuovo mercato transatlantico possa creare un milione di posti e uno 0,4% di crescita in più ogni anno. Ma ora lo scandalo della Nsa ormai sta gettando sabbia negli ingranaggi del dialogo. Ieri François Hollande, da Parigi, ha ricordato il legame fra il Datagate e i negoziati commerciali: trattare con chi ci spia, è il suo messaggio, diventa ogni giorno più difficile.

La Francia ha già imposto di togliere dal tavolo di quella trattativa l'industria audiovisiva, che Parigi sussidia con forza (mettendo peraltro in difficoltà la concorrenza italiana). Ora anche gli scambi sui flussi dati commerciali diventano problematici.

E gli emissari di Bruxelles andrebbero forse perdonati, settimana prossima, se nell'aggirarsi per Washington non riuscissero a scrollarsi di dosso una strana sensazione: come un'ombra che continua ostinatamente a seguirli dietro alle spalle.

 

OBAMA SPIA OBAMA SPIA FREAKING NEWS NSA NATIONAL SECURITY AGENCY INTERCETTA GLI AMERICANI National security agency United States of America EUROTOWER BCENATIONAL SECURITY AGENCY NSA Eurotower barroso Hermann Van Rompuy

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)