PSICODRAMMA A SINISTRA SUL REFERENDUM – ALCUNI ESPONENTI “DI PESO”, COME GOFFREDO BETTINI, STEFANO CECCANTI, ENRICO MORANDO E GIORGIO TONINI, HANNO ANNUNCIATO IL SÌ ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA. QUALCUN ALTRO, COME VINCENZO DE LUCA, È “TORMENTATO”, MA ORIENTATO A VOTARE CON IL GOVERNO – DOPO LE POLEMICHE, GOFFREDONE STA VALUTANDO DI RIPENSARCI: “SE DIVENTERÀ L'OCCASIONE DELLA MELONI PER SFONDARE SU TUTTA LA LINEA, VALUTERÒ CON MOLTA ATTENZIONE IL MIO VOTO”. MA IL TEMA, PER ELLY SCHLEIN, RIMANE. E INFATTI I RIFORMISTI CHIEDONO DI NON “APPIATTIRSI” SULLA LINEA DI M5S E ANM
REFERENDUM:BETTINI,SE USATO DA MELONI PER SFONDARE VALUTERÒ VOTO
(ANSA) - "Il principio della separazione delle carriere a sinistra è riconosciuto da molti. Tuttavia, il modo unilaterale di procedere in parlamento, l'attacco generalizzato alla magistratura, il pericolo di un assoggettamento del pm all'esecutivo, la mancanza di un qualsivoglia intervento sulle carceri e l'introduzione di nuovi e repressivi profili di reato, sono elementi che scoraggeranno molti progressisti a optare per il sì.
Personalmente da sempre sono per rafforzare ogni forma di garanzia per gli imputati; che se non hanno dietro organizzazioni potenti criminali, sono soli di fronte alla forza dello Stato.
Il Pd si difende da una invasività del governo che svaluta il parlamento, intende concentrare tutto il potere sulla figura della premier, agisce come un carro armato sull'informazione, attacca il sindacato e disprezza le piazze democratiche. Se il referendum diventerà l'occasione della Meloni per sfondare su tutta la linea, all'ultimo valuterò anch'io con molta attenzione il mio voto. Si doveva rimanere sul merito, con una discussione responsabile". Così Goffredo Bettini, dirigente nazionale del Pd, si esprime sulla riforma della giustizia in un'intervista rilasciata al Tempo.
Da Bettini a Petruccioli Quei sì alle nuove regole che spiazzano la sinistra
Estratto dell’articolo di Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
[…] I dem che hanno intenzione di non seguire la strada imboccata dal partito lo hanno già dichiarato. E alcuni di loro avevano già avvertito Elly Schlein. Come Goffredo Bettini, di cui la leader dem ha riconosciuto la lealtà. «Non si tratta di fare la guerra ai magistrati come troppo spesso avviene nella polemica pubblica — è il ragionamento di quello che è stato uno dei padri fondatori del Pd — ma di rimettere al centro il principio di equilibrio. Come nella nostra Costituzione. Come nella grande lezione del liberalismo di sinistra».
Sono per il sì anche il costituzionalista Stefano Ceccanti, l’ex senatore Giorgio Tonini, Enrico Morando e Claudia Mancina. In un’intervista al Foglio Claudio Petruccioli, ex braccio destro di Achille Occhetto, ha anticipato qualche giorno fa che voterà a favore della riforma. E a proposito di «vecchia guardia» del fu Pds anche Cesare Salvi è intenzionato a votare a favore.
Il governatore della Campania Vincenzo De Luca, pur dicendosi «tormentato», ha ammesso pubblicamente che «molto probabilmente voterò sì», e ha confidato riservatamente a qualche amico che ha pochi dubbi in proposito.
CESARE PARODI - UN GIORNO DA PECORA
Una ex pd come Paola Concia fa addirittura parte di uno dei comitati per il sì, come del resto un altro ex dem, Chicco Testa.
«La separazione delle carriere — spiega Concia — è la regola in tutte le democrazie contemporanee, siamo noi l’eccezione. Perciò trovo incomprensibile che la sinistra regali al centrodestra questa battaglia di progresso e civiltà. Vogliamo per i cittadini un processo più equo e per la magistratura un giudice più forte, autonomo e indipendente dal pm».
Anche il metodo del sorteggio convince Concia: «Vedo molta agitazione da parte dell’Anm, forse perché così finisce il potere delle correnti, che non possono più decidere loro le sorti e le carriere dei magistrati?».
Nel Pd pure chi magistrato lo è stato e non ha annunciato il suo sì al referendum prende le distanze da certi comportamenti dell’Anm: «Devono darsi una calmata — osserva Michele Emiliano intervistato a Tagadà su La7 —, possono esprimere il loro convincimento ma con cautela, non possono contrapporsi sul piano politico su un referendum al governo. Non devono costituirsi come comitato per il no perché sembra una difesa esclusivamente corporativa che rischia di peggiorare la percezione dei cittadini».
achille occhetto massimo d'alema claudio petruccioli
Le perplessità di Emiliano sono le stesse di un pezzo dei riformisti pd, che vorrebbe il partito più prudente e meno in sintonia con l’Anm. E i riformisti chiedono una Direzione in cui discutere del referendum prima dell’ufficializzazione della linea. […]



