renzi viale mazzini de benedetti berlusconi

COME RENZI COMPRA IL CONSENSO - IL CAZZONE TOSCANO TOGLIE ALLA RAI 300 MILIONI DEL CANONE IN BOLLETTA E LI GIRA A MEDIASET E AL GRUPPO DE BENEDETTI - E POI UNO SI CHIEDE DELLE CANDIDATURE DEBOLISSIME A ROMA E MILANO O DEL RENZISMO DI "REPUBBLICA"

Carlo Tecce per il “Fatto Quotidiano”

 

 

CARLO DE BENEDETTI E MATTEO RENZI A DOGLIANI DA CHI CARLO DE BENEDETTI E MATTEO RENZI A DOGLIANI DA CHI

Fedele Confalonieri è cortese. Raffinato, per chi ne apprezza le virtù musicali e artistiche. Sagace, per chi ne contempla le virtù aziendali e politiche. Fidel sarà pure uno scafato diplomatico - sguardo lungo, maniere ieratiche - e niente fa eccepire, ma l' accoglienza che Mediaset riserva a Matteo Renzi va oltre il protocollo istituzionale: l' inquilino di Palazzo Chigi è la garanzia per il futuro.
 

Così assume un valore pratico, e non soltanto allegorico, l' intervista "a Matteo" (citazione) di Barbara D' Urso. E poi il colloquio con lo stesso Confalonieri, anfitrione di eccezione; la platea di Canale 5 consegnata a Renzi per debellare il cortocircuito mediatico su Libia, militari, terrore.

 

D URSO RENZID URSO RENZI

Nulla è vano. Perché il Biscione rammenta a Matteo che ormai, infilato il canone Rai in bolletta per drenare risorse sicure, è scoccato il momento di liberare un po' di pubblicità (circa 250-300 milioni l' anno) da viale Mazzini e rifondere il mercato, che di solito viene definito asfittico, se non proprio essiccato.

 

A chi la pubblicità? A noi, a Mediaset. E agli editori più blasonati. Come il Gruppo Espresso che ha inglobato La Stampa. E pazienza, se per una volta, mica è la prima, i destini dell' ex Cavaliere Silvio Berlusconi e dell' acerrimo nemico Carlo De Benedetti collimano a perfezione.
 

Il meccanismo è complesso, ma di agevole lettura. Il denaro che il servizio pubblico incassa di più rispetto al passato con la riforma degli abbonamenti - il cedolino viene saldato a rate con il conto di un' utenza elettrica - viene stornato dagli introiti pubblicitari di viale Mazzini.
 

RENZI CONFALONIERIRENZI CONFALONIERI

Non c' è bisogno di insistere, il prammatico fiorentino è d' accordo. Il sospetto: c' è l' ennesimo patto sotto o neanche troppo sotto? Ancora: c' è una commistione fra il centrodestra e il centrosinistra? Quisquilie, affascinanti però.
 

renzi nomine rai 3renzi nomine rai 3

Come funziona: l' occasione è ghiotta Il canone di viale Mazzini - in media 1,7 miliardi di euro - era la tassa più evasa d' Italia. Per i sondaggi, la più detestata. Per incastrare i furbetti, il governo ha ridotto di poco la cifra (da 113,5 a 100 euro) e l' ha messa in bolletta. A luglio parte la raccolta. E sarà abbondante. Non c' è una previsione ufficiale, ma il gettito in più sarà di circa 500 milioni di euro. Per il 2016 è pronto lo schema: il 67 per cento (335 milioni) va a rimpinguare il bilancio di viale Mazzini, il 23 sarà diviso fra incentivi per le emittenti locali e coperture economiche.
 

Nel 2017, invece, il versamento sarà più piccino per la Rai: il 50 per cento, cioè 250 milioni. Così viale Mazzini, ogni mese di gennaio, avrà l' agio di affrontare la stagione con un serbatoio già satollo con due miliardi di euro.
 

campo dall'orto renzi raicampo dall'orto renzi rai

Per i concorrenti privati - e Mediaset strepita con vigore - è un vantaggio illegittimo.
Allora perché non sforbiciare la pubblicità? Il prontuario che raccoglie i desideri renziani è in perenne evoluzione, ma c' è un concetto che il fiorentino di Rignano non ha mai rottamato: "Vorrei un canale senza pubblicità". Antonio Campo Dall' Orto, l' amministratore delegato, ha cominciato a bonificare i canali di periferia (tipo Rai YoYo), ma il flusso di denaro è sempre concentrato su Rai1&C.
 

campo dall'orto renzi nomine raicampo dall'orto renzi nomine rai

Quelli che competono con l' artiglieria - in realtà un po' spuntata - di Cologno Monzese. Il metodo l' ha individuato Gina Nieri, scaltra, valida e, soprattutto, influente dirigente del Biscione. Ecco la soluzione per rimuovere la "disparità": "Ora una o più reti senza spot". Non occorre evocare lo spirito del Nazareno per notare l' assonanza fra i dettami renziani e l' auspicio di Mediaset. Il governo per intervenire può agire sul testo di legge che porta il nome di Maurizio Gasparri oppure con la convenzione che assegna la concessione di servizio pubblico a viale Mazzini, da rinnovare - per i prossimi dieci anni - entro maggio.
Non è importante l' espediente, ma l' approccio politico.

RENZI SALUTA CONFALONIERI DOPO LA D URSO RENZI SALUTA CONFALONIERI DOPO LA D URSO

 

 

Antonello Giacomelli, un renziano abituato a ragionare in autonomia, durante un convegno all' istituto Bruno Leoni (mai tenero con la riforma di governo), ha sfondato una barriera psicologica: "Se il gettito del canone fosse quello che il governo si aspetta e l' evasione si riducesse all' evasione fisiologica che esiste già nel pagamento dell' utenza elettrica, questo porterebbe a rivedere secondo un principio di proporzionalità le possibilità di accesso al mercato pubblicitario?
Io sono disponibile a parlarne, non è un tabù".
 

MATTEO RENZI E CARLO DE BENEDETTI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE A firenze MATTEO RENZI E CARLO DE BENEDETTI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE A firenze

Giacomelli è il sottosegretario per le Comunicazioni, non è un neofita. E ha potere: "Oggi il mercato della pubblicità è cambiato e quella risorsa è molto più preziosa per chi non ha contributi pubblici. Questo mi porta a dire - ha aggiunto - che quella su una riduzione della raccolta da parte della Rai è una riflessione che va avviata e va in questo senso l' esclusione della pubblicità dai canali per bambini a partire da maggio".
Non sappiamo se Confalonieri abbia ascoltato Giacomelli, ma avrà percepito il discorso come un suono dolce.
Una sinfonia. E anche Urbano Cairo (La7), che da mesi è scatenato sull' argomento.
 

mediaset vivendimediaset vivendi

La torta è per il Biscione e largo Fochetti ci prova

piersilvio berlusconi mediaset vivendipiersilvio berlusconi mediaset vivendi

Mediaset è fondata sulla pubblicità, da trent' anni. Publitalia ha riempito i programmi di tappeti, tortellini e pentole. Per arginare Sky Italia, dieci anni fa, la famiglia Berlusconi ha costruito la fragile struttura di Mediaset Premium, la televisione a pagamento: doveva perdere poco per poco tempo. È finita che perde troppo da troppo tempo. E frullano le indiscrezioni su imminenti alleanze o cessioni, l' ultima riguarda la francese Vivendi.

 

Impegnati a coprire il fronte Premium, i canali gratuiti di Mediaset sono deperiti. E chi l' ha detto che per sempre - con il 32% di share - Publitalia può afferrare il 58% della pubblicità televisiva? Per il 2015 appena concluso, Nielsen stima 6,271 miliardi di euro in inserzioni in Italia: 3,649 miliardi per le tv (tabellare e televendite), di cui 2,013 a Mediaset, 751 a Viale Mazzini, 425 a Sky Italia, 225 a Discovery, 114 a La7. Non scomodate la calcolatrice: da sola Publitalia prende circa un terzo della pubblicità investita. Da sola. Quanti milioni su trecento sganciati dai conti Rai possono confluire nel forziere di Mediaset? Ma l' ex Cavaliere non gareggia in solitudine.
 

Il governo ha intenzione di comprimere la pubblicità di viale Mazzini, ma vuole che il beneficio sia diffuso. Nel presentare il progetto "Stampubblica" (la crasi più in voga per definire l' unione fra La Stampa e La Repubblica), il Gruppo Espresso ha ribadito che il sodalizio è generato da un' esigenza industriale, non editoriale: la pubblicità va procacciata assieme. Più grossi, meno spese, più soldi. Valgono le coincidenze.

 

MATTEO RENZI E CARLO DE BENEDETTI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE A firenze MATTEO RENZI E CARLO DE BENEDETTI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE A firenze ELKANN DE BENEDETTIELKANN DE BENEDETTI

Il governo è convinto che la pubblicità proveniente da viale Mazzini possa sollevare internet (neanche mezzo miliardo nel 2015): reattivi, in largo Fochetti sono pronti a formare una redazione per inchieste da impatto televisivo da lanciare in Rete. Stampubblica è il colosso dei giornali. Mediaset è il colosso delle televisioni. Il denaro in uscita da viale Mazzini non può sbagliare percorso.

ELKANNELKANN

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”