PUSSY PUSSY - IL CASO DEL TRIO PUNK SFUGGE DI MANO A PUTIN PER FINIRE IN PASTO A NONNA MADONNA – IERI ALLO STADIO OLIMPISKIJ, LA CICCONE E’ SUBITO SALITA IN CATTEDRA: “IO HO LA FORTUNA DI ESSERE NATA IN AMERICA DOVE SI PUÒ CANTARE QUELLO CHE SI VUOLE. SI CHIAMA DEMOCRAZIA”. E POI: “LE PUSSY RIOT HANNO GIÀ PAGATO ABBASTANZA, ADESSO LIBERATELE!”. PER CHIUDERE IN PERFETTO STILE MADONNA: “SIETE TUTTI CON ME?” OTTENENDO UNA VALANGA DI APPLAUSI…

Nicola Lombardozzi per "la Repubblica"

Più che criminali in attesa di condanna, sembrano studentesse bocciate all'esame. Hanno l'aria frastornata, guardano verso i loro sostenitori che non provano neanche a protestare circondati come sono da poliziotti in spropositato assetto di guerra. Nadia, Marja e Ekaterina, cantanti del gruppo punk Pussy Riot, ascoltano da dietro a una gabbia di sbarre d'acciaio le richieste del procuratore: tre anni di detenzione in un campo di lavoro per teppismo e offesa alla religione.

Pagherebbero così una canzonetta anti Putin improvvisata sull'altare della cattedrale del Santissimo Salvatore una mattina di marzo. Fuori, sul marciapiede del tribunale Khamonicievskij, a un passo dalla Moscova, cartelli e striscioni colorati di un centinaio di ragazzi si perdono nello spiegamento eccezionale di autoblindo e macchine della polizia che aumenterà ancora di più da oggi, giorno già buono per la lettura della sentenza.

Lungo la stessa riva del fiume, dallo stadio Olimpiskij, arriva la solidarietà di Madonna Ciccone giunta nel giorno giusto per dare un risalto internazionale al un processo assai fastidioso per l'immagine del Cremlino. La Regina del Rock, applaudita da decine di migliaia di fan, ha fatto una breve preghiera per le sue giovani colleghe, impartendo anche una piccola lezioncina: «Io ho la fortuna di essere nata in America dove si può cantare quello che si vuole. Si chiama democrazia».

E poi: «Le Pussy Riot hanno già pagato abbastanza, adesso liberatele!» Per chiudere in perfetto stile Madonna: «Siete tutti con me?» Ottenendo una valanga di applausi. Gran colpo della pop star che si è messa alla testa di un immaginario corteo di stelle della musica che da tempo si battono per le "ragazze blasfeme". Ci sono Sting, Peter Gabriel, gli U2, i Red Hot Chili Pepper e una fila di nomi più o meno famosi. Ma Madonna, per popolarità e grinta era ovviamente la più temuta in un momento in cui Vladimir Putin farebbe volentieri a meno di tanto clamore sulla situazione dei diritti civili in Russia.

La questione delle Pussy Riot, inizialmente snobbata dalla polizia, è però diventato un punto d'orgoglio per il Patriarca Kirill e per i 10 milioni di ortodossi russi che il Presidente non intende scontentare. Sin dall'inizio della vicenda, Kirill ha chiesto una «punizione esemplare per tutti i giovani moderni che crescono senza valori». Tanto che, fino a ieri si temeva addirittura una condanna a sette anni, il massimo della pena per codice russo.

La richiesta relativamente più mite del pubblico ministero sembra dunque il frutto di una mediazione segreta, anticipata da una dichiarazione di qualche giorno fa dello stesso Putin nella sua missione londinese per festeggiare le medaglie russe nel judo: «Quelle ragazze hanno sbagliato ma forse non serve una pena troppo severa».

E altri segnali positivi si leggono nelle ultime fasi del processo. Gli avvocati di alcune "parti lese", cioè un gruppo di anonimi fedeli che hanno "spontaneamente" sporto denuncia contro le ragazze, hanno chiesto che venga loro concesso il beneficio della condizionale. Una soluzione, ancora difficile, che risolverebbe una bella grana al Cremlino infastidito dall'ondata di proteste «fatte solo per denigrare la Russia».

Non a caso la bomba mediatica Madonna è stata accolta con tutte le precauzioni e le contromisure del caso. Il Patriarca in persona l'ha definita «bestemmiatrice» e «dedita alla pornografia» e ha consigliato i fedeli di disertare le sue «amorali» esibizioni. Con risultati piuttosto scarsi visto la vendita di tutti i posti disponibili. Ieri poi sono state mandate all'attacco le solite avanguardie dell'estremismo religioso russo, già viste in azione in alcune manifestazioni anti Putin.

Militanti dei gruppi più disparati i come "i difensori dei sacri gonfaloni" o "i fedelissimi di San Giorgio" hanno prima assediato l'hotel Ritz Carlton, quartier della rock star e, poi, i marciapiede che circondano lo stadio Olimpiskij. Cartelli con la scritta "Madonna Go Home!" ma anche con insulti pesanti. Azioni di disturbo che si ripeteranno a San Pietroburgo nel concerto previsto domani. Momenti difficili tra il mondo della musica e Vladimir Putin.

Proprio ieri, ignorando la questione Pussy Riot, il leader dei "Mascine Vremeni" (Macchina del tempo), storico gruppo rock dell'era della perestrojka ha scritto una lettera aperta al Presidente denunciando «la corruzione dei burocrati che sta uccidendo il Paese» e chiedendogli brutalmente: «Perché lei non fa niente?». E Putin a sorpresa ha risposto. Ha ringraziato della denuncia, ha promesso massimo impegno. Ben altri sono per lui gli oppositori da mettere in riga al più presto. Non è il caso di scatenare altre guerre con musicisti. Innocui ma tremendamente popolari.

 

MADONNA PUTIN LE PUSSY RIOT jpegPussy RiotLE RAGAZZE DELLA BAND PUSSY RIOT UNA DELLE PUSSY RIOT IN TRIBUNALE LE PUSSY RIOT A PROCESSO jpeg

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...