putin lenin bigfoto

PUTIN DICHIARA GUERRA AI BOLSCEVICHI – SEMICLANDESTINE LE CELEBRAZIONI DEL 7 NOVEMBRE, I 100 ANNI DEL REGIME COMUNISTA – LA TV DI STATO TRASMETTE UNA SERIE SU TROCKIJ, IL BRACCIO DESTRO DI LENIN E NEMICO DI STALIN FATTO ASSASSINARE IN MESSICO E NELLE SALE C'E' UN FILM SOFT PORNO SU NICOLA II 

 

Andrea Fioravanti per l'Inkiesta

 

Nel 1917 un Vladimir ha cambiato la Russia e il mondo facendo una rivoluzione nel mese di ottobre. Cento anni dopo un altro Vladimir non ha nessuna voglia di celebrare quell’evento per evitare che accada di nuovo. Il prossimo 7 novembre (il calendario non è più giuliano, ma gregoriano ormai) sarà passato un secolo esatto da quando Vladimir Ul'janov, in arte Lenin, a capo dei bolscevichi instaurò il regime comunista con un colpo di stato, rovesciando il governo provvisorio che aveva fatto abdicare lo zar Nicola II qualche mese prima.

 

putin

Dopo due guerre mondiali, una guerra fredda, sei segretari del partito comunista, un muro caduto e un decennio di disordine politico e sociale, il potere lo ha preso un altro Vladimir: Putin. E il presidente della Federazione russa non vede l’ora di togliersi il prima possibile questo impiccio. Per affrontare il più grande grattacapo istituzionale degli ultimi anni, il Cremlino ha una strategia chiara: festeggiare il meno possibile.

 

Secondo il Financial Times, Vladimir Putin non parteciperà alla marcia del 7 novembre e l'evento serale sarà organizzato al Renaissance, un hotel nella periferia nord di Mosca, lontano dal Cremlino. Una decisione strana, in apparenza. Putin ha costruito la sua figura politica soprattutto partecipando ai grandi eventi di commemorazione della storia russa come la "Giornata della vittoria", festeggiata in pompa magna ogni 9 maggio, per celebrare la vittoria contro i nazisti nella seconda guerra mondiale.

trockij lenin

 

Putin vuole una festa onesta: «È inammissibile speculare su una tragedia che ha colpito tutte le famiglie russe non importa da quale lato delle barricate. Non può esserci la divisione, la malizia, il risentimento, l’amarezza del passato nella nostra vita di oggi e nei nostri interessi politici» ha detto in un discorso rivolto alla nazione dal Cremlino, una settimana fa. Il presidente russo vuole evitare speculazioni politiche con il presente ma anche ricordare che il nemico non è tra i nostalgici del regime o i putiniani, ma là fuori: «Ricordiamoci che siamo un solo popolo e che siamo soli»

 

Già, soli contro l’occidente. È su questa scia che Putin ha costruito la sua figura di padre della nazione e restauratore dell’ordine dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica e il caos politico e sociale dell'era Eltsin. Ad ascoltare in prima fila il discorso di Putin c’era anche un altro Vladimir, Gundjaevil (Cirillo I) capo della chiesa ortodossa russa, istituzione lasciata ai margini dal regime sovietico e ripescata da Putin per sostenere la sua presidenza votata all’ideologia nazionalista.

 

trockij e stalin

Putin si è posto come leader ed erede di un impero millenario che parte dal 988 e arriva fino all'annessione forzata della Crimea nel 2014. Nel mezzo alti e bassi, zar illuminati e pazzi, terribili e grandi. Sono loro a fare la storia con i generali e le guerre, non gli uomini comuni o i politici. In questo gigantesco (e semplificato) quadro storico l'Unione sovietica è considerata solo una piccola parentesi della storia, da ripescare solo per celebrare la vittoria contro i nazisti nel 1945.

 

Anche per questo nel 2005 Putin ha cancellato l’anniversario della rivoluzione d’ottobre del 7 novembre (nel 1992 rinominata “Giorno della conciliazione”) per introdurre la “festa dell’Unità nazionale”. Putin ha voluto che si festeggiasse ogni 4 novembre l’anniversario della liberazione di Mosca dall’occupazione dei polacchi, avvenuta nel 1612 per dare un senso di continuità con la storia degli zar. Nel 1613 salì al potere lo Michele I che diede inizio alla dinastia dei Romanov, durata poco più 300 anni fino alla destituzione di Nicola II, proprio nel 1917.

 

Matilda e Nicola II

Non solo una festa, ma un simbolo politico. Per capirci, il 4 novembre dell’anno scorso il Governo ha fatto erigere davanti alle porte del Cremlino una statua di 17 metri di un altro Vladimir, il grande, considerato il fondatore della Russia e della Chiesa ortodossa nel 988 d.C. Un simbolo di una Russia unita che ignora il passato comunista per ricollegarsi alle origini della sua storia. Secondo un sondaggio del 2014 dell’istituto indipendente Levada Center, solo il 54% dei russi intervistati ha identificato il nome corretto della festa dell’Unità nazionale e il 16% ha detto di non conoscerla.

 

Cirillo I

Anche se la celebrazione del 7 novembre è stata sospesa negli ultimi anni, il centenario non si può ignorare per tante ragioni. In fondo si tratta di un evento che non ha cambiato solo la storia nazionale russa ma anche quella del mondo intero. Ignorarla completamente sarebbe impossibile. Ed è impossibile visto che ogni strada, monumento, piazza è intrisa della storia dell'Unione sovietica. Sempre Putin ha detto che la rivoluzione russa «ha avuto conseguenze positive e negative». Un’analisi ambigua e indicazioni poco chiare del governo su come celebrare la rivoluzione ha lasciato ai russi molti dubbi se festeggiare o meno.

 

Il primo canale russo, Tv1, manderà a inizio novembre una serie tv sulla rivoluzione russa. Protagonista: Lev Troctkij. Sì, proprio lui: il teorico della rivoluzione comunista permanente, braccio destro di Lenin e nemico di Stalin che lo fece prima esiliare in Messico, poi uccidere e subire una damnatio memoriae. La “rai” russa, controllata dal governo, ha scelto di riabilitare l’uomo più odiato dal regime staliniano per raccontare la rivoluzione del 1917. Un altro modo ancora per il governo di smarcarsi da quel periodo storico.

 

Natalia Poklonskaya

Finalmente la Russia è riuscita a storicizzare il proprio passato? Non proprio. Ieri è uscito al cinema “Matilda” un film sulla storia d’amore tra lo zar Nicola II e Matilda Kshesinskaya, ballerina del Teatro imperiale di S.Pietroburgo. Il film ha scatenato polemiche per le scene di sesso tra i due definite oltraggiose da molti, compresa la deputata Natalia Poklonskaya. La 37enne, dal 2014 al 2016 procuratrice generale della Repubblica autonoma della Crimea, mandata dal governo russo dopo l’annessione forzata della regione, ha chiesto di proibire il film nelle sale. La dichiarazione del volto ufficiale del regime alla Duma, il parlamento russo, è una rassicurazione alla chiesa ortodossa russa che ha santificato Nicola II.

 

PUTIN A PESCA

Ora, nel film Nicola Romanov non era ancora diventato zar e compare in poche scene, anche se la maggior parte di sesso, ma questo non ha impedito a molti cinema di rifiutare la proiezione. E in quello dove si è svolta l'anteprima, la polizia ha controllato che non ci fossero delle bombe in sala. A Ekaterinenburg, il principale centro economico dell’area degli Urali, il 4 settembre un uomo ha incendiato due macchine davanti alla sede dell'avvocato di Alexey Uchitel, regista del film.

 

Da occidentali è difficile capire perché i russi si affidino ancora a lui dopo 17 anni di potere. Questo ex agente del Kgb con la passione per gli sport estremi e le pose da macho ha ereditato un Paese nel caos istituzionale, politico e sociale e gli ha garantito ordine e sicurezza. Sono queste le due ragioni principali. Tutto il resto è propaganda occidentale o del Cremlino. Per farlo Putin ha usato metodi duri, non democratici ma per la maggioranza dei russi era l’unico modo possibile e accettabile per non far crollare tutto il sistema.

ALEXEI NAVALNY

 

«Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente» è una massima attribuita al leader comunista cinese Mao Zedong (o Tse tung, se preferite). In Russia la confusione culturale e storica rimane, quella politica non ancora. Ma la situazione non sembra favorevole, almeno per Putin. Da occidentali è difficile capire perché i russi si affidino ancora a lui dopo 17 anni di potere. Questo ex agente del Kgb con la passione per gli sport estremi e le pose da macho ha ereditato un Paese nel caos istituzionale, politico e sociale e gli ha garantito ordine e sicurezza. Sono queste le due ragioni principali. Tutto il resto è propaganda occidentale o del Cremlino. Per farlo Putin ha usato metodi duri, non democratici ma per la maggioranza dei russi era l’unico modo possibile e accettabile per non far crollare tutto il sistema.

 

La situazione negli ultimi anni è cambiata. Il principale oppositore del Cremlino, Alexei Navalny è stato definito da molti un blogger ma è una definizione riduttiva. Navalny è un avvocato, finanziere e giornalista che ha usato un blog (e non solo) per mobilitare i giovani russi. Come tutti i nati dopo la caduta del muro di Berlino non guardano la tv, sono sempre su internet e non hanno vissuto l’Unione sovietica. Putin ha portato sicurezza e ordine ma per farlo non ha potuto impedire la corruzione.

KSENIA SOBCHAK 19

 

È su questo pertugio di critica al sistema e non solo a Putin che Navalny ha costruito il suo movimento formato in gran parte da giovani e punta a vincere le elezioni il prossimo marzo. Non ci riuscirà. Anche perché c'è una terza e nuova candidata: Ksenia Sobchak. La figlia dell’ex sindaco di S.Pietroburgo e mentore di Vladimir Putin, fa la giornalista e ha un programma in tv. Come Navalny vuole prendere il voto dei giovani che protestano contro il sistema corrotto. Basta avere qualche rudimento di politica per sapere che divisi si perde. Putin ha avallato la candidatura di Sobchak proprio per dividere le opposizioni.

KSENIA SOBCHAK

 

Non solo Navalny e Sobchak, ma anche i nazionalisti russi che come sostiene il Carnegie Moscow Center sono sempre più fuori controllo.E l’attentato di Ekaterinenburg. Putin ancora non ha annunciato la sua candidatura e secondo alcuni potrebbe farlo proprio il 7 novembre. Ma il grande orso della politica russa rischia di inciampare tra i tanti piccoli nani politici ed estremisti che ha contribuito a creare. Anche per questo il centenario della rivoluzione russa del 1917, scoppiata per colpa di governanti incapaci di capire le istanze di cambiamento della popolazione è il peggior anniversario possibile da festeggiare.

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...