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“IL MONDO STA SOTTOVALUTANDO IL PERICOLO DI UNA GUERRA NUCLEARE” – PREPARATE I POP CORN E GODETEVI LE MINACCE DI VLADIMIR PUTIN DURANTE LA CONFERENZA STAMPA DI FINE ANNO: “SE ARRIVERANNO I MISSILI IN EUROPA, POI L’OCCIDENTE NON SQUITTISCA SE REAGIREMO” – L’UCRAINA, IL CASO SKRIPAL, LA SIRIA: TUTTI I “PIZZINI” DI ZIO VLAD ALL’OCCIDENTE – VIDEO

 

Giuseppe Gaetano per www.corriere.it

 

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«Il mondo sta sottovalutando il pericolo di una guerra nucleare». E detto da Vladimir Putin, c’è da crederci. Secondo il presidente russo lo «sfacelo» del sistema di deterrenza internazionale nella corsa globale agli armamenti, acuito dalla decisione degli Usa di uscire dal trattato Inf, «aumenta l’incertezza, è difficile immaginare come evolverà la situazione».

 

«Abbiamo sviluppato nuove armi, ma la superiorità russa nella difesa missilistica serve solo a mantenere la parità strategica - ha aggiunto -. Se arriveranno i missili in Europa, poi l’Occidente non squittisca se reagiremo: dobbiamo garantire la nostra sicurezza, ma confido che l’umanità avrà abbastanza buon senso per evitare il peggio». In particolare, l’idea che starebbe prendendo piede di «usare armi nucleari a bassa potenza, per uso tattico» denuncia un abbassamento della soglia di attenzione verso il pericolo di una catastrofe atomica, che «potrebbe portare alla morte di tutta la civiltà e forse alla fine del pianeta».

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Putin promuove invece il prossimo ritiro dalla Siria dell’esercito americano, la cui presenza nella zona di guerra ha sempre considerato illegittimo per la mancanza del via libera Onu e della richiesta di intervento del governo locale: «Sulla vittoria contro lo Stato islamico sono totalmente d’accordo con Trump, abbiamo inferto pesanti sconfitte all’Isis - conferma -. Certo i terroristi potrebbero riversarsi nelle zone vicine, come l’Afghanistan, e questa è una seria minaccia per tutti noi».

 

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La Russia non vuole dominare il mondo ma ha bisogno di una «svolta», di un «balzo in avanti per entrare in questo secolo» e agganciare le innovazioni tecnologiche. «Se questo non avviene non avremo futuro» ha detto Putin che, al quarto mandato a capo del Cremlino, punta a far diventare il Paese la quinta potenza economica, dalla 12esima posizione in cui si trova ora secondo la Banca mondiale: «Abbiamo le forze per farcela».

 

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Gran parte della cosidetta «grande conferenza stampa» di fine anno è stata dedicata all’economia: il Pil, cresciuto dell’1,7% nei primi 10 mesi dell’anno; la produzione industriale, salita del 2,9% nonostante le sanzioni internazionali; l’aumento dell’Iva, per arginare le minori entrate dal comparto idrocarburi. Per recuperare popolarità, scesa dopo la riforma che aumenta gradualmente l’età pensionabile da 55 a 60 anni per le donne e da 60 a 65 anni per gli uomini, il presidente ha annunciato che nel 2018 l’assegno medio è aumentato di 6 euro, attestandosi a circa 183.

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L’evento aveva segnato un record ancor prima di cominciare, quello dei giornalisti accreditati: 1.702 reporter russi e stranieri, oltre tre volte di più dei 500 partecipanti nel 2001 alla prima. Un appuntamento trasmesso in diretta tv, radio e social - tradotto simultaneamente in inglese, francese e tedesco - coreografico e autocelebrativo, arrivato alla 14esima edizione e chiamato così per la durata fiume (quella odierna è terminata dopo 4 ore).

 

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Solo un giornalista non è stato ammesso al World Trade Center di Mosca, sul lungofiume Krasnopresnenskaya: è Roman Dobrokhotov, uno dei cronisti di Insider.ru che ha lavorato all’inchiesta sull’identità degli 007 responsabili dell’attacco chimico a Salisbury: «E’ un onore essere l’unico a cui non è stato permesso l’ingresso» scrive su Twitter.

 

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E Putin non ha mancato di intervenire anche sull’avvelenamento dell’ex agente dei servizi segreti Sergej Skripal: «Grazie a Dio è vivo, ma le sanzioni contro la Russia sono ancora in vigore - ha affermato -. Ormai ci siamo abituati, se non ci fosse stato lui avrebbero inventato qualcos’altro con l’unico scopo di frenare il nostro sviluppo come competitor, non vedo altri motivi». Tra questi tentativi rientrerebbe anche l’arresto quest’estate negli States della (a suo dire presunta) spia Maria Butina, in realtà già rea confessa.

 

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Sanzioni comminate anche per la crisi ucraina, aperta nel 2014 dal controverso referendum sull’annessione della Crimea e proseguita ininterrottamente fino allo scontro sul Mar Nero di fine novembre: «una provocazione», secondo Putin, organizzata dal presidente Petro Poroshenko per ottenere consensi in vista delle elezioni di primavera.

 

I 24 marinai ucraini catturati hanno violato i confini marittimi russi e il loro futuro si saprà solo dopo la fine dell’inchiesta e del processo. A gettare benzina sul fuoco anche le recenti interferenze di Washington e Kiev nella creazione di una nuova Chiesa ucraina indipendente dal patriarcato moscovita, definite «assolutamente inaccettabili»e vissute come «un’intromissione Stato nelle questioni religiose che non si vedeva dall’epoca sovietica».

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Per questo, e per le relazioni giunte a un vicolo cieco col Regno Unito, Putin è interessato a normalizzare almeno la tensione al confine orientale, firmando quanto prima un trattato di pace con Tokyo nella contesa sulle isole Curili meridionali; a patto, però, che agli Stati Uniti non venga consentito di rafforzare le proprie basi militari giapponesi con l’annunciato schieramento di uno scudo balistico.

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