massimo cacciari putin

"UNA POLITICA EUROPEA DEGNA AVREBBE DOVUTO SVOLGERSI NELL'APERTURA A EST, ALLA RUSSIA" - MASSIMO CACCIARI: "SERVIVA UNA OSTPOLITIK, CHE NON POTEVA CERTO ARRESTARSI ALLA FRETTOLOSA, IMPROVVISATA INTEGRAZIONE DI PAESI LIBERATI DALL’OPPRESSIONE SOVIETICA E AGITATI DA SPINTE NAZIONALISTICHE. UN’EUROPA CHE FINISCE CON UN MURO AL CONFINE POLACCO E UCRAINO SARÀ SEMPRE SOLTANTO UNA PROVINCIA ATLANTICA. SE È QUESTO CHE PUTIN E I SUOI VOLEVANO CI SONO PERFETTAMENTE RIUSCITI: HANNO ROVINATO FORSE PER SEMPRE LA POSSIBILITÀ DI UN DIALOGO RUSSO-EUROPEO"

Massimo Cacciari per “la Stampa”

 

cacciari

Detestare Putin – per ciò che fa all’Ucraina e se possibile ancora di più per ciò che fa alla Russia e all’Europa. L’aggressione ha decretato la fine, temo irreversibile, di quella che poteva rappresentare la loro sola destinazione, il loro solo destino come grandi, autonome potenze culturali e politiche nel mondo attuale.

 

Da quale fonte poteva la grande Russia attingere l’energia per assumere il ruolo globale che storicamente le appartiene dopo il crollo dell’Urss? Forse ripetendo, sotto mutate spoglie, il peggio di quella esperienza?

 

Cercando di recuperare, con mezzi diversi, la precedente dimensione imperiale, ora con la repressione, vedi Cecenia, ora attraverso accordi tra oligarchie e autocrazie corrotte, e ora addirittura con invasioni?

 

Vladimir Putin

No – soltanto attraverso foedera, accordi, patti inter pares, e in base a quelle idee, a quelle tradizioni che avevano dato voce alla grande cultura russa consapevole, più di qualunque altra, della imminente catastrofe alla fine del XIX secolo: la Russia che voleva operare perché il termine “fratellanza” non rimanesse un’aggiunta vuota a “libertà e uguaglianza”, e nello spirito del suo cristianesimo trovasse la forza per diventare fattore reale dell’agire politico. Utopie, dice il realismo degli Stenterelli – ed ecco dove conduce il realismo e la “tecnica” senza idee, ridotti a miope calcolo di interessi, a egoismi nazionalistici.

cacciari

 

E come avrebbe potuto la Russia, dopo il tragico fallimento (che forse non siamo ancora in grado di cogliere in tutta la sua storica grandezza) dell’URSS, mantenere il proprio ruolo globale se non attraverso un nuovo rapporto, fondato su accordi di pace e non armistizi, su visioni strategiche e non prezzi del gas, con l’Europa occidentale?

 

Anche questo era il destino segnato dalle più grandi intelligenze russe del XIX° e XX° secolo.

 

Soldati russi

E l’Europa? Quale Dio crudele può ingannarci fino al punto di non comprendere che una Europa politicamente unita, davvero sovrana, davvero capace di essere parte decisiva nel risolvere i conflitti internazionali, tutti globali nel mondo globale, non avrebbe mai potuto esistere senza quel nuovo rapporto con la grande Russia?

 

Una politica europea degna del nome di “politica” avrebbe dovuto svolgersi tutta nel senso di una apertura all’Est, di una Ostpolitik, che non poteva certo arrestarsi alla frettolosa, improvvisata integrazione al proprio interno di paesi finalmente liberati dall’oppressione sovietica e inevitabilmente agitati da spinte nazionalistiche.

 

massimo cacciari

Era anche questo un destino implicito in tante preveggenti posizioni dell’intelligentsia europea; in particolare, esso riguarda gli innumeri, profondi, storici legami tra Germania e Russia (guai a pensare che tutto si risolva nell’aggressione nazista). La Germania avrebbe potuto svolgere il ruolo di leader dell’Unione europea (e soltanto la Germania lo avrebbe potuto) soltanto se fosse riuscita a far condividere da tutti i Paesi membri una grande, strategica Ostpolitik.

 

Un’Europa che finisce con un Muro al confine polacco e ucraino (e che continua a vedere il Mare nostro come un altro Muro) sarà sempre soltanto una provincia atlantica politicamente, e geograficamente una penisola asiatica. Se è questo che Putin e i suoi volevano ci sono perfettamente riusciti.

 

vladimir putin 1

Messa fuori gioco la (potenziale) leadership tedesca, rovinata forse per sempre la possibilità di un dialogo russo-europeo, schiacciata la presenza europea dalla logica stessa della guerra sotto l’egemonia della Nato, e cioè dell’America. Basterebbe e avanzerebbe perché i patrioti russi operassero in tutti i modi per la defenestrazione dei Putin. Strana sorte quella di tanti come il sottoscritto, sorte comune, non biografia privata, che non conta mai nulla.

 

È un ricorso storico: la politica estera russa mette all’angolo non solo quelle posizioni che comprendono, come abbiamo visto, la necessità per i Paesi europei di ripensare strategicamente i propri rapporti con la Russia, ma la stessa presenza di posizioni critiche al loro interno nei confronti della politica imperiale americana. Budapest, Praga, Polonia, Afghanistan – e ogni volta in Europa sinistra, o come volete chiamarla, in ginocchio.

massimo cacciari a piazzapulita 8

 

E non, si badi, “sinistre” di governo (come l’attuale in Italia, che di “sinistra” non ha dichiaratamente più nulla), e meno ancora stalinisti vari, ma proprio quella che era assolutamente contro, ieri, il modello sovietico e oggi quello putiniano, ma non in nome di quel non-pensiero unico che vede soltanto ex America salus.

 

È come se la Russia operasse per distruggere ogni volta lo spazio di agibilità politica di un pensiero critico, perché tutti noi si sia costretti a giurare sulle virtù pacifiste della Nato e a dimenticare Baia dei Porci, Vietnam, Cile e Iraq. Di più: perché diventi del tutto superfluo interrogarci sulle cause di ingiustizie e disuguaglianze, sui rapporti di potere che regolano la globalizzazione, sulla natura politica dei rapporti sociali e di produzione che dominano il pianeta.

Josep Borrell e Ursula von der Leyen

 

Ogni domanda, ogni dubbio debbono venire fagocitati dalla decisione: o sei nel mucchio, tutti insieme, contro la Russia, o sei il Nemico. Ed è inevitabile sia così quando si scatena la guerra. Tra pace e guerra, alla fine, non c’è medio.

 

Ben scavato, grande Russia – hai scavato un’altra volta la fossa a un pensiero critico che valga politicamente, poco male - ma perché a te stessa? Ma non è più il ripetersi di precedenti situazioni. Ora è guerra civile, in seno all’Europa. La guerra tra Ucraina e Russia è guerra civile in tutti i sensi. E avviene sulla faglia sismica più pericolosa d’Europa. Anche nei Balcani era guerra civile.

 

von der leyen zelensky

Ma qui la Russia restava al margine. Ora il fronte è russo-europeo. Manca la terra di nessuno. La guerra civile assume un significato e un peso epocali, poiché interessa le due dimensioni, separate e indivisibili, del nostro destino: Europa occidentale e Russia. Il mondo è cambiato per questo. Per due volte le guerre civili europee hanno prodotto catastrofi globali, e in entrambi i casi vi era la Russia, era la sua presenza a rendere la guerra civile guerra mondiale. Dove cresce il pericolo, lì, al suo interno, cresce anche la speranza, dice un poeta. Cerchiamo di operare per dargli ragione. Il tempo che resta è poco.

CACCIARI

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