EUROSPRECHI - QUANTO CI COSTA L’EUROPARLAMENTO? 1,8 MILIARDI L’ANNO, TRA TRE SEDI (DI CUI DUE INUTILI), STIPENDI, E RIMBORSI AI PARTITI (SEMPRE IN CRESCITA)

Andrea Valdambrini per “il Fatto Quotidiano

 

   Gruppi parlamentari a Strasburgo e politici europei: l’europolitica costa, eccome. Le regole sull’uso del denaro pubblico ci sono, e sono rigide, anche se non manca qualche opacità. E mentre un argomento da sempre considerato ostico e inadatto al grande pubblico passa all’ordine del giorno con le alleanze europee tra partiti approdati a Strasburgo, è bene fare i conti in tasca ai finanziamenti pubblici alla politica dell’Unione europea.

BANDIERE EUROPABANDIERE EUROPA

 

   Il bilancio complessivo del Parlamento Europeo è di 1 miliardo 756 milioni di euro per il 2014 . Nella ripartizione delle spese, la fetta maggiore (il 35%) se ne va per i circa 6.000 dipendenti che lavorano nell’amministrazione o nei gruppi politici. Poco meno di 500 milioni (esattamente il 27% del totale) è destinato a pagare lo stipendio degli eurodeputati, le indennità giornaliere e di viaggio, e i loro assistenti accreditati. Questa voce di bilancio copre anche il lavoro dei traduttori, essenziali in una struttura dove si parlano ufficialmente 24 lingue diverse (per 28 paesi).

 

Se un altro terzo del totale serve per varie spese amministrative – anche considerando che il Parlamento ha formalmente tre sedi di lavoro: Strasburgo, Bruxelles e Lussemburgo – la voce destinata alle attività dei gruppi parlamentari e ai partiti politici europei occupa solo il 6% della torta (con i gruppi che hanno più o meno il doppio dei partiti). Poco, apparentemente Eppure non si tratta esattamente di qualche spicciolo.

EUROEURO

 

   MI COSTI? MA QUANTO MI COSTI?

   I gruppi vengono finanziati con 59,8 milioni di euro (questo il budget per 2014 e il 2015), in leggera ma costante salita dal 2012, quando si era a 57 milioni. La distribuzione è proporzionale alla presenza in parlamento, e la parte del leone la fanno quelli che sono stati finora e che saranno ancora i due maggiori gruppi: Socialisti e Popolari. Ai primi sono andati oltre 20 milioni, ai secondi circa 15. Dopo le elezioni dello scorso maggio, il panorama politico è però cambiato e, di conseguenza, cambierà anche la distribuzione delle risorse.

 

Al momento i liberal-democratici (Alde) non sono più terzi ma quarti numericamente, soppiantati da European Conservatives and Reformists (il cui nucleo è costituito dai conservatori inglesi) e poi a seguire, in termini di numeri e soldi, ci sono Sinistra europea e Verdi. Ultimo numericamente l’Efd, gruppo parlamentare che fa capo al leader dello UK Indepenedence Party, il britannico Nigel Farage. Nella scorsa legislatura (2009-2014) il gruppo era composto anche dagli eurodeputati della Lega Nord, mentre ora accoglie la delegazione dei 17 parlamentari 5 Stelle. I non iscritti, di cui al momento fanno parte proprio i leghisti di Matteo Salvini insieme a Marine Le Pen, prendono solo le briciole, in termini di soldi.

Parlamento europeo ee bf e f b a d fc e d f ef e d Parlamento europeo ee bf e f b a d fc e d f ef e d

 

   Secondo una stima del think tank britannico Open Europe - vicino alle posizioni politiche dei Tories del premier David Cameron -, le regole del finanziamento pubblico porterebbero alle casse del nuovo gruppo Efdd (Europe of Freedom and Direct Democracy) 3,8 milioni di euro all’anno. La stima è basata sul 2012, ma nel corso della presente legislatura (2014-2019) la cifra potrebbe anche aumentare, così come di fatto è successo in passato.

 

Un aumento determinato sia dalla crescita della cifra totale destinata ai partiti, sia dalla possibilità che nuovi eurodeputati si aggiungano al gruppo già esistente, che per ora conta 48 membri ed è il settimo a Strasburgo. La cifra del finanziamento potrebbe salire fino a 5,6 milioni di euro l’anno se solo Ukip e 5 Stelle, le cui delegazioni formano la quasi totalità del gruppo parlamentare (41 su 48 membri), fossero parte di un partito politico europeo. Ma non è così.

 

index index

   Già, perché oltre ai gruppi parlamentari, esistono anche i partiti politici. Non quelli nazionali, ma quelli che fanno capo alle famiglie europee appunto. Non sono la stessa cosa dei gruppi, non sempre corrispondono a questi ultimi e soprattutto hanno conti separati. Il totale del finanziamento ai partiti può essere stimato in circa un terzo di quello destinato ai gruppi, fermandosi apparentemente a meno di 20 milioni euro.

 

Di partiti se ne contano ben 13. Quelli più grandi, riconoscibili, a cui corrisponde quasi perfettamente un gruppo parlamentare, sono anche i partiti che prendono (e spendono) più soldi: in testa il Partito popolare europeo con 9,5 milioni di euro l’anno, poi i Socialisti con poco meno di 6,5, i Liberal-democratici con poco meno di 3, Verdi e Conservatori inglesi appena sotto i 2 e Sinistra europea a quota 1,2. Seguono una serie di formazioni più piccole e meno identificabili rispetto ai gruppi politici in Parlamento.

 

Si scopre ad esempio che al Movimento per un’Europa della Libertà e Democrazia con sede a Parigi, aderisce la Lega Nord, ma non il britannico Ukip (con cui il partito di Salvini era alleato nella scorsa legislatura, prima di virare verso Le Pen) che prende più di un milione, mentre il Partito Democratico europeo – in cui spunta anche l’Api di Francesco Rutelli – sta a 6 milioni e mezzo.

PARLAMENTO EUROPEOPARLAMENTO EUROPEO

 

   UNA CONTABILITÀ OPACA

   A che servono questi soldi? Rigorosamente ad attività per la promozione dei partiti a livello europeo (convegni, eventi per 28 Paesi), non nazionale, e naturalmente alle attività di campagna elettorale, ci spiegano dagli uffici del Parlamento di Strasburgo. Il finanziamento pubblico ai partiti europei è cresciuto esponenzialmente negli anni. È vero che nel bilancio 2014 sono comprese le elezioni europee che si sono appena tenute, ma dati alla mano l’esborso da parte dei contribuenti è più che raddoppiato.

 

Per restare ai due maggiori partiti, il Ppe riceveva all’inizio della scorsa legislatura (2009) circa 3,5 mln rispetto ai 9,5 attuali e i Socialisti 3,1 rispetto ai 6,5 di adesso. Complessivamente il finanziamento pubblico europeo per le attività dei soli partiti supera nel 2014 i 25 milioni di euro.

 

farage nega ogni accusafarage nega ogni accusa

   Chi controlla come vengono spesi i soldi dei contribuenti destinati ai partiti europei? Tutti i bilanci sono disponibili online, è vero, ma i partiti hanno l’obbligo solo di fornire il totale, non di rendicontare le singole spese. Le eventuali sanzioni, se ci sono stati abusi, sono verificate da una società esterna entro un anno dall’ultimo bilancio. Sia ben chiaro, il finanziamento per i gruppi politici del Parlamento fa conto a sé, come anche quello per gli stipendi dei singoli eurodeputati. I gruppi vengono finanziati con 59,8 milioni di euro (questo il budget per 2014 e il 2015), in leggera ma costante salita dal 2012 (57 milioni).

schulz martin official portrait schulz martin official portrait

 

Per i singoli parlamentari, le cifre pagate con i soldi dei cittadini europei sono le seguenti: 6.250 euro netti di stipendio mensile base, a cui va aggiunta l’indennità giornaliera di 304 euro e infine una cifra forfettaria di 4.299 al mese per generiche spese amministrative, una voce molto controversa perché non richiede giustificazione.

 

Ci sono anche 21.000 euro complessivi per pagare fino a tre assistenti, soldi gestiti dall’amministrazione del Parlamento e non dai singoli deputati. L’assistente riceve uno stipendio che oscilla da un minimo di circa 2.000 euro per un lavoro full time a un massimo di 7.000 e che è proporzionale alle sue competenze professionali e agli anni di servizio.

Ultimi Dagoreport

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: L’OBIETTIVO DEL TYCOON È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI” DELL’INTERO DONBASS, RITIRANDOSI DA KHERSON E ZAPORIZHZHIA. UNA CESSIONE IMPOSSIBILE DA ACCETTARE PER “MAD VLAD”, A MENO CHE IN BALLO NON CI SIA ALTRO, OLTRE ALL’UCRAINA (UNA COOPERAZIONE NELL’ARTICO, LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ ALTRO) – PER ZELENSKY, SFUMATO L’INGRESSO NELLA NATO, RESTA LA MAGRISSIMA CONSOLAZIONE DELL’UE: PER L’ADESIONE SERVE ANCHE L’OK DELL’UNGHERESE ORBAN E DELLO SLOVACCO FICO, CAVALLI DI TROIA DI PUTIN IN UE (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - IL TYCOON: "ZELENSKY NON È PARTE DEL VERTICE. SUBITO DOPO SENTIRÒ EUROPEI E UCRAINI. VOGLIO UN INCONTRO TRA PUTIN E ZELENSKY. CI SARÒ ANCHE IO , SE CE NE SARÀ BISOGNO"

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

benjamin netanyahu giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – CORRI A CASA IN TUTTA FRETTA, C’È UN CAMALEONTE CHE TI ASPETTA: QUELLA SIGNORINA ALLA FIAMMA CHE VUOLE MANTENERE UN RAPPORTO CON L’EUROPA MA NELLO STESSO TEMPO, TEMENDO DI ESSERE SCAVALCATA A DESTRA DA SALVINI, SBATTE GLI OCCHIONI A TRUMP. LA STESSA CHE IMPLORA LA FINE DELLA TRAGEDIA DI GAZA MA L’ITALIA CONTINUA A FORNIRE ARMI A ISRAELE (SECONDO PAESE DOPO GLI USA DOPO LA DECISIONE DI MERZ DI FERMARE L’INVIO DI ARMI A NETANYAHU) - A UNA DOMANDA SULL'EXPORT MILITARE ITALIANO VERSO ISRAELE, CROSETTO IN PARLAMENTO HA DETTO: "ABBIAMO ADOTTATO UN APPROCCIO CAUTO, EQUILIBRATO E PARTICOLARMENTE RESTRITTIVO". RISULTATO? NESSUNO È PIÙ IN GRADO DI SAPERE CON ESATTEZZA COSA L’ITALIA VENDE O ACQUISTA DA ISRAELE – TRA LA DISCORDANZA DELLE DICHIARAZIONI UFFICIALI E LA TRACCIABILITÀ REALE DELLE FORNITURE BELLICHE A NETANYAHU, C’È DI MEZZO LO SPORT PREFERITO DEL GOVERNO MELONI: IL SALTO TRIPLO DELLA VERITÀ… - VIDEO

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)

beppe grillo marco travaglio giuseppe conte elly schlein eugenio giani

DAGOREPORT: IL CONTE TRAVAGLIATO - DI BOTTO, SIAMO RITORNATI AI TEMPI DI BEPPE GRILLO: SULL’OK ALLA CANDIDATURA IN TOSCANA DEL DEM EUGENIO GIANI, CONTE NON TROVA IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA E RICICCIA IL ''REFERENDUM'' ONLINE TRA GLI ISCRITTI, L’UNO VALE UNO, LA “BASE” DA ASCOLTARE - MA L'EX "AVVOCATO DEL POPOLO" NON DOVEVA ESSERE IL LEADER CHE I 5STELLE NON HANNO MAI AVUTO, QUELLO CHE SI IMPONE E TRACCIA LA VIA AL SUO PARTITO? - DATO CHE GIANI, PER VINCERE, PUO' FARE A MENO DEI VOTI 5STELLE, NEL PD S'INCAZZANO CON LA SUBALTERNITÀ A CONTE DI ELLY SCHLEIN CHE HA ACCETTATO E PROMOSSO LA CANDIDATURA DEL 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA: "QUESTI INGRATI È MEGLIO LASCIARLI CHE PRENDERLI" - MA TRA ELLY E PEPPINIELLO, C’È DI MEZZO LA COLONNA DI PIOMBO DI MARCO TRAVAGLIO, CHE DETTA OGNI MATTINA I DIECI COMANDAMENTI DELL'IDEOLOGIA M5S, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" PD-M5S SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL''ARMATA BRANCA-MELONI...