IL REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA AGITA LA DESTRA. LA PROVA? ANCHE MANTOVANO VA ALL’ATTACCO DELLE TOGHE – IL SOTTOSEGRETARIO MELONIANO, SOLITAMENTE REFRATTARIO AD ANDARE IN TV, OSPITE DI RETE4, ACCUSA I MAGISTRATI DI VOLERSI SOSTITUIRE AL POTERE POLITICO. “C'È UNA INVASIONE DI CAMPO CHE EVIDENTEMENTE DEVE ESSERE RICONDOTTA” – IL GOVERNO TEME CHE IL QUESITO REFERENDARIO SULLA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE POSSA ESSERE POCO CHIARO PER I CITTADINI E MODIFICA IL TITOLO DEL DDL – DEPOSITATE IN CASSAZIONE LE FIRME PER CHIEDERE IL REFERENDUM, È PARTITO IL CONTO ALLA ROVESCIA PER IL VOTO: IL 29 MARZO È LA PRIMA DATA UTILE…
Estratto dell’articolo di Gabriella Cerami per “la Repubblica”
GIORGIA MELONI E ALFREDO MANTOVANO - FOTO LAPRESSE
Molta tv e uscite contro i magistrati. La campagna referendaria del centrodestra ha una strategia molto chiara, anche se, dalle parti della maggioranza, cresce il panico che i cittadini possano non comprendere pienamente il quesito.
Due giorni fa era stato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a esporsi contro le toghe ospite di Rete4. Ieri, dopo che il centrodestra ha depositato la prima richiesta di referendum in Cassazione, è stato il turno di Alfredo Mantovano.
Sullo stesso canale il sottosegretario alla presidenza del Consiglio afferma che la magistratura vuole sostituirsi alla politica nelle decisioni e cita l'Ilva, le espulsioni e lo sviluppo urbanistico di Milano. Tutte questioni che sarebbero state bloccate dalle toghe, secondo il braccio destro di Giorgia Meloni: «C'è una invasione di campo che evidentemente deve essere ricondotta».
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ALFREDO MANTOVANO E CARLO NORDIO - INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO FORENSE
L'accusa che il sottosegretario rivolge ai giudici è di non aver voluto collaborare considerando la riforma «inemendabile» ma anche di aver presentato il comitato per il No nell'Aula magna della Cassazione, «che è luogo sacrale, dove si svolge l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Non so quanto il cittadino possa percepire imparzialità e giusta distanza».
Intanto nel governo, che «continuerà il suo lavoro» anche in caso di sconfitta, sottolinea Mantovano, cresce il timore che i cittadini possano non comprendere pienamente che il referendum sulla riforma della giustizia ha l'obiettivo di confermare la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri.
giorgia meloni e cesare parodi - incontro tra anm e governo a palazzo chigi
Quindi i partiti della maggioranza sono corsi ai ripari, anche se la formulazione della domanda spetterà esclusivamente all'Ufficio centrale della Cassazione che si occupa dei referendum.
Da ieri, nel momento in cui i deputati di FdI, Lega e FI, hanno portato le firme in Cassazione, è partito il conto alla rovescia. Nei conciliaboli, con calendario alla mano, il 29 marzo è la prima data utile. I senatori di maggioranza non hanno ancora portato le firme alla Suprema corte ma hanno sfondato il tetto delle quaranta sottoscrizioni necessarie. A palazzo Madama però, su impulso di Nordio e Mantovano, la strategia è cambiata.
Nel testo che i deputati hanno sottoscritto alla Camera è stato riportato solo il titolo formale della legge costituzionale approvata, quindi "Ddl costituzionale ordinamento giurisdizionale e istituzione della Corte disciplinare".
comitato per il no al referendum sulla giustizia - enrico grosso e antonio diella
Al Senato invece è stato aggiunto che il ddl è «concernente la separazione delle carriere fra pm e giudice, la costituzione della Corte disciplinare per i magistrati e la formazione mediante sorteggio dei Consigli superiori della magistratura».
Un dettaglio non da poco, che racconta la paura di non riuscire a comunicare quale sia l'obiettivo della legge. Tanto da compromettere il risultato, si ragiona nella maggioranza. Ma l'errore è stato fatto a monte. Anche perché per prassi, nel quesito, che venga citato solo citato il titolo della legge, con buona pace del governo. [...]
incontro tra anm e governo a palazzo chigi - cesare parodi
carlo nordio matteo piantedosi alfredo mantovano – foto lapresse