LO PORTI UN SILURO A FI-RENZI – IL SINDACO SI SENTE UCCELLATO SIA A SINISTRA (D’ALEMA-BERSANI) CHE A DESTRA (BETORI)

Michele Brambilla per "la Stampa"

Che cosa sta succedendo a Matteo Renzi? I casi sono due. O da quando ha iniziato la sua scalata al Pd (e a Palazzo Chigi) è finito al centro «di un attacco politico», come pensa lui; oppure la smania di arrivare (e la paura di non riuscirci) gli sta giocando un brutto scherzo, come dicono quelli che via via si trovano a litigare con lui.

L'ultimo litigio in ordine di tempo ha basito Firenze. Perché da una parte c'è appunto lui, il sindaco; dall'altra c'è il cardinale Giuseppe Betori, il vescovo. Una storia quasi surreale, con il giovane politico che usa termini antichi come «ultroneo» e il porporato che risponde su Twitter.

Perché Firenze è basita? Perché qui nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere Renzi in guerra con Betori. Anzi. Il primo era considerato fin troppo in linea con il secondo. Renzi è cattolico e non ha mai fatto mistero di esserlo. La sua vita è al di sopra delle chiacchiere. Gira in bicicletta o al massimo con la sua auto, una normalissima station, che guida lui e che ha il rosario sullo specchietto. Non fa vita mondana.

La moglie, signora Agnese, non viene quasi mai a Firenze: sta a Pontassieve, dove la famiglia Renzi vive, e dicono che le uniche cene cui partecipa siano quelle dell'oratorio. Lui, poi, non dimentichiamolo, viene dalla Dc e dagli scout, e un simile pedigree per un vescovo di Firenze, dove hanno sempre comandato i comunisti o gli ex comunisti, è manna caduta dal cielo.

Così s'è sempre pensato a un idillio. Al tempo delle primarie, la sinistra del Pd mise in giro la voce che Renzi era il candidato della Curia, oltre che degli industriali e delle Casse di risparmio. Oggi nel giro renziano fanno notare che in realtà il sindaco ha poi litigato con tutti e tre i soggetti, ma allora quello si diceva.

E quando Betori è stato fatto cardinale dal Papa, Renzi ha portato in piazza San Pietro a Roma il gonfalone del Comune, attirandosi le critiche del mondo laico. Insomma s'erano tanto amati. Gigi Bisignani, nel suo libro, scrive addirittura che Betori era lo sponsor di Renzi in Vaticano. Quelli di Renzi dicono che non è vero, che i rapporti erano solo «decenti», ma insomma: nessuno discute che mai si era arrivati a una tensione come quella di questi giorni.

È successo che il 24 giugno, nell'omelia per la festa del patrono, il vescovo ha ricordato anche i guai di Firenze: la cocaina, il gioco d'azzardo e la «voglia di trasgressione». Parole, queste ultime, che molti hanno collegato all'inchiesta su un giro di escort che la Procura sta conducendo da qualche mese. È un'inchiesta sulla quale si è molto romanzato, nel senso che i «grossi nomi» coinvolti sono poi piccoli nomi. Ma pare che una delle ragazze abbia detto di aver fatto sesso con un dipendente del Comune in una sede distaccata del municipio, e tanto è bastato per fare titoli sul «Palazzo Vecchio a luci rosse».

Renzi ha preso malissimo il sermone. E l'altro ieri, in consiglio comunale, ha detto appunto che l'omelia di Betori aveva un significato «ultroneo», che era un attacco politico da parte di un esponente della «Chiesa ruiniana». Betori ha risposto su Twitter sottolineando la «natura culturale, spirituale ed etica» - e quindi non politica - della sua omelia.

Ma Renzi è convinto che ci sia un disegno. Mette insieme le parole del vescovo con quelle pronunciate pochi giorni prima da un altro esponente del mondo cattolico fiorentino, il presidente dell'Opera del Duomo Franco Lucchesi, che aveva criticato la nuova piazza Duomo pedonalizzata: «Sembra un suk». Che cosa sta succedendo? Qualcuno dice: per convincere la parte sinistra del Pd, Renzi ha preso alcune posizioni che non sono piaciute alla Chiesa. Ma i renziani non ci credono: «Matteo», dicono, «certe decisioni considerate laiciste, come le case ai gay o il registro per il testamento biologico, le aveva prese già al primo anno del suo mandato».

Ecco allora che spunta un'altra ipotesi, uscita ieri un po' su tutti i giornali. E cioè che in vista delle comunali dell'anno prossimo Betori voglia appoggiare come candidato sindaco un certo Gabriele Toccafondi del Pdl, sottosegretario all'istruzione, ciellino e persona molto stimata. L'ipotesi però sembra non stare in piedi.

Questo Toccafondi doveva già essere il candidato del Pdl nel 2009. Andò ad Arcore a presentarsi ma Berlusconi lo bocciò: «Non è brillante e oltretutto ha la barba», fece sapere a Verdini. Così, il Pdl candidò l'ex portiere della Fiorentina e del Milan Giovanni Galli. Difficile quindi che il Pdl ripensi ora a Toccafondi (anche se nel frattempo questi si è tagliato la barba): ma ancora più difficile che Betori - ammesso che voglia immischiarsi nella politica - si illuda che a Firenze possa vincere il centrodestra.

Insomma. Nel giro di Renzi vedono molti nemici: D'Alema che torna ostile, il presidente della regione Toscana Enrico Rossi che resta ostile, il vescovo che comincia a essere ostile e soprattutto Berlusconi che dopo aver elogiato «il sindaco blairiano» adesso vede in lui il rivale più pericoloso.

Nel giro del vescovo, invece, parlano di fissazione, e fanno notare che se si legge bene tutta l'omelia, non si capisce come Renzi l'abbia potuta considerare un attacco politico. «Una reazione incontrollata... Renzi mostra di avere i nervi scoperti», ha scritto il vicedirettore de La Nazione Marcello Mancini, commentando uno stupore che è di tutta la città. Ma ormai è una faccenda non solo fiorentina.

 

MATTEO RENZIGiuseppe BetoriBERSANI E DALEMA SBIRCIATINA ALLUNITA Luigi Bisignani Denis Verdini ENRICO ROSSI

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