RENZI A DE BORTOLI: “NON SONO MASSONE, SIAMO UNA FAMIGLIA DI BOYSCOUT CRESCIUTI NEL MITO DI ANSELMI E ZACCAGNINI” - PRIMA DI ANDARE ALLE NOZZE DI CARRAI CON TUTTI I BANCHIERI D’ITALIA: “I POTERI FORTI CE L’HANNO CON ME”

Claudio Tito per “la Repubblica

 

RENZI MARCHIONNE ALLA FABBRICA CHRYSLERRENZI MARCHIONNE ALLA FABBRICA CHRYSLER

«Per alcuni è un attacco studiato contro di me» e contro il governo. In ogni caso se qualcuno pensa di «volermi sostituire a Palazzo Chigi, si accomodi pure» ma «il Pd — il partito del 41% — non accetterà di farsi da parte». Matteo Renzi è in viaggio tra Firenze e Roma. Alza il telefono, risponde. È uno sfogo. «Adesso devo pensare a chiudere sulla riforma del lavoro. Quella sì che è fondamentale».

 

Sta tornando a Palazzo Chigi proprio per preparare la direzione del suo partito convocata per discutere le nuove norme. Eppure la sua attenzione in questi giorni è catturata da altro. Da quell’«attacco studiato» di quelli che chiama ripetutamente i «poteri forti». Ne è quasi ossessionato. E allora non si trattiene. Lancia fendenti a destra e a manca. Se che le critiche al suo esecutivo adesso hanno centri di provenienza diversi.

renzi e marchionne al council on foreign relations  renzi e marchionne al council on foreign relations

 

Come ad esempio la Cei di Bagnasco. La luna di miele sembra finita. Ma lui non ci sta. «Io non sono un massone, sono un boy scout. La verità è che io non omaggio certi poteri e questa è la reazione». «E io insisto. Non mollo. Cominciamo con il cambiare lo statuto dei lavoratori». Con un’apertura alla minoranza Pd: «La reintegra può restareper i casi di discriminazione».

 

E quando pensa di chiudere questa partita.

«Prima possibile».

 

Insomma, vuole rottamare l’articolo 18?

matteo renzi bill e hillary clintonmatteo renzi bill e hillary clinton

«Va cambiato tutto lo Statuto dei Lavoratori, è stato pensato 44 anni fa. È come se uno cercasse di mettere il rullino in una macchina fotografica digitale: sono due mondi che non dialogano. Nel merito l’articolo 18 non difende tutti. Anzi, in fin dei conti non difende quasi nessuno. Nel 2013 i lavoratori reintegrati sono stati meno di tremila: considerando che i lavoratori in Italia sono oltre ventidue milioni stiamo parlando dello 0,0001%. È solo un tema strettamente ideologico. Il reintegro spaventa gli imprenditori e mette in mano ai giudici la vita delle aziende. Va tenuto solo per i casi di discriminazione. Per gli altri indennizzo e presa in carico da parte dello Stato. Perdi il lavoro? Io Stato ti aiuto a ritrovarlo, facendoti corso di formazione e almeno due proposte di lavoro».

matteo renzimatteo renzi

 

Però una soluzione la minoranza la sta proponendo: congelare per i primi 3 o 4 anni il diritto al reintegro?

«Scusi, ma che senso avrebbe? Sarebbe un errore: significherebbe essere un Paese in cui il futuro dell’economia e dell’industria dipende dalle valutazioni dei giudici. L’articolo 18 o c’è per tutti o non c’è per nessuno. Lasciarlo a metà non tutela i cittadini e crea incertezza alle aziende. Oggi una delle loro preoccupazioni è che le aziende non sanno come va a finire un’eventuale causa di lavoro. È l’incertezza che ci frega. E siamo passati dal 7% di disoccupazione a quasi il 13%».

 

Il reintegro in caso di discriminazione assomiglia a una mediazione? Lo sosteneva anche Bersani.

«Noi non l’avevamo mai eliminato».

RENZI E CAMUSSORENZI E CAMUSSO

 

Sta di fatto che lei non ha tutto il Pd dalla sua parte. Domani la direzione decide. I parlamentari dovranno adeguarsi?

«In un partito normale, si discute, si vota anche dividendosi, poi si prende una decisione e la si rispetta. Sono comunque pronto a incontrare i gruppi parlamentari, la maggioranza, la minoranza, la segreteria, la direzione, l’assemblea dei circoli, il comitato dei garanti, la convention degli amministratori. Non voglio prove di forza muscolari, anche se abbiamo la certezza di avere la maggioranza. Io non ho paura del confronto. Sono certo che anche dentro la minoranza prevarranno le posizioni di saggezza. Un partito non è una caserma dove si obbedisce soltanto, né un centro anarchico dove ognuno fa come vuole. È una comunità dove ci sono idee diverse e dove – dopo esserci ascoltati – si decide. Così mi spiegavano i responsabili della ditta quando io ero all’opposizione. Così noi abbiamo sempre fatto perché è giusto».

videomessaggio di renzi contro la camusso e i sindacati  3videomessaggio di renzi contro la camusso e i sindacati 3

 

Accetterebbe i voti di Forza Italia se fossero determinanti?

«Se accadesse non su un singolo emendamento, cosa che talvolta si verifica, ma sul voto finale del provvedimento si aprirebbe un grave problema politico. Ma io credo che non accadrà. Non so come farebbero i nostri parlamentari a spiegarlo nelle riunioni di circolo: sarebbe un gigantesco regalo sia a Berlusconi sia a Grillo. I parlamentari della minoranza sono più saggi di quello che lei crede».

 

Scusi, che intende per problema politico?

«Mi limito a dire che sarebbe un problema politico».

 

Non è che questa riforma è un prezzo da pagare all’Europa e non una esigenza reale?

DALEMA E RENZI DALEMA E RENZI

«Non scherziamo. Quando hai il 43% di disoccupazione giovanile se non intervieni sul mercato del lavoro sei un vigliacco. Certo, se la riforma sarà approvata come io la propongo questo costituirà un cambio di gioco in Europa. Perché dopo aver impostato riforma costituzionale, legge elettorale, riforma della giustizia civile, pubblica amministrazione, la riforma del lavoro ci permetterà di andare in Europa senza più nulla da dimostrare. Della serie: ok, noi le riforme le abbiamo fatte. Adesso abbiamo tutte le carte in regole per dire basta a questa politica di austerità miope e sterile».

 

RENZI  dalemaRENZI dalema

Eppure sembra una baratto con la cosiddetta flessibilità.

«No, la flessibilità non è una gentile concessione. È una possibilità prevista già adesso. Chi ha fatto le riforme ha sempre usato la flessibilità. Negli anni delle riforme la Germania – non la Grecia, dico la Germania – ha superato il 3%. Noi invece faremo le riforme mantenendoci dentro questo limite come concordato con il Ministro Padoan».

 

Merkel non sembra tanto d'accordo.

«Non credo. Ma in ogni caso la Merkel guida il governo tedesco, non quello italiano».

 

HAPPY PD DALEMA RENZI BERSANI FRANCESCHINI FINOCCHIARO HAPPY PD DALEMA RENZI BERSANI FRANCESCHINI FINOCCHIARO

Vero ma intanto la Germania continua a dettare legge.

«I tedeschi sono i primi a sapere che in prospettiva questa politica europea di mero rigore farà male anche a loro. Alla Germania non serve una Francia in mano a Le Pen o un'Italia in recessione».

 

L’altro ieri è tornato a parlare di poteri forti. È un’ossessione o una scusa?

bersani renzi bersani renzi

«Ho detto che mi fa più paura il pensiero debole che il potere forte. Negli ultimi giorni si sono schierati contro il Governo direttori di giornali, imprenditori, banchieri, prelati. Ai più è apparso come un attacco studiato. Io sono così beatamente ingenuo che preferisco credere alle coincidenze. Ma è normale: ho 39 anni, sono il capo del partito più grande d'Europa, alla guida del Governo del Paese più bello del mondo. Qualcuno mi critica? Mi sembra il minimo».

 

Parlare di poteri forti sembra un modo per nascondere le difficoltà.

«I poteri forti o presunti tali sono quelli che in questi vent’anni hanno assistito silenziosi o complici alla perdita di competitività dell’Italia. Ora vogliono chiedermi in sei mesi quello che loro non hanno fatto in vent’anni? Legittimo. Ma io governo senza di loro. Non contro di loro: semplicemente senza di loro. Senza consultarli. Senza omaggiarli. Senza accontentarli. Sono una persona senza padroni, senza padrini. Questa per loro è la mia debolezza. Per me invece è la mia salvezza. Questione di punti di vista, il tempo dirà chi aveva ragione».

 

Lei dice senza padrini e senza padroni. Con Marchionne, che è un padrone, però va d’accordo. E lui non è un potere forte?

Bagnasco Angelo Bagnasco Angelo

«Con Marchionne ho avuto opinioni diverse e in più circostanze. Ma con buona pace dei nostalgici preferisco la Fiat di oggi che compete nel mondo a testa alta rispetto a quella di 30 anni fa che al primo problema aveva sussidi, incentivi e cassa integrazione».

 

Scusi, ma tra i poteri forti c’è anche la Cei? Quando i vescovi si sono mossi, persino Berlusconi è caduto.

«Da stamani ricevo telefonate di amici Vescovi che mi dicono che c’è stato un equivoco, che le parole sono personali del segretario generale della CEI, che nessuno in assemblea ha parlato di slogan. Del resto io, cattolico, rispondo ai cittadini, non ai Vescovi. Sono certo che questo sia apprezzato dai cittadini. E forse anche da molti vescovi».

 

Se soggetti che prima la sostenevano ora hanno cambiato idea, vuol dire che lei sta perdendo consenso nell’opinione pubblica. La luna di miele è finita?

visco ignazio visco ignazio

«Lo dicono da sette mesi. So che la percentuale di consenso non resterà così elevata. So che se si mettono in fila i poteri chi mi hanno criticato, c’è da tremare. Ma a me interessano i risultati concreti».

 

È vero che il presidente della Cei Bagnasco è arrabbiato con lei perché gli ha detto di parlare con Lotti?

«Non lo so. So solo che io non faccio quello che facevano i miei predecessori. Forse erano abituati male».

 

Qualcuno sostiene che quelli che lei chiama “poteri forti” stiano puntando a sostituirla con il governatore Visco e che stiano pensando a Draghi come prossimo presidente della Repubblica.

«Se la domanda è per il Presidente del Consiglio la risposta è molto semplice: decide il Parlamento. Se pensano di avere i numeri e il candidato giusto ci provino. Se invece la domanda è per il segretario del PD, beh, sappia che sarebbe paradossale che dopo che il PD ha preso il 41% nel Paese e un'ampia maggioranza in Parlamento si chiedesse ai democratici di rinunciare a fare ciò che abbiamo promesso al Paese. Non abbiamo preso il 41% alle europee – risultato che non ha eguali in Europa e che in Italia non si verificava dal 1958 – per abdicare. Chi vuole bloccare tutto ha il diritto di provarci, ma se ne farà una ragione».

MARIO DRAGHI MARIO DRAGHI

 

E Draghi?

«Il presidente della Repubblica c’è. Ne parleremo a tempo debito. Mi limito ad osservare che il Pd è centrale in questo Parlamento».

 

Scusi, ha sentito cosa ha detto Della Valle? Che lei è un “sòla”.

«Che vuol dire?».

 

In romanesco è uno che da delle fregature, un imbroglione.

napolitano renzi napolitano renzi

«Forse lo sono per lui. Nessuna polemica personale. Tifiamo per la stessa squadra e sono certo che tifiamo per lo stesso Paese. È stato un buon imprenditore: vedremo come farà come politico. Però non posso inseguire tutte le polemiche personali che alla fine stufano le persone. Ho capito che vuole costruire un partito. Io devo cambiare il Paese. Se ci dà una mano con i suoi consigli, lo ascolto volentieri. Se vuole misurarsi in prima persona, gli auguro di cuore i successi più belli. Con affetto e senza alcuna polemica».

 

Pensa che ci possano essere saldature tra i cosiddetti poteri forti e la classe politica ora in minoranza come la sinistra Pd. Magari con qualche esponente della tecnocrazia europea?

«Mi sembra difficile. Non mi pare che la minoranza del PD abbia la vocazione a farsi del male. Non tutta almeno ».

renzi e della valle mani in tasca renzi e della valle mani in tasca

 

A proposito: in questi giorni molti si sono chiesti se lei è massone? O se lo è suo padre?

«Nel modo più categorico no. Una famiglia di boy scouts che viene improvvisamente associata alla massoneria per via di un simpatico editoriale del direttore di un quotidiano. Che parla di odore di massoneria, senza spiegare come dove e perché. A casa nostra siamo boy scout, non massoni. A me non fa né caldo né freddo. Ma mio padre cresciuto con il mito di Benigno Zaccagnini e Tina Anselmi deve ancora riprendersi».

RENZI DELLA VALLE CAL F F x RENZI DELLA VALLE CAL F F x

 

Però ammetterà che non è possibile che lei non abbia mai avuto sospetti su qualche suo recente e frequente interlocutore.

«Ho visto logiche di interessi personali, di ambizioni, di strategie. Ma non ho mai visto – nemmeno da Sindaco – questa potente massoneria all'opera».

 

Che tempi prevede per la riforma elettorale?

«Prima possibile. Ormai ci siamo. Il ballottaggio è un gigantesco passo in avanti: manda in soffitta ogni tentativo di distruggere il bipolarismo in Italia. Forse è proprio questo che si vuole impedire: l'affermazione di un sistema per cui quello che vince poi governa».

 

E quando si vota?

«Febbraio 2018»

 

Cosa ne pensa di De Magistris?

luigi de magistris attore in una mini fiction 5luigi de magistris attore in una mini fiction 5

«Le leggi si possono cambiare. Io trovo quella norma eccessiva perché condannare dopo una sentenza di primo grado è per me ingiusto e contro i principi costituzionali. Ma finché le leggi ci sono, vanno applicate. De Magistris ha il dovere di rispettare le leggi».

 

Il centrosinistra ha sbagliato qualcosa nel rapporto con le toghe? Troppo condizionato?

«No, non dalle toghe. Forse qualche volta condizionato dalla paura. Io non ho paura dei criminali, figuriamoci se posso aver paura dei magistrati. Le toghe non condizionano. Io voglio che i giudici non scelgano i candidati e per questo non do valore decisivo all'avviso di garanzia. Io voglio che i giudici non scelgano i lavoratori e per questo non credo al reintegro. Se c'è stato condizionamento non è colpa dei magistrati. Ma della mancanza di coraggio della politica. Io non ho paura».

tiziano renzi con i canitiziano renzi con i cani

 

Qualcuno, soprattutto a destra, ha parlato di giustizia a orologeria per l’inchiesta su suo padre. Teme una vendetta?

«No. Non credo alle vendette, non credo alle coincidenze. Il fatto che il primo avviso di garanzia per un membro della mia famiglia arrivi adesso è per me frutto di casualità. Come premier, stimo i giudici di Genova e auguro loro di lavorare con serenità e senza pressioni esterne. Come uomo, mio padre mi ha educato al rispetto delle istituzioni. Io ho visto come hanno reagito i miei figli: sanno di avere un nonno per bene. Sanno che del loro nonno si possono fidare. Questo, come figlio e come padre, mi è sufficiente. Come politico difendo l'indipendenza della magistratura con grande convinzione e mi affido alla presunzione d’innocenza prevista dalla Costituzione».

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI, BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…

donald trump vladimir putin benjamin netanyahu volodymyr zelensky

DAGOREPORT – TRUMP HA FINALMENTE CAPITO CHE NON POTEVA PERMETTERSI, COME È SUCCESSO A FERRAGOSTO IN ALASKA, DI FARSI PRENDERE DI NUOVO PER CULO IN MONDOVISIONE DA PUTIN - L’INCONTRO DI BUDAPEST NON POTEVA ASSOLUTAMENTE FINIRE CON UN NUOVO FALLIMENTO, MA DI FRONTE AL NIET DI MOSCA A OGNI COMPROMESSO, HA DOVUTO RINUNCIARE – ORA CI SONO DUE STRATEGIE: O RIEMPIE KIEV DI TOMAHAWK, MISSILI IN GRADO DI COLPIRE IN PROFONDITÀ LA RUSSIA, OPPURE SCEGLIE LA STRADA MORBIDA CHE VERRÀ LANCIATA DOMANI DAL CONSIGLIO EUROPEO (L’INVIO A KIEV DI 25 BATTERIE DI MISSILI PATRIOT) – L’INNER CIRCLE “MAGA” LO PRESSA: “L’UCRAINA? LASCIA CHE SE NE OCCUPI L’UE” –  IN USA MONTA L’ONDATA DI SDEGNO PER LA SALA DA BALLO ALLA CASA BIANCA - LA STRIGLIATA A NETANYAHU DEL TRIO VANCE-WITKOFF-KUSHNER… - VIDEO

niaf francesco rocca daniela santanche arianna meloni claudia conte zampolli peronaci

DAGOREPORT: METTI UNA SERA A CENA…I FRATELLI D’AMERICA! -SEMBRAVA DI ESSERE IN UN FILM DEI VANZINA AL GRAN GALA DEL NIAF, 2180 INVITATI, 218 TAVOLI DA 150MILA DOLLARI OGNUNO, OCCUPATI DAI BOSS DELLE PARTECIPATE DI "PA-FAZZO CHIGI" (DONNARUMMA, CATTANEO, FOLGIERO, ETC.), JOHN ELKANN CHE HA TRASFORMATO IL GIARDINO DELL'AMBASCIATA IN UN AUTOSALONE (TRA MASERATI E FERRARI, TRONEGGIAVA UN TRATTORE!), FINANZIERI VARI E DE LAURENTIIS, IL GOVERNATORE ROCCA E SANTANCHÉ - CAUSA SHUTDOWN DEL GOVERNO USA, NON C'ERA ALCUN TIRAPIEDI DI TRUMP: DELUSI COLORO CHE SOGNAVANO, ATTRAVERSANDO L'ATLANTICO, DI BANCHETTARE CON SUA MAESTÀ "THE DONALD" E LA SUA "RAGAZZA PONPON" GIORGIA MELONI - QUELLI DEL NIAF HANNO "COPERTO" IL BUCO DELLE AUGUSTE PRESENZE INVITANDO ARIANNA MELONI, UNICO SEGRETARIO POLITICO PRESENTE, CHE HA COSÌ RICEVUTO IL SUO BATTESIMO NELL'AGONE INTERNAZIONALE - NON POTEVA MANCARE L’ONNIPRESENTE CLAUDIA CONTE CHE SI È FATTA RITRARRE INSIEME ALL’AMBASCIATORE PERONACI, GIA’ CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI PIANTEDOSI, E A QUEL MARPIONE DI PAOLO ZAMPOLLI, INVIATO SPECIALE DI TRUMP - LA PASTA SCOTTA E L’ESIBIZIONE DEL PREZZEMOLONE BOCELLI - VIDEO

matteo salvini alberto stefani luca zaia

DAGOREPORT - LUCA ZAIA MINACCIAVA DI DIVENTARE UN SERIO “PROBLEMA” PER MATTEO SALVINI E FORSE LO SARÀ: NON POTENDO IL “DOGE”, PER ORDINE DI SALVINI IN COMBUTTA CON MELONI, GUIDARE UNA LISTA A SUO NOME, UNA VOLTA SBATTUTO A CAPOLISTA IL SUO ENTUSIASMO POTREBBE SCEMARE E LA LEGA IN VENETO CORRE IL RISCHIO DI UN SORPASSO DI FRATELLI D'ITALIA - EVENTUALITA' CHE METTEREBBE DI NUOVO IN DISCUSSIONE LA LEADERSHIP DEL "CAPITONE" - I RAS LOCALI HANNO CRITICATO PER ANNI SALVINI, SENZA MAI AVERE IL CORAGGIO DI SFIDUCIARLO. QUESTA VOLTA, TRA UN VANNACCI CHE SI PRENDE I PIENI POTERI NEL PARTITO E I MALUMORI PER LA "CESSIONE" DELLA LOMBARDIA A FDI, UN FLOP IN VENETO POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO - SE SALVINI NON RIDE IN VENETO, ELLY SCHLEIN POTREBBE PIANGERE IN CAMPANIA: IL GRILLONZO ROBERTO FICO NON ENTUSIASMA E FA INCAZZARE DE LUCA CON LE SUE LEZIONCINE ETICHE SUI CANDIDATI. TANT'E' CHE TRA I FEDELISSIMI DI DON VICIENZO È PARTITO IL FUGGI FUGGI VERSO LE SIRENE DELLA DESTRA DI POTERE...