FORZA ITALICUM! – DOPO IL POKER SULLA RIFORMA ELETTORALE RENZI INCASSA ANCHE L’APPOGGIO DI FRANCO MARINI ED ESULTA IN STILE PUPONE: ‘VI È PIACIUTO IL CUCCHIAIO?’ – SOLO D’ALEMA NON CI VUOLE STARE

Maria Teresa Meli per ‘Il Corriere della Sera'

Abbiamo fatto una grande cosa»: Matteo Renzi è contento e non sembrano turbarlo nemmeno le reazioni di Fassina e Cuperlo (che qualcuno giura di aver visto trattenere a stento le lacrime, ieri, in Direzione, anche se i suoi smentiscono il pianto).

«Questo è un giorno di soddisfazione», dice Renzi. Era dalle feste natalizie che, zitto zitto, il segretario del Partito democratico stava lavorando per ottenere questo risultato. «Ora faccio il cucchiaio», diceva scherzando ai fedelissimi. E paragonava la sua sortita sulla riforma elettorale a un particolare tipo di rigore: quel tiro smorzato con cui i giocatori riescono a sorprendere i portieri. Cosa che, effettivamente, ha fatto: «Vi è piaciuto il cucchiaio?».

Che ci sia riuscito, è chiaro, non fa piacere ai suoi avversari nel Pd, che però tendono a diminuire, come si è visto ieri in direzione. Franco Marini si è schierato con lui, Laura Puppato anche. E Orfini e i «giovani turchi» hanno sancito definitivamente il divorzio da Fassina e dall'ala più dura della sinistra. Piero Fassino e Walter Veltroni sono intervenuti per dare una mano al leader. Insomma, i «seniores», si sono schierati con Renzi.

Solo Massimo D'Alema non ci vuole stare. Mentre si svolge la riunione della Direzione ferma la gente nei corridoi del partito apostrofandola con queste parole: «Vi rendete conto? Quello ci presenta un accordo chiuso e ci dice di prendere o lasciare?». È imbufalito, l'ex premier. Si scaglia su Roberto Giachetti e gli fa: «Ora riprenderai lo sciopero della fame perché questo è un Porcellinum».

Parte un battibecco che, alla fine, il vice presidente della Camera tronca con poche, liquidatorie, affermazioni. Tanta tensione non sembra far cambiare umore a Renzi: «Cercano l'incidente? Non lo otterranno», assicura ai suoi, nonostante in passato lo stesso sindaco di Firenze non abbia escluso la possibilità che i bersaniani puntino a fare un partito in proprio. Ma con la nuova legge elettorale questa opzione è difficilmente realizzabile.

Renzi, comunque, non è tipo da perdere tempo nelle polemiche. Non in questo momento, almeno. La sua attenzione, ora, è concentrata sulle riforme. E non solo. Perché prossimamente il segretario del Partito democratico tornerà a occuparsi del governo. Intanto, si gode «il capolavoro» che siamo riusciti a fare, sperando che regga alla prova delle aule parlamentari e della lentezza dei tempi della politica italiana. È fiducioso, però. O mostra di esserlo. Del resto, ora che ha assicurato all'esecutivo Letta ossigeno e «un anno come minimo», perché la maggioranza dovrebbe «suicidarsi» non votando l'accordo sulla riforma elettorale o «snaturandolo»? «Vedrete chi la vince», dice ai fedelissimi, infondendo speranze e ottimismo.

Sul fronte del governo, il sindaco di Firenze, dopo aver svolto «il ruolo della badante», adesso vorrebbe cambiare parte. «Ora che abbiamo siglato questo accordo - spiega ai suoi - siamo noi a dare le carte». Anche al governo, naturalmente. Perché non è che il tenore dei discorsi del segretario del Partito democratico sia cambiato.

L'esecutivo Letta, a suo giudizio, deve cambiare rotta e ottenere dei risultati, perché andare avanti così come è stato finora «non è possibile»: «Questo viene visto come il governo del Partito democratico e perciò se fa delle brutte figure è come se le facessimo noi. E non ce lo possiamo permettere. Tanto più quando quest'anno ci sono degli appuntamenti elettorali importanti». Perciò Renzi sta preparando le «cento proposte del Pd». Con quelle andrà dal presidente del Consiglio a discutere del nuovo programma dell'esecutivo.

Ma oltre a un nuovo programma, potrebbe esserci anche un nuovo governo. O, meglio un Letta bis. Con un sostanzioso cambio di ministri e competenze. Potrebbe giovarsene Graziano Delrio, che salirebbe di grado. C'è chi dice l'Interno che, però, Angelino Alfano non vuole mollare. E chi, più realisticamente, pensa a un rafforzamento delle competenze del ministro degli Affari regionali, che prenderebbe il dicastero della Coesione territoriale di Carlo Trigilia e il Cipe. Ma di questo i renziani non vogliono sentir parlare. Almeno per ora...

 

 

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