renzi fonzie alla johns hopkins

RENZI L’AMERIKANO SBARCA NEL TEMPIETTO DELLA DIPLOMAZIA USA


Olivio Romanini per "Il Corriere Bologna"

Il più celebre commencement speech della storia è stato probabilmente quello pronunciato da Steve Jobs nel 2005 all'università di Stanford con il quale l'inventore della Apple folgorò gli studenti dell'ateneo americano con la frase Stay hungry, stay foolish (siate affamati, siate folli). Quello che verrà pronunciato il prossimo 25 maggio alla Sais-Johns Hopkins di Bologna non passerà alla storia ma sarà certamente un evento importante per la politica italiana.

Quest'anno infatti l'università americana ha scelto di affidare il discorso di chiusura dell'anno scolastico al sindaco di Firenze e possibile candidato del centrosinistra alle prossime elezioni politiche, Matteo Renzi. La scelta è stata presa come da tradizione dal direttore della sede bolognese dell'Università americana, Kenneth Harrison Keller, e da quanto si apprende è stata condivisa dagli studenti e dai docenti e ha avuto l'ok della sede di Washington dell'università.

Renzi parlerà ai 200 studenti del primo anno della Sais e l'incontro sarà rigorosamente a porte chiuse: non saranno ammessi giornalisti ma nemmeno i genitori degli studenti. Inutile negare che la scelta fatta dai vertici dell'università ha anche risvolti di carattere politico.

Per almeno due ragioni: gli studenti del primo anno sono in partenza per il mondo (la maggior parte di loro fa il secondo anno a Washington, la terza sede dell'Università è a Nanjing in Cina) e quindi la scelta dell'oratore della cerimonia del cosiddetto «cominciamento» è una sorta di immagine simbolo che i giovani studiosi si porteranno via dall'Italia. In secondo luogo perché la Johns Hopkins è molto di più di un'università. In particolare la Sais (School of advanced international studies) è la più importante culla della diplomazia mondiale e ha formato intere generazioni di componenti dell'amministrazione Usa.

Tanto per fare un nome l'anno scorso nella sede di Washington il commencement speech è stato affidato a Timothy Geithner, segretario al Tesoro dell'amministrazione di Barack Obama fino allo scorso febbraio che è stato uno studente della Sais-Johns Hopkins. Non è un mistero per nessuno che gli Stati Uniti seguano con attenzione e con una certa preoccupazione gli sviluppi della situazione politica italiana come testimonia indirettamente l'incontro avvenuto nei giorni scorsi tra l'ambasciatore americano in Italia, David Thorne, e il Movimento Cinque Stelle.

E la scelta di Renzi da parte di una comunità scientifica che ha un certo peso nella politica americana può essere letta senza tema di smentite all'interno di questo filone di attenzione. Per il sindaco di Firenze il commencement agli studenti provenienti da ogni parte del mondo può essere un'occasione importante perché gli consente di avere un palcoscenico importante a Bologna, città che per lui ha significato per ora prima le polemiche per il suo mancato invito alla Festa dell'Unità di Bologna e poi un risultato alle primarie al di sotto di quello ottenuto in altre città.

Finora i rapporti di Renzi con la politica americana (ha partecipato alla convention democratica che ha eletto Obama) non sono stati sempre fortunati: nel pieno della battaglia delle primarie dopo le polemiche durissime nel suo partito fu costretto a far saltare un incontro con l'ex presidente Usa, Bill Clinton, che rischiava di essere strumentalizzato ai fini della contesa elettorale.

Prima di Renzi il discorso di chiusura della fine dell'anno scolastico alla Johns Hopkins di Bologna è stato tenuto dall'allora governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, da Emma Bonino, dal giornalista del Corriere della Sera Beppe Severgnini e molti anni fa anche da Francesco Guccini.

Al 25 maggio non manca molto ma non è possibile sapere a che punto sarà la corsa di Renzi verso Palazzo Chigi e in che ruolo parlerà agli studenti anche perché per dirla con Steve Jobs «non è possibile unire i puntini guardando avanti ma si può farlo solo guardandosi indietro».

 

Prodi alla Sais johns hopkins bolognajohns hopkins bolognagli studenti della Sais johns hopkins bolognaGIORGIO NAPOLITANO DAVID THORNE E JOHN KERRY FOTO QUIRINALE MARIO MONTI DAVID THORNE jpegdraghi GIANNI LETTA EMMA BONINO

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...