1. ALL’ITALIA PIACCIONO I “FURBETTI DEL QUARTIERINO”. I QUALI, A LORO VOLTA, NATURALMENTE SI RICONOSCONO TRA LORO E SI PIACCIONO. PRENDETE SERGIO MARCHIONNE, DOPO UNA PICCOLA INCOMPRENSIONE INIZIALE CON RENZIE, HA SANCITO, RIVOLTO AI GIORNALI DELLA ‘FIAT, “LA STAMPA” E “CORRIERE DELLA SERA”: “PIENO SOSTEGNO A RENZI” 2. ORA SUCCEDE CHE MARPIONNE SCODELLA, IN UN TRIONFO DI SLIDE, CIFRE MIRABOLANTI, PROMESSE QUINQUENNALI, IL NONO PIANO FIAT. GIORNALONI TUTTI IN ESTASI, POI IERI LA SORPRESA: LA FIAT IN BORSA SI PRENDE UNA MAZZATA PAUROSA E PERDE L’11,7% 3. LA REAZIONE DEL MANAGER: “NON È STATA PERCEPITA L’ENTITÀ DEL CAMBIAMENTO. C’È UN’ESPRESSIONE CHE USA RENZI CHE MI PIACE MOLTO: CE NE FAREMO UNA RAGIONE” 4. DIMENTICATE I PIERFURBY: CON RENZI E MARPIONNE, FACCIAMO UN SALTO DI QUALITÀ NELLA LEADERSHIP: ABBIAMO IL COMANDANTE CHE QUANDO INCASSA UNA SCONFITTA, OLTRE A DARE LA COLPA AL COMPRENDONIO ALTRUI, TI MANDA ANCHE A DIRE CHE SE NE FOTTE

a cura di colinward@autistici.org (Special Guest: Pippo il Patriota)


1 - SPOSTATI COGLIONE, CHE PASSIAMO NOI
All'Italia piacciono i leader gonfiabili. I quali, a loro volta, naturalmente si riconoscono tra loro e si piacciono. Prendete Sergio Marchionne, il manager che ha più passaporti di Carlos. Dopo una piccola incomprensione iniziale con Renzie, che aveva osato fare battute su Fiat quand'era ancora un semplice sindaco e si faceva spiegare le cose economiche da Dieguito Della Valle, il 13 marzo il Marpionne ha sancito: "Renzi è veramente qualcosa di nuovo, di dirompente, il Paese ne ha bisogno. Le misure del governo vanno nella giusta direzione". E poi, rivolto ai giornali della Fiat, Stampa e Corrierone: "Pieno sostegno a Renzi".

Ora succede che martedì Marchionne ha presentato con grande enfasi dall'altra parte dell'Oceano il nono piano dell'era Marchionne. Un trionfo di slide, cifre mirabolanti, promesse quinquennali, autocelebrazioni varie, condite da immagini a effetto e da tutto quello che lo rende un leader moderno praticamente perfetto: marketing allo stato puro e comunicazione curatissima. Giornaloni come sempre tutti in estasi, anche quelli non di proprietà, poi ieri la sorpresa: il titolo in Borsa si prende una mazzata paurosa e perde l'11,7%.

Sono loro i cultori dei mercati finanziari, non certo noi. E poi il titolo Fiat ha guadagnato parecchio nell'ultimo anno e ci sta perfettamente che i signori di denari passino all'incasso. Ma quello che interessa di questa storia è la reazione del manager che spende più in pantaloni (firmatissimi) che in giacche: "Non è stata percepita l'entità del cambiamento. C'è un'espressione che usa Renzi che mi piace molto: ce ne faremo una ragione" (Sole, p. 27).

Per questi qui, elettori e investitori sono più o meno la stessa cosa. Reazioni come "gli elettori non hanno compreso il valore della nostra proposta" sono un classico della sera delle elezioni, quando il segretario del partito che ha perso inizia ad arrampicarsi sui vetri. Con Renzi e Marpionne, rispetto a un De Mita o a un Casini, facciamo finalmente un salto di qualità nella leadership: abbiamo il comandante che quando incassa una sconfitta, oltre a dare la colpa al comprendonio altrui, ti manda anche a dire che se ne fotte.

2 - I DEBITI NON CE LI HA SOLO LO STATO
Su Fiat, Repubblica spiega bene che è successo in Borsa: "Piano bocciato, titolo giù dell'11,7%. ‘Debito troppo alto'. Marchionne non spiega come tagliare un fardello di 10 miliardi e rinvia quasi tutti gli obiettivi alla fine del quinquennio. Il commento di un banchiere: ‘Per credere a quelle promesse ci vuole un atto di fede" (p. 4).
Il Corriere ci informa che "Tornerà la Fiat 124 (anche Abarth). Tre modelli anti-Golf" (p. 6). Forse ne basterebbe uno, ma fatto bene.

Su Illustrato Fiat, tenera intervistino di Bonanno Bonanni, il sindacalista che piace alla gente che piace. Il segretario-pensionato della Cisl sgrida con garbo i sindacati che hanno dato fastidio al Lingotto e spende parole che resteranno: "E' singolare tanta distanza verso l'unica multinazionale che in questi anni ha investito capitali e risorse in Italia. Perché, è bene ricordarlo, nessun grande gruppo privato ha investito nel nostro Paese come Fiat" (Stampa, p. 11).

3 - NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
Nonostante l'eroico tentativo della Repubblica dei renziani, che spara a tutta prima "Il bonus cambierà: più soldi ai poveri e alle famiglie", il provvedimento del giorno è il dl Lavoro che passa al Senato nonostante la fiera opposizione dei grillini.

La Stampa del "sostenitore" Marpionne plaude in prima pagina: "Lavoro, passa la flessibilità. Le aziende non saranno costrette ad assumere i precari". Dentro, ampio dossier: "Tutte le misure del governo per stimolare l'occupazione. Dal periodo transitorio alle tutele crescenti, ecco come cambiano contratti e apprendistato.

I senatori grillini si sono ammanettati e incatenati ai banchi, esibendo magliette contro la schiavitù della precarietà infinita. Maurizio Crippa, sul Foglio (p. 4), li prende in giro così: "I senatori di Grillo si ammanettano. Più che profeti di sventura, speriamo siano profeti e basta". Ma succede che i magistrati capiscono male e oggi arrestano Claudio Scajola e Grillo Luigi.

4 - I SONDAGGI, I SONDAGGI!
Ultimi sondaggi pubblicabili prima del divieto pre-elettorale. Sul Corriere si scatena Pagnoncelli (Ipsos): "Grillo attrae i giovani e gli operai. Pd più forte tra i cattolici praticanti. I democratici, avanti di 10 punti, e Forza Italia convincono gli over 65. Le casalinghe erano uno dei pilastri del partito di Berlusconi, oggi scelgono Renzi" (p. 2)
Sulla Stampa, rilevazioni Piepoli: "Il M5S sale al 25%, ma Pd avanti di 9 punti. Forza Italia al 20%, Lista Tsipras sotto il 4%" (p. 8).

Da non perdere questo pezzo di Massimo Franco sul Corriere: "Quei populismi destinati a vincere per poi spaccarsi'. Prodi e Letta. le riforme in Italia insidiate dalla burocrazia. Seminario all'Arel a porte chiuse" (p. 3). A porte chiuse? Non si rendono conto che parlarne a porte chiuse è il primo errore di chi dice di voler combattere contro i populismi.
Ultime da casa Berlusconi sul Messaggero: "Mossa di Berlusconi: primarie-plebiscito per lanciare Marina. Avanza l'ipotesi del sostegno esterno all'esecutivo dopo le europee anche per agevolare la discesa in campo della figlia" (p. 8).

5 - IL FANTASMA DEL VIMINALE
Angelino Alfano, il ministro che non c'è ma si vede, è andato alla Camera a ripetere ufficialmente la storiella su sabato sera: "Alfano smentisce la trattativa. Il giudice sportivo la conferma: ‘Ha impedito l'invasione'. Ora i pubblici ministeri romani indagheranno sui capi dei supporter azzurri per violenza privata e minacce" (Corriere, p. 19). Il Messaggero spara a tutta prima: "Ultrà, inchiesta sulla trattativa. La Procura apre l'indagine. Ma Alfano: nessun accordo, accerteremo quanti hanno sparato". Il Cetriolo Quotidiano mette in fila "Tutte le bugie di Alfano sul negoziato" (p. 8).

6 - TOGHE STRAPPATE
Diventa sempre più traballante la poltrona di Bruti Liberati, il cui incarico alla guida della Procura di Milano dovrà essere rinnovato dal prossimo Csm, a fine luglio. Stampa: "Boccassini interrogò i poliziotti senza averne la titolarità'. Processo Ruby, l'attacco del Pg Minale. Ma l'ok arrivò da Bruti Liberati" (p. 9). Il Corriere osserva: "Berlusconi e i suoi legali tra cautela e speranza di annullare il processo. L'ex premier attento a non alzare i toni per non rischiare la revoca dei servizi sociali. Forz Italia: un intreccio di abusi e forzature" (p. 9). In trepidante attesa anche il Celeste: "Formigoni ci prova: ‘Contro di me un iter del tutto anomalo'" (Cetriolo Quotidiano, p. 2).

Poi passa il Giornale e, per la serie "cautela", scrive in prima: "Illegale l'inchiesta Ruby. La farsa del bunga bunga. La denuncia del procuratore generale di Milano: ‘La Boccassini interrogò i testimoni senza avere alcun titolo per farlo'. E' la prova della persecuzione contro il Cavaliere".

7 - GRANA SPAGNOLA PER IL BISCIONE
Tv ferme ferme in Italia (c'è la Pax del Nazareno), ma non ovunque. "Telefonica sfida Mediaset su Digital Plus. Il gruppo di Alierta pronto a sborsare 725 milioni per il 56% in mano a Prisa. Il Biscione ha in portafoglio il 22% della pay tv, la stessa quota degli spagnoli. Il nodo Antitrust" (Corriere, p. 29). Il gruppo di Berlusconi potrà vendere la propria quota o salire fino al 49%.

8 - PORTE GIREVOLI
Notizia perfetta per tesi di laurea sul rapporto tra lo Stato e le grandi imprese: "L'ex ministro Paola Severino ora lavora per Ilva. Ieri si è presentata col commissario Bondi a un vertice a Palazzo Chigi: firmò il primo decreto salva-Riva" (Cetriolo Quotidiano, p. 7). E c'era addirittura chi la voleva al Quirinale. Sembra chiaro che abbia scelto i soldi. E che soldi.

 

SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN MARCHIONNE EZIO MAURO big sergio marchionne ezio mauro MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE Mario Monti e Silvio Berlusconi e prodi l medium berlusconi prodiLETTA enricol Enrico Letta ALFANO LETTA CETRIOLO EDMONDO BRUTI LIBERATI Paola Severino con il marito Paolo di Benedetto e Daniela Memmo

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