jpmorgan dimon renzi padoan

GOVERNO BANCHIERE - NEL DEF RENZI E PADOAN HANNO INFILATO UN PIANO INDUSTRIALE PER LE BANCHE ITALIANE, ALTRO CHE "POLITICA CHE NON FICCA IL NASO IN BANCA" - IL MODELLO? QUELLO MPS: SVENDITA DELLE SOFFERENZE E DOLOROSI AUMENTI DI CAPITALE. BOCCONI APPETITOSI PER I GRANDI COLOSSI DELLA FINANZA INTERNAZIONALE COME LA CARISSIMA JPMORGAN

Francesco De Dominicis per www.liberoquotidiano.it 

 

RENZI PADOANRENZI PADOAN

 È l'8 settembre. Il premier Matteo Renzi va a Firenze per la festa dell'Unità. Sfrutta l'occasione per tornare a parlare della crisi bancaria. «Mai più la politica che mette il naso nelle banche, l'ho detto prima e lo dico adesso». Come al solito, c'è sempre una vistosa asimmetria tra le dichiarazioni e i fatti, tra le parole e i documenti ufficiali. Quello stesso giorno, nel pomeriggio, l'amministratore delegato di Mps, Fabrizio Viola, si era dimesso. Una scelta inattesa che – si scoprirà solo più tardi – è la conseguenza di un intervento a gamba tesa proprio del governo.

 

RENZI PADOANRENZI PADOAN

Renzi prova a prendere le distanze subito dopo, anche se indirettamente. Ma i mercati restano interdetti: a chiedere la testa del manager bancario sarebbe stato il colosso americano Jp Morgan, che deve garantire l’aumento di capitale da 5 miliardi di Rocca Salimbeni programmato per il 2017. La partita è complessa: ragion per cui, la major dello zio Sam pretende di comandare in una realtà ancora zoppicante nella quale impiegherà soldi suoi e assicura di portare quelli di altri investitori internazionali.

 

E fin qui nulla di male, se non fosse che il licenziamento di Viola è frutto di una scelta politica del Tesoro, attuata dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, probabilmente su pressioni arrivate dagli Usa, secondo le dettagliate ricostruzioni postume. La singolare triangolazione è stata al centro di aspre polemiche ed è stata oggetto, tra altro, di un duro attacco di Ferruccio de Bortoli dalle colonne del Corriere della sera.

 

jamie dimon jp morganjamie dimon jp morgan

L’ex direttore del quotidiano di via Solferino ha tirato in ballo anche Marco Carrai, amico e consigliere del premier nonché protagonista, secondo de Bortoli, dell’anomalo spoil system a Siena. Carrai si stizzisce, ma il caso non si smonta. Fatto sta che l’intromissione della politica non è stata gradita nemmeno dal presidente del Monte, Massimo Tononi, che poco dopo l’uscita di Viola – poi rimpiazzato dal discusso Marco Morelli – annuncia il suo addio (e il successore al vertice è ancora da trovare).

 

Di là dai tentativi di ridimensionare il caso e dalla rettifiche di rito, è chiaro che, a cominciare dal terzo gruppo del Paese, l’esecutivo ficca il naso – eccome – ai piani alti delle banche. Lo ha fatto nell’ambito del dossier più delicato, quello appunto dell’ex istituto del Partito democratico, del quale il Tesoro è l’azionista principale con una quota del 4%: obiettivo di via Venti Settembre è mettere in sicurezza Mps per evitare scossoni a catena che potrebbero pregiudicare la stabilità dell’intero settore, minando la fiducia dei correntisti e prestando il fianco alla speculazione. Ecco perché  la regia di palazzo Chigi è estesa a tutto il sistema bancario italiano.

matteo renzi marco carraimatteo renzi marco carrai

 

Al quale – con buona pace del mercato e della distanza di sicurezza sbandierata da Renzi –  il governo detta vere e proprie linee guida. Messe nero su bianco in un capitoletto seminascosto della nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. Quell’atto politico del governo – sotto i riflettori in queste ore nei quartier generali dei principali istituti di credito e nelle stanze che contano all’Abi – è stato presentato in Parlamento il 27 settembre: meno di tre settimane dopo le parole pronunciate a Firenze, il presidente del consiglio viene smentito da un suo stesso documento ufficiale.

 

Documento nel quale, in sostanza, il governo scrive per “conto terzi” il piano industriale di sistema, che si fonda principalmente su due pilastri: svendita delle sofferenze (vale a dire i prestiti non rimborsati da imprese e famiglie che sono a un passo dal diventare perdite secche sui bilanci degli istituti) e aumenti di capitale a raffica. In tutte e due le circostanze, visto il disastrato stato di salute della finanza tricolore, si tratta di opportunità appetitose per i player stranieri, da una parte desiderosi di fare affari con l’attività di recupero dei cosiddetti crediti deteriorati, dall’altra di investire capitali freschi nelle deprezzate banche italiane (magari arrivando a controllarle): a piazza Affari sono in calo costante e dunque valgono poco, si comprano a saldo.

MARCO MORELLI1MARCO MORELLI1

 

La scalata, insomma, non è una mission impossible. Da questo punto di vista Jp Morgan sta facendo da apripista nel Monte dei paschi creando i presupposti per altre scorribande dentro i nostri confini.

 

Inutile dire che con altri inquilini a palazzo Chigi (uno a caso: Silvio Berlusconi) si sarebbe gridato allo scandalo e taluni avrebbero invocato financo le piazze. Ma tant’è. Scrivono Renzi e Padoan: «L'operazione di dismissione di crediti in sofferenza (e di conseguente ricapitalizzazione) recentemente annunciata dalla terza banca italiana (Mps, ndr), se imitata in altri casi ove necessario, dovrebbe portare ad un graduale miglioramento della disponibilita di credito all'economia». Una presa di posizione che non piace ai vertici del settore, che rifuggono da improvvide generalizzazioni: sia sulle sofferenze sia sui rafforzamenti patrimoniali bisogna analizzare caso per caso.

 

Tesi sostenuta, non in sedi ufficiali, anche da alcuni alti dirigenti dell'Associazione bancaria, i quali sottolineano come una realtà come Intesa, non solo «non ha bisogno di ricapitalizzazioni, ma soprattutto può gestire con serenità e in casa lo smaltimento dei finanziamenti marci, senza rivolgersi al mercato dove i prezzi di cessione sarebbero penalizzanti». Diverso il caso di Unicredit che gestisce con attenzione diversa entrambi i dossier.

 

 

VITTORIO GRILLI jpegVITTORIO GRILLI jpeg

La scossa del governo agli istituti è arrivata. E riguarda, nello specifico, anche le piccole banche: che l’esecutivo considera fonte di «preoccupazione» perché «non coperte dagli stress test» delle autorità europee. Palazzo Chigi rivendica, poi, la «riforma delle popolari e del credito cooperativo introdotte nel 2015-2016 che hanno segnato un deciso passo in avanti verso la ristrutturazione del settore».

 

Ma premier e ministro non si sono limitati a mettere sul tavolo le direttrici, hanno dettato i tempi di attuazione del programma di riassetto del credito: spingono sull’acceleratore, invitando i banchieri a procedere spediti: «La questione è se questo processo sta avvenendo con la dovuta rapidità». Come dire: «Fate presto».

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...