LO STIPENDIO NON SI TOCCA - RENZI RASSICURA I SENATORI: UNA VOLTA VOTATA LA RIFORMA, IL SENATO NON SARÀ SCIOLTO E SEGGIO GARANTITO PER TUTTA LA LEGISLATURA - MINEO: “COSÌ VOTERANNO TUTTI: E’ LA PROVA CHE SI TIRA AVANTI FINO AL 2018”

Elisa Calessi per “Libero Quotidiano

FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE

 

Lo hanno battezzato lodo salva-legislatura. Si tratta dell’interpretazione “ortodossa”, cioè di fonte vicina al premier, degli effetti che potrebbero provocarsi una volta approvata la riforma del Senato. In queste settimane, infatti, si era diffuso il panico tra i senatori per via di un’ipotesi ventilata da più parti.

 

E cioè che,una volta approvata la riforma che supera il bicameralismo perfetto, si potesse andare verso lo scioglimento anticipato del solo Senato, in quanto non più legittimato. Un’eventualità che aggiungeva tensione a tensione e poteva portare alcuni senatori, messi di fronte al rischio non solo di non essere rieletti,ma di tornare a casa prima del tempo, a non votare la riforma.

 

A chiarire che non c’è questo rischio è stato il senatore Giorgio Pagliari, renziano di stretta osservanza, professore di Diritto amministrativo a Parma e componente della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Lo ha fatto in una e-mail indirizzata a tutti i colleghi del gruppo e che punta l’attenzione sull’ultimo articolo della riforma, il 35. Laddove si legge che «le disposizioni della presente legge si applicano a decorrere dalla legislatura successiva a quella in corso alla data della sua entrata in vigore».

FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE

 

Il Senato attuale, dunque, spiega il fedelissimo del premier, resterà in carica tutta la legislatura, fino a scadenza naturale. Anche qualora venisse approvata la riforma che cambia natura e competenze di questo ramo del Parlamento. La riforma vale «a decorrere dalla legislatura successiva». Insomma, gli attuali inquilini di Palazzo Madama possono votare sereni.

 

L’episodio è interessante perché la dice lunga sul clima che sta accompagnando l’iter della riforma e sullo sforzo che le truppe del premier stanno facendo per portarla a compimento. Tanto che i più arrabbiati per l’email di Pagliari sono i senatori «dissidenti », quelli che la riforma non la vogliono votare.

 

CORRADINO MINEO CORRADINO MINEO

«Dopo l’email di Pagliari la riforma la voteranno tutti,è un’assicurazione che la legislatura va avanti fino al 2018», si lamentava ieri Corradino Mineo. Il che non basta, però, ad assicurare un percorso in discesa a quella che per Renzi è la riforma delle riforme. La commissione è tornata a riunirsi e a votare, ma ormai è chiaro che i tempi si allungano. Ieri è stato votato l’emendamento dei relatori che riscrive il Titolo V della Costituzione, aumentando, rispetto al testo iniziale, le competenze in capo alle Regioni.

 

Vannini Chiti Vannini Chiti

Approvato anche l’emendamento che evita i decreti omnibus, quello che rende possibile istituire commissioni di inchiesta nel nuovo Senato e il «bonus » di 30 giorni per la conversione dei decreti rinviati al Parlamento dal Presidente della Repubblica. Ma ne restano da votare ancora tanti, a cominciare dai più spinosi, per esempio quelli che definiscono il modo di elezione dei senatori.Le opposizioni chiedono più tempo per esaminare il testo.

 

ANGELINO ALFANO FOTO LAPRESSE ANGELINO ALFANO FOTO LAPRESSE

Il socialista Enrico Buemi ha persino scritto una lettera al presidente Grasso. Richieste a cui il presidente del Senato potrebbbe dare ascolto, anche perché si dice non abbia gradito la nota diramata l’altro giorno dal presidente della Repubblica in cui si sollecitava a non ritardare i tempi delle riforme, interpretandolo come un’ingerenza. In più si è aggiunto il malore che ha colpito Roberto Calderoli, uno dei due relatori. Morale: nonostante la capigruppo, che si è riunita ieri, abbia confermato l’agenda dei lavori e quindi chela riforma questa mattina sia all’ordine del giorno dell’assemblea, tutti danno per scontato che non arriverà in Aula prima di domani, forse addirittura la prossima settimana.

 

Nel frattempo, nei corridoi di PalazzoMadama, si aggiorna di continuo la mappa del dissenso. Ieri si dava in crescita il malumore dentro il Nuovo centrodestra, dove sarebbero almeno 8 i senatori pronti a votare per il Senato elettivo.

 

SILVIO BERLUSCONI A PORTA A PORTA DA VESPA FOTO LAPRESSE SILVIO BERLUSCONI A PORTA A PORTA DA VESPA FOTO LAPRESSE

Mentre in Forza Italia si parla di un gruppetto tra i24 e i 27. Sommati ai 16 dissidenti del Pd, agli ex grillini e ai 40 delM5S, sarebbero sufficienti per impedire alla maggioranza di approvare la riforma con i due terzi dei voti, come richiesto nella terza e quarta lettura. Il che costringerebbe al referendum confermativo. Nonostante tutto, però, Renzi resta ottimista e deciso a combattere, davanti all’opinione pubblica, prima che nel Palazzo, chi frena o rallenta il percorso delle riforme.

 

 Luigi Di Maio Luigi Di Maio

Lo ha ripetuto anche ieri da Venezia,dove è andato a conclusione del Digital Venice 2014.«Noi le riforme le facciamo, piaccia o no ai frenatori. Noi portiamo a casa i risultati e non lasciamo l’Italia in mano a chi cerca di disfare il lavoro di chi prova a cambiare il Paese».

 

Il risultato, ha insistito il premier, «lo porteremo sulla legge elettorale, sulla riforma delle istituzioni, sulla riforma del mercato del lavoro, sulla semplificazione della burocrazia, sullo snellimento delle procedure della giustizia civile. L’Italia la cambiamo davvero,perché le vogliamo troppo bene per lasciarla in mano a quelli che sanno dire solo “no”».

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”