RENZI LO SPACCONE HA SPACCATO I BERLUSCONES, MA ORA GLI SERVONO I VOTI IN PARLAMENTO: “LI TROVERÒ, NON ACCETTO RICATTI” - E SUBITO PARTONO I RICATTI DELLA MINORANZA PD RINGALLUZZITA (MA PIÙ DEBOLE CHE MAI)

Goffredo De Marchis per “la Repubblica

 

berlusconi renziberlusconi renzi

Bisogna rifare un po’ i conti per le riforme, disegnare una nuova mappa dei numeri in Parlamento, anche se da parecchie settimane Matteo Renzi e Luca Lotti ragionavano sui pericoli della spaccatura in Forza Italia, più insidiosa secondo loro delle richieste della minoranza del Pd. Il premier oggi dice ai suoi amici che il partito azzurro «si sta spaccando in quattro. Toti che vuole prendere il posto di Verdini, Verdini che tiene sul patto, Brunetta contro tutti e Fitto che sogna di prendersi il centrodestra».

 

Perciò meglio che si faccia chiarezza, dice Renzi mostrandosi come al solito sicuro di far girare la ruota dalla sua parte.

lorenzo guerini intervistatolorenzo guerini intervistato

 

«Vogliamo far esplodere quelle contraddizioni. Come? Confermando l’accordo sull’Italicum punto per punto, senza accettare però condizioni o subire ricatti». Dopo la rottura del patto del Nazareno, Lotti, il vicesegretario Lorenzo Guerini e l’ufficiale di collegamento con le Camere Ettore Rosato riscrivono le maggioranze possibili sapendo che potrebbero essere più ballerine, perché finora Forza Italia è stata indispensabile per assorbire gli strappi dei dissidenti dem.

 

Con tutti i mezzi: voti, uscite strategiche dall’aula nei momenti di difficoltà, emendamenti studiati ad arte. È ancora vivo questo feeling totale? Il patto del Nazareno che scavalcava persino la fiducia del premier-segretario nel suo partito, questo patto di ferro, ora è davvero in crisi. La rete di protezione insomma non esiste più.

 

luca lottiluca lotti

A Palazzo Chigi ne prendono atto. «Io i voti li trovo comunque — spiega Renzi ai collaboratori — , ma rispetterò l’accordo con Berlusconi fino in fondo. Per esempio, garantisco che l’Italicum alla Camera non cambierà di una virgola e diventerà definitivamente legge». Il messaggio è diretto ad Arcore. Il discorso con l’ex premier azzurro non si chiude qui. L’ultima versione della norma elettorale approvata al Senato va più che bene a Forza Italia.

 

Se il patto in qualche modo tiene, i forzisti avranno i capilista bloccati, vera ossessione di Berlusconi e Verdini. Se vogliono scegliersi i deputati, questo è l’ultimo treno. Ci pensino e decidano. Ma presto. Fa capire Renzi che ci mette un attimo a non far stare sereno anche il suo alleato per le riforme. «Quello che i girotondini non sono riusciti a fare in vent’anni — dice ai suoi interlocutori — io l’ho realizzato in uno: Forza Italia dilaniata e mai così debole».

 

BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS

In effetti, gli azzurri hanno tutto l’interesse di approvare l’Italicum così com’è. Semmai possono ostacolare la legge costituzionale che la prossima settimana ricomincia a correre a Montecitorio. «Il loro obiettivo infatti — è il ragionamento del premier — è bloccare l’abolizione del Senato. Ma non ce la faranno. Perché alla Camera abbiamo i numeri senza di loro e a Palazzo Madama troviamo i 20 voti che ci servono».

 

I sondaggi post Quirinale arrivati sulla scrivania del premier ieri mostrano un rafforzamento della fiducia personale e del Pd di fronte mentre Forza Italia registra un ulteriore crollo. E Renzi punta a consolidare questo risultato portando a casa le riforme nei tempi più brevi.

 

Miguel Gotor Miguel Gotor

La minoranza glielo consentirà? Da giorni i bersaniani rivendicano un loro successo e ancora di più un “metodo”. «Se Matteo riparte dall’unità del Pd come ha fatto con Mattarella — osserva Miguel Gotor, leader dei “ribelli” al Senato — non ci saranno problemi. Se invece ritorna la propaganda dei gufi e dei dissidenti cercheremo di migliorare i provvedimenti in Parlamento ». Per questo, secondo l’altro bersaniano Alfredo D’Attorre, il segretario si scordi un’approvazione liscia dell’Italicum alla Camera. «Andrà per forza cambiato e migliorato. Con le preferenze e con i nominati in percentuale inferiore».

 

E la fretta di Renzi? «Se facciamo i miglioramenti necessari rimanderemo la legge al Senato che potrà approvarla in fotocopia», risponde D’Attorre. La minoranza alza il tiro anche sul Jobs Act (che scatta il 1 marzo), sul decreto fiscale (che torna in consiglio dei ministri il 20) e sulla riforma del Senato. «Con o senza patto del Nazareno per noi non cambia nulla. Ci sono cose che vanno perfezionate », insiste D’Attorre. Per Renzi e il suo pallottoliere invece cambierà qualcosa. «È morto il patto? Ce ne faremo una ragione », attacca Nico Stumpo su Facebook ironizzando sul sarcasmo renziano.

 

Pierluigi Bersani Roberto Speranza Alfredo D Attorre Pierluigi Bersani Roberto Speranza Alfredo D Attorre

Adesso il premier si vuole mettere in finestra, vedere cosa succede in Forza Italia. «Li lasciamo sfogare, poi però devono decidere». Sa che il patto del Nazareno è in realtà lo schermo di lotte intestine. Berlusconi ha bisogno di fare la voce grossa contro Verdini perché il suo cerchio magico glielo chiede. E contro Raffaele Fitto togliendogli il principale argomento di contrasto interno ovvero l’innamoramento verso il premier.

 

In questa fase dunque appare inevitabile che da Arcore partano minacce verso l’accordo sulle riforme: servono a regolare la faida, soprattutto nei confronti di Verdini considerato davvero troppo vicino a Renzi e al suo braccio destro Lotti. Per testare l’affidabilità del senatore toscano di Fi, i fedelissimi di Berlusconi stanno anche cercando un proprio canale di comunicazione con Palazzo Chigi e lo hanno trovato. Ma è solo un problema della delegazione che tratta con Renzi? Se è così lo strappo di un giorno o di una settimana rischia di essere un altro boomerang per gli azzurri.

LOTTI E VERDINILOTTI E VERDINI

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....