renzi arresto polizia

TRA I FEDELISSIMI DI RENZI È DIFFUSA LA SENSAZIONE CHE SIAMO SOLO AGLI INIZI DI UN ATTACCO MASSICCIO, E IN GRANDE STILE, CONTRO RENZI E CONTRO IL PD - LE PROCURE POTREBBERO TIRARE FUORI I "DOSSIER DORMIENTI" CON L'OBIETTIVO DI FAR FUORI IL BULLETTO TOSCANO

1. FOX DOSSIER PER RENZI

Ugo Magri per "la Stampa"

 

[...] Cassetti e dossier Incidente chiuso? Nelle stanze del governo temono di no. Tra i fedelissimi del premier è diffusa la sensazione che siamo solo agli inizi di un attacco in grande stile contro Renzi e contro il Pd. Troppi segnali fanno credere a Palazzo Chigi che certe Procure si siano passate la voce, e che stiano facendo a gara per «svuotare i cassetti», tirandone fuori tutte in una volta le inchieste dormienti, quei dossier che tenevano in serbo. Senza un vero piano d' azione, però con un obiettivo comune riassunto nel titolo-shock dell' intervista a Morosini: «Renzi va fermato». Cioè steso al tappeto con uno stillicidio di accuse e sospetti, con una processione di sindaci Pd inquisiti o trascinati via in manette... [...]

 

2 - IL GIRO D’ITALIA DEI PM FA SEMPRE TAPPA DAL PD

PIERGIORGIO  MOROSINIPIERGIORGIO MOROSINI

Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”

 

Il Pd scopre sulla propria pelle che il partito dei giudici si può mettere di traverso. Per anni, mentre Silvio Berlusconi veniva massacrato da un numero di processi che mai nessun uomo politico prima d' allora aveva subito, la sinistra ripeteva come una cantilena che bisognava avere fiducia nella giustizia e soprattutto che era necessario rispettare l' autonomia dei magistrati.

 

Ora che il vento è cambiato e le indagini colpiscono gli uomini del Pd, indagandone, arrestandone o condannandone uno al giorno, ecco all' improvviso che i compagni, da giustizialisti che erano, si trasformano nei più accesi garantisti. Lo si è misurato con l' inchiesta Tempa Rossa, quella dei petroli in cui è finita in mezzo il ministro Guidi e agli arresti un sindaco Pd della Basilicata.

RENZI GUIDIRENZI GUIDI

 

Ma soprattutto lo si è visto nei giorni seguenti, con l' avviso di garanzia al presidente del partito campano e l' arresto del sindaco di Lodi. Ma come si permettono questi pm di indagare per concorso esterno in associazione camorristica uno dei nostri? E addirittura arrestare un sindaco lombardo, braccio destro del nostro vicesegretario, per turbativa d' asta e inquinamento delle prove? Al Nazareno paiono aver scoperto solo ora che l'Italia è il Paese degli arresti preventivi e la patria degli avvisi che devono garantire l' indagato ma in genere servono a metterlo in croce.

STEFANO GRAZIANOSTEFANO GRAZIANO

 

Non diciamo poi lo sconcerto di ieri, quando è toccata al segretario del Pd sardo, quel Renatino Soru che, oltre ad una promessa dell'imprenditoria nazionale, era una promessa del partito, tanto che da governatore dell' isola si candidò addirittura alla guida della segreteria comprandosi l' Unità. Ieri i giudici lo hanno condannato a tre anni di reclusione per un' evasione fiscale milionaria.

 

Pier Giorgio MorosiniPier Giorgio Morosini

Siamo al primo pronunciamento e mancano ancora due gradi di giudizio, ma l' uomo del grande cambiamento, l' imprenditore illuminato portato come esempio di una nuova classe dirigente di sinistra, riconosciuto colpevole di evasione fiscale è una notizia che fa il giro delle città in cui si vota e non solo. Una brutta botta che si aggiunge alle altre prese dal partito in queste settimane. Il colpo ha avuto un po' meno eco di quanto sarebbe stato legittimo aspettarsi, perché a nasconderla sono state le polemiche intorno alle dichiarazioni di Piergiorgio Morosini.

Renato Soru Renato Soru

 

Vi state domandando chi sia costui? Si tratta di un magistrato, attualmente distaccato al Consiglio superiore della magistratura. Il suo nome è legato a varie inchieste siciliane, in particolare al processo per la trattativa Stato-mafia. È lui che ha accolto le tesi accusatorie dei pm e ha dato inizio all' interessante dibattimento in cui le vittime - ossia i rappresentanti dello Stato che sarebbero oggetto del ricatto mafioso - sono finiti sul banco degli imputati.

 

Tuttavia, non è per il processo in corso a Palermo che è finito nell' occhio del ciclone. No, a sollevare il putiferio sono state alcune improvvide dichiarazioni che il magistrato si è lasciato sfuggire davanti al taccuino della collega Annalisa Chirico. Una chiacchierata a ruota libera nel salottino del Csm, secondo il gip prestato alle nomine. Ma dalla ruota sono uscite frasi tipo le seguenti: «Renzi va fermato». «Con la riforma costituzionale da lui voluta c' è il rischio di una democrazia autoritaria».

 

maria elena boschi e luca lotti  5maria elena boschi e luca lotti 5

E poi vai con una serie di giudizi sprezzanti su ministri e sottosegretari: «Questi fiorentini sono dei mestieranti, buoni a gestire il potere. Che discorso di prospettiva può fare uno come Luca Lotti? E vogliamo parlare della Boschi? Se uno l'accosta ad altre personalità impegnate sul fronte delle riforme costituzionali, ad Augusto Barbera o a Giuliano Amato, vengono i brividi».

 

Piercamillo DavigoPiercamillo Davigo

Il magistrato ne ha avuto anche per i colleghi, soprattutto per quelli che pubblicano libri con Mondadori, casa editrice evidentemente giudicata incompatibile con l' esercizio della giurisdizione. Ora, è ovvio che alla toga del Consiglio superiore della magistratura è scappata un po' la frizione e di fronte alla collega non è riuscito a trattenersi. Ma è anche vero che quanto detto non è molto diverso da quanto contenuto nelle esternazioni di un suo collega, ovvero del presidente dell' Anm Piercamillo Davigo.

 

Soprattutto, le frasi di Morosini fanno venire in mente tante altre esternazioni del passato, pronunciate magari a telecamere riunite da pm impegnati in inchieste vitali o messe per iscritto in documenti ufficiali. Tuttavia non ci pare che all' epoca, quando i magistrati censuravano le riforme del governo, invadendo il campo del potere esecutivo e legislativo, nessuno si sia mai indignato troppo.

 

NICOLA LATORRE NELLE BRACCIA DI MORFEO NICOLA LATORRE NELLE BRACCIA DI MORFEO

In particolare non ci sembra di aver sentito commenti da sinistra tipo quelli pronunciati ieri dall' onorevole David Ermini, responsabile giustizia del Pd, il quale, dopo aver letto l' articolo della Chirico, in un dibattito televisivo si è lasciato scappare che da un magistrato del genere non si farebbe mai giudicare. Ovvio. Quelli come Morosini devono occuparsi solo degli avversari del Pd. Come dice Renzi, il Partito democratico rispetta i giudici. Sì, ma quelli che indagano gli avversari.

 

3 - ALLARME A PALAZZO CHIGI

Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

 

GHERARDO COLOMBO GHERARDO COLOMBO

Uno scandalo dietro l' altro, si consuma la serenità del Pd. Un giorno è il corpo a corpo con la magistratura, quello successivo un democratico in manette: allarme, si sgolano i renziani, il vento sta cambiando. «Così perdiamo le amministrative». C' è chi teme un complotto e chi denuncia una rivoluzione giudiziaria, il problema è che a Palazzo Chigi si fa strada soprattutto la paura. Di soccombere nelle urne e smarrire il feeling con il Paese.

 

intervento di giovanni legniniintervento di giovanni legnini

Abbassare i toni, questo ha intimato Matteo Renzi nelle chat aperte solo agli ortodossi. «Basta con le polemiche, adesso dobbiamo fare le cose. Mostrarci al lavoro. Reagire». Eppure la strada sembra in salita. Che non si sia scattato il timer della disgregazione? «A ogni progetto di cambiamento radicale corrispondono "controspinte" - riflette Nicola Latorre - La differenza è che in passato la politica si arrendeva, mentre Renzi per fortuna non ha quest' intenzione. Si combatterà, e alla fine conteremo danni e feriti... ».

 

Davide Zoggia Davide Zoggia

L' ultimo tassello, in ordine di tempo, è l' affondo del magistrato Piergiorgio Morosini. «Ma vi pare che un consigliere del Csm può dire che "Renzi va fermato"? », si lamenta David Ermini. «Il suo discorso - rincara la dose Latorre - ricorda quello con cui Gherardo Colombo bocciò la Bicamerale». Ecco svelato il piano, si agitano i dem: c'è una tenaglia che punta a stritolare la maggioranza di governo. «Di certo c' è che continuate a mettere in prima pagina i nostri - si arrabbia Ettore Rosato - mentre quelli degli altri partiti proprio no».

 

 Alfredo DAttorre Alfredo DAttorre

Le Comunali sono alle porte e gli ultimi inciampi giudiziari hanno scalfito l'immagine del Pd. «Un amico mi ha appena mandato una mail con il discorso di Roosevelt alla Sorbona sulla "questione morale"...», confida Simona Malpezzi. Ecco il punto: quanto pesa la "pressione" giudiziaria? E quanti voti si porta via? «A me sembra che alle amministrative abbiamo tirato i remi in barca - sibila Davide Zoggia - E ai ballottaggi partiamo sfavoriti». Il vento è cambiato. Lo si intuisce anche leggendo un servizio di Le Monde, dal titolo inequivoco.

roberto speranzaroberto speranza

 

"Quegli scandali che avvelenano Matteo Renzi". Si racconta del "rottamatore" alle prese con «demoni del passato, tra sospetti di complotti e corruzione», nel bel mezzo di una nuova "questione morale" e di un braccio di ferro con i giudici che «rischia di assomigliare a quello dei tempi berlusconiani».

 

Il resto lo fanno i sondaggi, che descrivono il candidato di Milano in bilico, di Roma in affanno e di Napoli addirittura fuori dal secondo turno. Bisogna darsi una mossa, va ripetendo Matteo Orfini: «E non commettere l' errore di parlare solo del referendum, perché se perdiamo le comunali abbiamo un problema».

 

MICHELE EMILIANO E MATTEO RENZIMICHELE EMILIANO E MATTEO RENZI

Almeno in casa Renzi non deve combattere. Regge la tregua interna, ma già si intravede il film che andrà in onda un minuto dopo le amministrative. «Non facciamo certo sciacallaggio - premette Roberto Speranza - e guai a usare la clava giudiziaria tra noi. E però dico questo: in una fase di tensione tra politica e magistratura - e con inchieste su esponenti del Pd - tutto dovrebbe fare Renzi fuorché flirtare con Verdini e company». Anche i nemici esterni del premier gongolano.

 

RENZI BOSCHIRENZI BOSCHI

«Il Pd imploderà», promette Alfredo D' Attorre. «Troppe inchieste - sostiene la dalemiana Velina Rossa - in Emilia il partito non trova neanche chi vuole candidarsi». I nuovi amici, invece, offrono consigli scomodi: «Matteo fa bene ad abbassare i toni - suggerisce Ignazio Abrigani - Però, come diceva Berlusconi, bisogna anche fare: iniziamo dalla riforma della giustizia e delle intercettazioni ». Nel Pd tutti sembrano alla ricerca di una ricetta, forse anche di una parola definitiva. Chi meglio di Michele Emiliano, magistrato e big democratico, allora? «Sì, il clima è avvelenato - scrive per sms - Proprio per questo io sono in ritiro spirituale per un po'...».

Federica Guidi - Renzi - BoschiFederica Guidi - Renzi - Boschi

 

 

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