RENZI MANI DI FORBICE - TAGLIANDO GLI STIPENDI AI BUROCRATI, SI POSSONO RISPARMIARE TRA I 300 E I 500 MLN €: LA BUSTA PAGA NON SUPERERÀ I 270 MILA EURO L’ANNO (MA ORA RENZI RISCHIA LA RIVOLTA DEI MANDARINI DI STATO)

1. LA SFORBICIATA SUI DIRIGENTI PUÃ’ VALERE UN MILIARDO L'ANNO
Paolo Baroni per ‘La
Stampa'

Arriva un nuovo tetto massimo di stipendio per gli «uomini d'oro» dei ministeri, capi di gabinetto e direttori generali, e poi una griglia rigida per tutti gli altri dirigenti, seconde e terze linee comprese, con tagli progressivi che scatteranno dai 70 mila euro lordi in su. Di pari passo col lavoro sul Def e l'avanzamento della spending review il governo affila le forbici e si prepara a tagliare gli stipendi dei grand commis.

Già oggi il premier dovrebbe svelare una parte del suo piano: «parleremo anche di questo e sarete contenti» ha detto ieri Renzi ai cronisti che lo inseguivano per conoscere gli ultimi dettagli del Def. L'obiettivo del governo è molto ambizioso: riducendo i compensi dei dipendenti pubblici che guadagnano di più si punta a risparmiare tra i 300 ed i 500 milioni euro.

Del resto, stando alle stime elaborate dall'economista Roberto Perotti, che coordina il gruppo di lavoro di Renzi sulla spesa pubblica, sarebbe sufficiente ridurre del 20% lo stipendio dei cosiddetti dirigenti «apicali» e del 15% quello di tutti altri per far risparmiare allo Stato fra 800 milioni ed un miliardo di euro l'anno. L'idea di base che il governo vuole affermare è che nella pubblica amministrazione nessuno possa guadagnare più del presidente della Repubblica, ovvero 240mila euro lordi l'anno.

Mentre fino ad oggi il tetto massimo era di 311mila, ovvero lo stipendio del primo presidente di Cassazione. Si tratterebbe di un taglio molto forte, che in molti casi rischierebbe di andare a toccare non solo la parte variabile e di risultato ma anche quella fissa dei compensi e quindi non di facile applicazione. Per questo è probabile che al momento di decidere l'asticella questa venga posta a metà strada, attorno a quota 270 mila. A cascata, poi, seguirebbero gli altri tagli: i capi dipartimento non potrebbero superare quota 190 mila, 120 mila i dirigenti di prima fascia e 80 mila quelli di seconda.

A tirare la cinghia saranno innanzitutto direttori generali e capi di gabinetto: quasi 400 persone in gran parte concentrate a palazzo Chigi (86), all'Economia e alle Infrastrutture. Ognuno di loro percepisce uno stipendio medio che supera i 200 mila euro, con punte di 243mila alla Salute e 217-218mila al Viminale e alla presidenza del Consiglio. Con i 349 dell'Avvocatura dello Stato che arrivano ad media di ben 274mila euro.

Ma i tagli, sempre per stare nel perimetro del governo, toccherebbero anche gli altri 2400 dirigenti di prima e seconda fascia, i cui stipendi a palazzo Chigi e in dicasteri come Sviluppo, Salute e Ambiente veleggiano sempre attorno a quota 110 mila euro lordi l'anno. Ma se la sforbiciata partirà dai 70mila euro in su potrebbe rischiare qualcosa anche una parte di personale non dirigente della Farnesina (sono 3.265, con stipendi medi di 70.980 euro) ed i 174 dell'Antitrust il cui compenso viaggia a quota 98mila euro.

Tutte buste paga spesso fuori «mercato» segnala Perotti, di gran lunga superiori a quella delle medie europee. L'esperto di Renzi, in particolare, sul sito lavoce.info confronta gli stipendi dei funzionari italiani con quelli dei pari grado inglesi mettendo in evidenza che i nostri guadagnano in media il 50-80% in più.

O se preferiamo, utilizzando i calcoli del commissario alla spending review Cottarelli, 12,63 volte il reddito medio procapite contro l'8,48 degli inglesi, il 6,44 dei francesi ed il 4,97 dei morigeratissimi tedeschi. Il confronto Roma/Londra lascia di stucco: al ministero dell'Agricoltura il capo di gabinetto guadagna 274.647 euro contro i 191.648 dell'omologo inglese, mentre i tre direttori di dipartimento arrivano a 287.136 euro contro 166.482.

Agli Esteri il Segretario generale arriva a 301.320 contro 261.338 del numero uno del Foreign Office, il capo di gabinetto a 273.172 contro 150.995. Al ministero dell'Economia i 4 direttori generali percepiscono in media quasi il doppio dei loro colleghi d'Oltremanica: 288.986 euro contro 153.898. E anche al ministero della Salute direttore di dipartimento e direttori generali (14) surclassano i colleghi inglesi, rispettivamente con 293.364 euro contro 191.648 e 231.853 contro 163.772.
Eccoli qui i primi cedolini che verranno sforbiciati. Questione di giorni.
Twitter @paoloxbaroni

2. RENZI INIZIA DA PALAZZO CHIGI - GIRO DI POLTRONE CON I PRIMI TAGLI
Alessandro Barbera per ‘La Stampa'

Una sforbiciata agli stipendi e alle collaborazioni, una vera retribuzione di risultato, un ampio giro di poltrone. «Per cambiare il Paese dobbiamo partire da qui», è la parola d'ordine di Matteo Renzi a Palazzo Chigi. E ci mancherebbe che non fosse così, visti gli stipendi che vengono riconosciuti da quelle parti ai burocrati, molti pari o superiori all'immunità del Presidente della Repubblica. A Palazzo Chigi ci sono 86 dirigenti, 23 dei quali capi dipartimento, con stipendi fra i 180 e i 210mila euro. Oggi scadono i 45 giorni che la legge sullo spoil system concede per decidere che fare dei dirigenti nominati dal governo precedente.

A differenza di quanto avvenuto negli ultimi anni, gran parte di loro dovrà cambiare casacca. Sulla poltrona più importante, quella del Coordinamento giuridico e legislativo, Renzi ha voluto Antonella Manzione, numero uno dei vigili urbani di Firenze e sorella dell'ex sottosegretario Domenico.

Diana Agosti - moglie dell'ex sottosegretario Catricalà - passa dal Coordinamento amministrativo alle Politiche comunitarie. Sarà sostituita da Elisa Grande, in arrivo dal Bilancio. Di Bilancio si occuperà Paola Paduano, in arrivo dal dipartimento Politiche giovanili. Ferruccio Sepe lascia l'Editoria per il Cipe, Antonio Naddeo la Funzione pubblica per gli Affari regionali. Pia Marconi - vicina al nuovo segretario generale Mauro Bonaretti - viene promossa capo dipartimento alla Funzione pubblica.

La vera novità è però sugli stipendi. Finora i dirigenti di Palazzo Chigi hanno potuto contare su una retribuzione divisa grossomodo così: 40 per cento di salario fisso, un altro 40 per cento variabile, un restante 20 per cento legato al risultato. A dispetto della complicata alchimia, lo stipendio era garantito per intero: basti dire che nel 2011 e nel 2012 i premi di risultato sono stati concessi al 99% dei dirigenti per essersi convertiti all'uso dell'e-mail.

Ora Renzi promette di cambiare verso. «Le nuove norme prevedono che la concessione del premio sia agganciata al risultato personale, ma anche a quello del governo nel suo complesso», spiega una fonte di Palazzo Chigi. Ci sarà un taglio della parte variabile dello stipendio di 15mila euro medi e la riduzione del 30% di tutte le collaborazioni dirette della presidenza del Consiglio.

Non è la prima volta che un premier tenta di mettere mano alla giungla delle retribuzione dei manager statali. Basti citare il caso del tentativo del governo Monti, fiaccato dalla mancata pubblicazione sul sito di Palazzo Chigi degli stipendi dei capi dipartimento. O l'aumento per quasi quarantamila euro in tre anni degli stipendi dei dirigenti con la retribuzione ancorata a quella del primo presidente della Corte di Cassazione. A Palazzo Chigi ci tengono a sottolineare che «tutto è studiato al millimetro per evitare i rischi di ricorsi». Nella giungla del diritto italiano il diavolo si nasconde sempre nel dettaglio. E cambiare verso non è facile.
Twitter @alexbarbera

 

 

COTTARELLI roberto_perottiMATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE ROBERTO PEROTTI Palazzo ChigiMATTEO RENZI E ANTONELLA MANZIONEAntonio Catricala e moglie Elisa Grande (Capo dipartimento per l informazione e l editoria) insieme a Paolo Bonaiuti

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