RETROMARCIA DI JAMES BONDI SULLA “GUERRA CIVILE”: “IO SONO BUONO, MA LA REALTÀ È ORRIBILE”

Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"

La naturale mitezza di Sandro Bondi - accentuata da quella sua aria un po' curiale, la voce soffice del mediatore berlusconiano, struggenti poesie scritte per hobby - è periodicamente scossa da atteggiamenti e riflessioni che disorientano. Una volta ci cascò Gianfranco Fini, a «Ballarò», su Rai 3.

Dopo nemmeno cinque minuti di trasmissione si ritrovò un Bondi (all'epoca ministro per i Beni culturali) mezzo sollevato dalla poltroncina che urlava come si urlava nei dibattiti in certe Feste dell'Unità, quando le Feste dell'Unità erano gestite dal Pci e il Bondi medesimo era ancora un fervente comunista (ora, per altro, è uno dei pochissimi ex comunisti capace di non continuare a ragionare con i meccanismi intellettuali del Pci).

Insomma, per dirla come va di moda dire oggi: Bondi è un po' «falco» e un po' «colomba».
Imprevedibile.
Spiazzante.
Così, anche dopo aver letto quella sua nota polemica in cui ipotizza «una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili», la domanda resta la stessa: cosa accade, di tanto in tanto, nell'animo politico di quest'uomo?
«Accade questo: io sono buono e ingenuo, mentre la realtà è orribile. Perciò, quando me ne accorgo, sebbene a lungo mi sforzi di non accorgermene, reagisco».

Era stato «colomba» per troppi mesi.
«Sì, assolutamente sì. Negli ultimi e tribolati tempi ho sempre suggerito, pregato il Presidente Berlusconi di sostenere questo governo, di avere fiducia in Letta... gli ripetevo: può anche essere l'occasione di una pacificazione, possiamo provare a fare buone riforme e a dare una spinta positiva al Paese... ma poi... poi...».

La sentenza della Cassazione, la conferma della condanna a 4 anni di reclusione.
«Guardi, sono sincero: mi toglie il fiato anche solo sentirle pronunciare, queste parole. Condanna... reclusione... a lui, a un leader come lui... a una personalità politica che ai militanti del Pdl scatena le stesse identiche sensazioni che Enrico Berlinguer scatenava nei comunisti italiani...».
Forse questo paragone è un filo...
«È così, mi creda: io vengo da quell'esperienza politica, è come le dico io».

Comunque evocare la guerra civile è stata una scelta forte, troppo forte, senatore.
«Mi ascolti: in questo Paese, dal dopoguerra ad oggi, non c'è forse già stata sempre una guerra civile strisciante? Devo parlarle delle stragi, del terrorismo, di tangentopoli, dell'esilio di Craxi?».

Stava mangiando un gelato con la sua compagna, l'onorevole Manuela Repetti («Una coppetta presa dal surgelatore, con due cucchiaini...»). Con il trascorrere dei minuti torna lentamente a prendere il sopravvento la misura, la pacatezza, che è nell'indole di questo personaggio politico.

Del resto, rilasciate negli anni, restano sue interviste quasi mistiche, che hanno dato titoli di questo genere: «Berlusconi è bontà e purezza»; oppure: «Il pericolo comunista è finito». Addirittura - era il giugno del 2009 - raccontando cosa aveva visto nelle festicciole che il Cavaliere organizzava in Sardegna a Villa Certosa, disse: «Ragazze? Io ricordo solo famigliole... L'unica situazione piccante a cui mi è capitato di prendere parte è stata una cena a lume di candela in una notte tempestosa con Cicchitto. Io e lui, soli».

Sì, nel ruolo di «colomba», Bondi è decisamente più a suo agio.
Anche adesso, per dire: dopo venti minuti di colloquio, i toni sono già piuttosto diversi da quelli di poco fa.
«Io, comunque, spero sempre in una soluzione politica. E non immagino solo una eventuale "grazia", no: io immagino anche una sinistra che non esulti più per una sentenza che vuole ingiustamente portare un uomo come Berlusconi alla reclusione, immagino... mhmmm... lo vede, no? Proprio non ci riesco a pensare in modo cattivo...» .

 

SANDRO BONDI SANDRO BONDI E SILVIO BERLUSCONI jpegSANDRO BONDI E MANUELA REPETTI SANDRO BONDI SANDRO JAMES BONDISANDRO BONDI - Copyright Pizzi

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