1- RETROSCENA CALDI DI QUER PASTICCIACCIO BRUTTO DEI FESTIVAL DEL CINEMA ITALIANI 2- SI SCRIVE ALBERTO BARBERA, SI DEVE LEGGERE NANNI MORETTI. CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI LEADER CINE-IDEOLOGO DI BARBERA CHE, A DIFFERENZA DI MULLER, NON ACCETTEREBBE MAI DI MOSTRARE UN FILM DELLA COMENCINI O DI PUPI AVATI 3- IL PARADOSSO DEL PASTICCIACCIO E’ POI QUESTO: LA NOMINA VENEZIANA DI BARBERA, INTERNAZIONALMENTE CONOSCIUTO E STIMATO, OBBLIGHERÀ ROMA AD ALZARE IL TIRO. E L’UNICO NOME POSSIBILE, A LIVELLO INTERNAZIONALE, È APPUNTO MARCO MULLER 4- SUL PIEDE DI GUERRA IL PD DI BETTINI-ZINGARETTI CHE SI SCHIERA A FAVORE DI PIERA DETASSIS: “RONDI HA ANNUNCIATO DI VOLER CONFERMARE DETASSIS. IL PASTROCCHIO NASCE ORA DALLA PRETESA DI IMPORGLI MÜLLER. NON SE NE USCIRÀ FACILMENTE” 5- MA C’È UN MA: RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI IN CAMICIA NERA, ALE-DANNO E SDERENATA POLVERINI, A CONVINCERE IL PRESIDENTE GIANLUIGI RONDI (L’ANDREOTTI DEL CINEMA SCADE A GIUGNO 2012) A RASSEGNARE LE DIMISSIONI? SE MOLLA, MULLER VA…

1- DAGOREPORT
Quer pasticciaccio brutto dei festival del cinema italiani rischia di aprire uno "spacchettamento" politico che rischia di degenerare nel caos culturale. Intanto, al di là del bla-bla delle interviste, nessuno dice che dietro la nomina di direttore della Mostra del cinema di Alberto Barbera, fortissimamente voluta dal riconfermato Paolo Baratta alla presidenza della Biennale, ritorna prepotentemente a galla Nanni Moretti. Che ha sempre ricoperto il ruolo di leader cine-ideologo di Barbera che, a differenza di Muller, è di stampo nanni-integralista, e non accetterebbe mai di mostrare un film della Cristina Comencini o di Pupi Avati al Lido.

Il paradosso del pasticciaccio cine-festival è poi questo: la nomina veneziana di Barbera, internazionalmente conosciuto e stimato, obbligherà Roma ad alzare il tiro e l'unico nome possibile, a livello internazionale, è appunto Marco Muller.

Ma c'è un ma grosso come la panza di Muller: riusciranno i nostri eroi in camicia nera, Ale-danno e Sderenata Polverini, a convincere il presidente Gianluigi Rondi (in scadenza a giugno 2012) a rassegnare le dimissioni? Se molla, Muller va...

2- IL PD DI GOFFREDO BETTINI CON IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA NICOLA ZINGARETTI SI SCHIERA A FAVORE DI PIERA DETASSIS E STANGA L'ANTIRIMANO MULLER: "RONDI HA ANNUNCIATO DI VOLER CONFERMARE DETASSIS. IL PASTROCCHIO NASCE ORA DALLA PRETESA DI IMPORGLI MÜLLER. NON SE NE USCIRÀ FACILMENTE"
Gloria Satta per il Messaggero

Non si placa la polemica su Müller a Roma. «Esiste il rischio di un gigantesco pantano e io lancio un grido di allarme», dice Nicola Zingaretti. «Il Festival del cinema, un gioiello che in pochi anni si è conquistato rilevanza e prestigio internazionale, rischia di venire distrutto dal pasticcio delle nomine. Se non verranno ripristinate correttezza nella procedura e collegialità delle scelte, il danno sarà enorme. E a farne le spese sarà la città, che negli ultimi anni ha sofferto abbastanza a causa del clima anti-romano instaurato dal governo Berlusconi. Io difendo Roma e la storia del suo Festival».

Nello scontro politico sull'investitura capitolina dell'ex direttore della Mostra di Venezia, frutto dell'intesa Alemanno-Polverini, interviene ora il presidente pd della Provincia, che ancora per un anno è tra i soci fondatori del Festival. «Per preservare il futuro della rassegna», aggiunge Zingaretti, «siamo disposti ad alzare il nostro contributo da 600mila a un milione di euro. E i giochi sono ancora aperti».

Per lei non è detto che Müller sostituirà Detassis?
«Il direttore del Festival viene indicato dal presidente e votato dal cda. La carica di Gian Luigi Rondi scade a giugno prossimo. Scegliere il direttore all'insaputa del presidente rappresenterebbe una scorrettezza di metodo e una grave mancanza di rispetto nei confronti dell'autorevolezza di Rondi. Nominato, tra l'altro, proprio da Alemanno grazie alla generosità di Goffredo Bettini che per salvare la rassegna fece un passo indietro. Rondi ha annunciato di voler confermare Detassis. Il pastrocchio nasce ora dalla pretesa di imporgli Müller. Non se ne uscirà facilmente».

L'accordo Alemanno-Polverini le è passato sopra la testa?
«Non so se questo accordo esista. Noi soci fondatori non siamo stati interpellati. E non credo che il futuro di un evento importante come il Festival possa essere discusso a colpi di maggioranza o, peggio, colpi di mano».

Cos'ha contro Müller?
«Da frequentatore abituale della Mostra di Venezia, non ho nessun dubbio sul buon livello delle edizioni curate da lui. Ma non posso dimenticare i suoi ripetuti attacchi contro il Festival di Roma, fin dalla prima edizione. Quel suo atteggiamento ha alimentato il clima antiromano caro alla Lega e a Galan e creato, tra l'altro, le condizioni per far mancare gli sponsor. Non dimentichiamo che solo alla fine dell'ultima rassegna il governo ha sciolto le riserve sui finanziamenti elargendo peraltro la metà delle risorse...Ora i cittadini ora dovranno pagare il milione e 350mila euro di deficit».

Müller non può aver cambiato idea, visto che ci tiene a venire a Roma?
«Non mi risulta, almeno finora. Ma non mi si prenda per un esagitato se pretendo chiarimenti sulle intenzioni di un aspirante direttore che fino a ieri ha sparato sul Festival. Per capirci, mi sembra naturale chiedere coerenza e trasparenza rispetto al patrimonio e alla storia della Festa di Roma di cui dobbiamo essere orgogliosi».

Resta il fatto che nel bilancio il buco c'è.
«E' il frutto dello stress al quale il Festival è stato sottoposto dalla poltica anti-romana. Per noi il bilancio è più che positivo, i film erano ottimi e il pubblico è cresciuto. Al momento delle scelte bisognerà spiegare perché personalità come Rondi e Detassis, che hanno fatto un lavoro eccellente, debbano essere messe da parte».

I vostri candidati sono ancora loro, dunque?
«Rispettiamo il cda e le sue scelte. E, al di là dei nomi in gioco, faremo comunque di tutto per salvaguardare la storia e il valore del Festival che ha imposto nel mondo la propria peculiarità: sposare qualità e masse. Sul red carpet, in sei anni sono passati la crema del cinema mondiale e il popolo delle periferie. E forse questo ha dato fastidio a qualcuno».

3- INTERVISTA A BARBERA
Michele Anselmi per "il Secolo XIX"

d. Barbera, ma non aveva detto in un'intervista di considerare chiusa l'esperienza veneziana?
r. «Vero, l'avevo detto. Però era il 15 dicembre. Non ero stato ancora contattato da nessuno. Solo lunedì scorso mi ha chiamato il presidente Baratta. Ci siamo visti, mi ha convinto ad accettare l'illustrazione dei suoi progetti. Mi ha parlato di investimenti significativi, destinati a far marciare la Mostra secondo ritmi inediti. La ristrutturazione degli spazi e delle strutture del Lido è la premessa indispensabile per fare qualcosa di buono».

d. Ma intanto chiude per un anno l'hotel Excelsior...
r. «Sbagliato. Baratta ha appena smentito la notizia. Ci sono elementi positivi per investire, condizioni economiche accettabili. Venezia sconta tutto quello che sappiamo: carenze strutturali, difficoltà di budget, costi alle stelle. Diciamo che è rimasta al palo mentre gli altri festival si ingrandivano. Müller ha puntato sulla qualità del programma, facendo un lavoro davvero straordinario negli ultimi anni. Però credo vada fatto uno sforzo per riposizionare Venezia rispetto al mercato cinematografico».

d. Lei fu cacciato dalla Mostra, nel 2002, con un anno d'anticipo. Questo ritorno sembra quasi un risarcimento.
r. «Guardi, me ne andai del tutto tranquillo, senza fare recriminazioni. Ho fatto per otto anni il direttore del Museo del cinema di Torino, e continuerò a collaborare sul piano delle scelte artistiche, lasciando la gestione ordinaria a qualcun altro. Non sarò più dipendente, avrò un contratto di consulenza. Non vedo incompatibilità di sorta. Anche Thierry Frémaux, il direttore di Cannes, si occupa di altre cose».

d. Ha sentito Müller in queste ore?
r. «No. Ma non ho mai detto e nulla dirò contro il Festival di Roma, sempre che sia lui a dirigerlo. Ciascuno ha diritto di esistere se trova a una collocazione identitaria, una sua ragione d'essere. Per carattere, sono "per" e non "contro". Non mi considero un soldato. Non amo le polemiche, ho dei progetti in testa. Adesso rifletto, ragiono e poi comincerò a lavorare subito dopo la Befana con la mia squadra».

d. Il primo obiettivo?
r. «Intendo snellire la Mostra, c'è una tendenza bulimica nei festival, bisogna migliorare le condizione in cui si mostrano i film, anche per difenderli».

 

alberto barbera article alberto barbera dir Museo del cinemaNANNI MORETTI NANNI MORETTI E ISABELLA RAGONESE PAOLO BARATTA MARCO MULLER vz0108 paolo baratta marco mullerGIAN LUIGI RONDI PIERA DETASSISjoy17 goffredo bettini nicola zingarettizin16 nicola zingaretti goffredo bettinipolverini alemanno polverini ronchi alemanno GIANCARLO GALAN

Ultimi Dagoreport

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…