LA TRASPARENZA DEL GIORNO DOPO - IL RICAVATO DELLA FAMIGERATA CENA DI RENZI CON I FINANZIERI A MILANO DEL 17 OTTOBRE E’ ANCORA UN MISTERO - I “DONATORI” HANNO 90 GIORNI DI TEMPO PER FIRMARE LA LIBERATORIA: NOMI E IMPORTI “PESANTI” PUBBLICATI DOPO IL VOTO? - GUIDO ROBERTO VITALE (TRA GLI EDITORI DEL ‘’FATTO’’) LO DICE A CHIARE LETTERE: “UNA DONAZIONE L’HO FATTA, MA NON VOGLIO DIRE QUANTO E VOI DOVETE IMPARARE A RISPETTARE LA PRIVACY…”

Giampiero Calapà per il "Fatto quotidiano"

Ma quali donatori? Ma quale cifrone? Casomai una cifrina! Sa qual è la verità? Aspettavamo il grosso delle donazioni per l'inizio di questa settimana, ma il vostro articolo di domenica (sull'investimento di 10 milioni di euro dell'Ente Cassa di risparmio di Firenze nei Coco bond del fondo Algebris di Davide Serra, ndr) ha creato un casino: questi si sono spaventati", sbotta così uno stretto collaboratore e amico del sindaco Renzi.

La cena del 17 ottobre con il "gotha" della finanza che ha aperto le porte (promettendo di aprire anche la borsa e di rompere i salvadanai) a Matteo Renzi rimane, per il candidato rottamatore alle primarie di domenica, lo snodo fondamentale della campagna elettorale. I commensali saranno i grandi sponsor, pagheranno moneta in sostegno del sindaco di Firenze e i loro nomi saranno pubblicati sul sito matteorenzi.it   nella più assoluta trasparenza, promisero subito dal quartier generale renziano. Però, c'è da fare i conti con la legge italiana, che prevede il rispetto della privacy.

"Abbiamo chiesto a tutti i finanziatori - spiega l'avvocato Alberto Bianchi della Fondazione Big Bang - la liberatoria per pubblicare i loro nomi, speriamo lo facciano". Hanno tempo 90 giorni dal momento della donazione per decidere, come da regolamento sul sito. Quindi potrebbero esser resi pubblici molto dopo il voto di domenica. Sta ancora decidendo Guido Roberto Vitale, banchiere milanese e socio di Chiarelettere (tra gli editori di questo giornale): "Una donazione a Renzi, grande agente di cambiamento per questo Paese, l'ho fatta, ma non voglio dire quanto e voi dovete imparare a rispettare la privacy".

Non compaiono ancora sul sito per questo motivo i nomi dei circa trenta (sui 150 commensali di ottobre) che hanno fatto la donazione. Alcuni di questi trenta, però, hanno già dato parere favorevole alla pubblicazione: Maurizio Baruffi, che è il capo di gabinetto del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia (1000 euro); Anthilia Holding, fondo d'investimento (750 euro); Andrea e Paola Moneta (1000 euro); l'avvocato Alessandro Balp, tra gli editori di Linkiesta.it   (500 euro); e il più generoso di tutti, fino ad ora, Fabrizio Landi, amico di Renzi e amministratore delegato di Esaote, azienda che si occupa di apparecchi elettromedicali (10 mila euro). Ma soprattutto non ha ancora aperto il portafogli Davide Serra, come confermato dallo stesso Matteo Renzi a Ottoemezzo su La7.

Su matteorenzi.it   si possono poi leggere nomi e cognomi di tutti gli altri donatori, i privati cittadini che vogliono sostenere il sindaco: il contatore ieri sera segnava quota 154.287,25 euro. Scorrendo questi donatori si trova l'autore di una parte del programma di Renzi, quella relativa all'ambiente, ovvero Ermete Realacci, che ha scucito solo 200 euro. Ancora meno l'intellettuale di destra, un tempo di stretta osservanza finiana, Sofia Ventura: 50 euro.

Le cifre dei più generosi vanno dalle 250 euro di Giangaleazzo Visconti di Modrone alle 1000 di Carlo Giovanni Mannola, o addirittura alle 5000 di Sebastiano Cossia Castiglioni, produttore di vino biodinamico. Solo 100 euro, invece, da Gaddo della Gherardesca , l'ex fidanzato di Sarah Ferguson. Appena 50 euro corrispondono al nome di Lorenzo Bini Smaghi, ex banchiere della Bce. C'è anche un Maurizio Lupi che paga 250 euro, solo omonimo del ciellino piddiellino. Dovrebbe essere proprio lui, invece, l'ex amministratore delegato di Mediaset Maurizio Carlotti, mille euro per la causa.

IL Sindaco, intanto, continua ad andare dritto per la sua strada. E dopo esser comparso su Chi di Alfonso Signorini col padre Tiziano, si fa fotografare da Oggi insieme alle sue nonne, per rassicurare gli anziani "che non voglio rottamarli". E poi si fa intervistare da Vanity Fair per fare un appello agli avversari: "Io non ho vitalizi ma chi li ha, a partire da Bersani e Vendola, potrebbe rinunciare al cumulo?".

Lancia lo scrittore Alessandro Baricco come suo eventuale ministro della cultura, si scopre all'improvviso contrario al Tav Torino-Lione, e attacca ancora Bersani sui finanziamenti: "La famiglia Riva, proprietaria dell'Ilva di Taranto, gli ha dato 98 mila euro". Se perde non promette l'Africa, ma tante vacanze: "Girerei il mondo con i miei figli. Vorrei visitare il Brasile, magari ci andrei per i Mondiali di calcio e le Olimpiadi". Nelle pause, c'è pur sempre Firenze.

 

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