LA RICREAZIONE DELLA CREAZIONE: RAVASI PRESENTA IL “SUO” PADIGLIONE ALLA BIENNALE DI VENEZIA

Marco Vallora per "La Stampa"

Gli artisti presenti, oltre al fotografo ceco sono Lawrence Carroll, Studio Azzurrro e Tano Festa Il padiglione della Santa Sede sarà visibile da martedì prossimo all'Arsenale di Venezia. Si inugurerà ufficialmente venerdì 31 maggio alle 16,30 alla presenza del cardinal Ravasi.

«Abbiamo scelto il tema della Genesi. Si tratta d'un vero inizio, di un germe che dovrà avere il suo laborioso sviluppo, e speriamo che diventi un fecondo albero»

«E poi», nella voce suadente del Cardinal Ravasi pare che trapassi come un lume di sorriso: «Un fortunato destino ha voluto che il nostro Padiglione Vaticano alla Biennale si sia rivelato esser proprio adiacente, anzi, comune, a quello dell'Argentina. Una felice coincidenza. Che non potevamo certo prevedere».

Alludendo sommessamente all'arrivo di Francesco: il Papa della sobrietà e della fratellanza. Ma anche il neo-padiglione alla Sala delle Armi all'Arsenale, una vera novità di questa 55 edizione, molto cara al presidente Baratta, non vuole esser certo sfarzoso od appariscente: 120 metri quadrati, soltanto, di pudica esposizione.

«In effetti tengo molto a che questo sia subito evidente», specifica il Cardinale: «Si tratta d'un vero inizio, di un germe che dovrà avere il suo laborioso sviluppo, e speriamo che diventi un fecondo albero, pieno, di proposte e di adesioni, ma ora non è che un germoglio, e deve percepirsi a primo sguardo. Per questo gli artisti sono pochi, scelti come per emblema. Non volevamo una campionatura, meno che meno una sorta di esaustività».

Una premessa che è anche promessa: «Certo, vorremmo che si potesse ripetere ed amplificare, ad ogni Biennale, per ritrovare progressivamente questo legame perduto tra l'arte e il Sacro».

E per questo è stato scelto il titolo «In cammino»?

«Sì, per questo abbiamo scelto il tema della Genesi, che significa appunto questa riflessione di un cominciamento. I primi undici capitoli, che iniziano con la Creazione, poi passano alla caduta di Adamo e alla violenza di Caino, infine, dopo il Diluvio, giungono alla figura ri-creante di Noè, a Abramo».

Come sono stati scelti gli artisti?

«All'inizio abbiamo stabilito una commissioni di esperti, che ha proposto molti nomi, ridotti poi ad una rosa d'una decina, una quindicina. Ma lo spazio era contenuto, l'ambizione, per ora, limitata. Di qui ecco i tre artisti prescelti, Carroll, Koudelka e Studio Azzurro oltre Tano Festa, che è stato voluto per la sua iconografia».

L'artista «maledetto», della Scuola di Piazza del Popolo, già presente alla Biennale epocale del '64, quella della Pop, in una sorta di trittico ricostruito, «ritocca», con varianti, il tema della Creazione michelangiolesca del Dito-scintilla di Dio. Ma nella sua tela il Dio è come assente, ritagliato via...

«È proprio tale il senso per noi rilevante di questa inedita partecipazione alla Biennale, una tribuna così importante, per restaurare il filo tranciato tra arte e fede, del divorzio oggi quasi consumato, tra arte contemporanea, che a noi sta comunque a cuore, e pensiero del Divino, che pare talvolta allontanarsi dal problema del Bello.

Un filo sopito, sotterraneo, che pure Paolo VI aveva voluto rinforzare, e che qualche traccia, quasi isolata, sommessa, si manifestava ancora nel Novecento. Pensiamo a Le Corbusier, con la Chiesa di Ronchamps, a Matisse, con la Cappella di Vence, a certe opere di Fontana» Che pure passa dalle sue meravigliose «Vie Crucis» di fiammante ceramica, ai lugubri impasti materici della nicciana «Fine di Dio».

«In effetti, molti nomi ragguardevoli si sono proposti. Bill Viola non poteva, e poi in fondo è fin troppo noto alla Biennale, ma anche lui, che è buddista, mi ha scritto una bellissima lettere intensa, con le sue idee e proposte, affascinanti. Per me lui è un esempio: ha iniziato con concetti più vaghi, generici, poi via via è passato ad immagini legate all'iconografia più storica, come la Deposizione, o la Visitazione.

Questo per noi è stato un monito: abbia scelto degli emblemi forti, riconoscibili, non dei simboli generici e facili, come il sole, la luce, l'acqua. Proprio per evitare una deriva New Age, sempre in agguato, che vogliamo fuggire a tutti i costi. Per la prossima edizione pensiamo ad un tema altrettanto chiaro e delicato, come il Nuovo Testamento, proprio per far riemergere una sorta di legame con le antiche forme eroiche della fede.

Le grandi figure della Bibbia: il Cristo, la Madonna, la Natività» Assai pericolose però, dal punto di vista del gusto. In questo senso, nella presente edizione, è stato scelto un artista non-figurativo, potremmo dire quasi informale, come l'australiano (ed ormai quasi italiano) Lawrence Carroll, tanto amico del monocromo «vissuto»?

«Era inevitabile che dopo il dolore e lo strappo tragico della "De-creazione" ritornasse la "luce" di Carroll» La de-creazione è affidata a un fotografo di guerra e di rovine civili, il ceco Koudelka, che evoca il crollo drammatico del Diluvio. Per questo dopo c'è questa illuminazione diffusa, pastosa, pregna di vita di Carroll?

«Certo, è di nuovo il trionfo del colore, il ritorno della vita, dopo la lotta di Caino ed Abele, che rappresenta la violenza e la disarmonia, che ci ha permesso di riflettere sulla "disumanità dell'uomo". Che si contrappone al progetto originario di Dio. Così, dopo il Diluvio, evento insieme di punizione e di purificazione, torna la classica colomba che riporta la fede nella vita: il momento del viaggio, della speranza. E la poesia così intensa e partecipe di Carrol tutto questo può davvero sussumerlo, senza ricorso a delle immagini aneddotiche. Così come lo Studio azzurro, sensibile all'epifania delle immagini interattive, era perfetto, per toccare il tema della Creazione dal nulla»

Qualche rimpianto?

«Un unico rimpianto, sì, non avere la presenza femminile di Doris Salcedo, che però proponeva un'installazione-tappeto di fiori rari del Sudamerica, che creava problemi insuperabili di conservazione. Ma ci accontentiamo della presenza sollecita e preziosa di Micol Forti, direttrice scientifica dell'arte contemporanea del Vaticano, collaboratrice per noi imprescindibile».

 

MONSIGNOR GIANFRANCO RAVASI jpegLA BIENNALE DI VENEZIA BY GIONI biennale di venezia logoMASSIMILIANO GIONI Paolo Baratta e Massimiliano Gioni la Biennale di Venezia meana16 tano festameana03 tano festa

Ultimi Dagoreport

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VANCANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIN, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, MEZZI SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO