CON OBAMA AL MIO FIANCO - E’ DAVID AXELROD, IL PIU’ STRETTO CONSIGLIERE DI BARACK PER LE CAMPAGNE ELETTORALI, A SUGGERIRE ALL’EGENDISTRA STREGONE LA STRATEGIA “AGGRESSIVA” - AXELROD CONFERMA L’INCONTRO A ROMA COL PROF DI DIECI GIORNI FA - TEORICO DELLA DEMOLIZIONE DEGLI AVVERSARI, AXELROD DEVE FAR RIMONTARE IL CENTRINO - E NEI PANNI DI ROMNEY C’E’ IL BANANA…

Maurizio Molinari per "la Stampa"

Consigliere di Barack David Axelrod, 67 anni, è il più stretto consigliere del Presidente americano, con cui ha iniziato un rapporto di collaborazione nel 2007: ha contribuito alla sua vittoria alle elezioni 2008 e 2012. Nel 2006 ha fatto diventare Deval Patrick governatore del Massachusetts. Ha fondato la società di consulenza «Akpd» insieme con David Plouffe altro grande artefice della macchina elettorale di Barack Obama

È David Axelrod il consigliere che sta suggerendo a Mario Monti come affrontare la sfida delle urne. È lo stesso Axelrod a farvi riferimento parlando, durante uno dei party svoltisi in occasione dell'«Inauguration Day», di un viaggio a Roma dieci giorni fa. Palazzo Chigi conferma che l'incontro è avvenuto. «Sono stato a Roma per un giorno su richiesta della mia ex società di consulenza - ci spiega Axelrod con una email - per offrire le mie valutazioni e osservazioni» al premier Monti «e l'ho fatto».

Axelrod è il più stretto consigliere del presidente americano Barack Obama con il quale ha un'amicizia che precede il rapporto di collaborazione, iniziato nel gennaio 2007. Ciò che distingue Axelrod, classe 1955, è l'aver trovato la formula che porta i bianchi a votare per un afroamericano. Vi riuscì, per la prima volta, nella campagna elettorale del 2006 che fece diventare Deval Patrick governatore del Massachusetts.

«Ciò che mi attrasse in Patrick sono le stesse caratteristiche che mi hanno attratto in Obama - ha spiegato Axelrod a "The Politico" - l'approccio all'impegno pubblico non come una professione, la volontà di andare oltre gli schemi dell'iperafaziosità politica e gli interessi particolari, l'essere portatori di un vero cambiamento» capace di unire la nazione. È una ricetta che permise di definire agli elettori, prima Patrick e poi Obama, in base alla forza del cambiamento che esprimevano e non al colore della pelle.

Prima di Axelrod gli afroamericani che correvano per cariche pubbliche seguivano il modello di Jesse Jackson, basato sull'esaltazione dell'identità razziale, mentre le vittorie di Patrick e Obama hanno aperto una stagione dove i candidati neri si affermano in base al cambiamento, politico e sociale, che esprimono. È una formula che ha rivoluzionato la politica americana perché come spiega l'attivista per i diritti civili Anthony Van Jones: «Fa vivere il sogno di Martin Luther King e ci consente di prevedere presidenti ispanici e gay».

Lo scrittore Stephen Carter nel suo «Bianco americano», uscito nel 2007, descrive l'integrazione fra borghesia bianca e nera nel New England offrendo un ulteriore approfondimento della ricetta Axelrod che, cresciuto a Chicago dove è stato reporter per il "Tribune", scelse nella campagna del 2008 di esaltare Obama candidato post-razziale, presentandolo come il modello di un'integrazione bianchi-neri che ha un esempio concreto nel quartiere di Kenwood dove Barack e Michelle hanno casa.

L'altro tassello dell'identità di Axelrod, nato nel Lower East Side di Manhattan e da giovane fan di Robert Kennedy, è nell'essere uno «street fighter», un combattente. Lo ha dimostrato la campagna per la rielezione vinta grazie alla sua scelta di aggredire con forza, da subito, il rivale Mitt Romney lì dove era più debole: il legame con la società finanziaria "Bain", simbolo del capitalismo selvaggio nemico della classe media. Axelrod riuscì a descrivere Romney agli americani prima ancora degli strateghi repubblicani, condannandolo ad una ricorsa che lo ha fatto apparire perdente.

Un altro colpo da ko fu quello che nel 2002 fece eleggere deputato a Chicago Rahm Emanuel, sebbene fosse percepito come un estraneo avendo passato troppo tempo nella Casa Bianca dei Clinton: ovviò al problema giocando la carta di Les Smulevitz, lo zio di Rahm, veterano della polizia cittadina. Nessuno mise più in dubbio il legame di Rahm con la "Windy City". D'altra parte nel suo ufficio a Chicago, Axelrod ha il manifesto che ritrae Muhammed Ali mentre manda al tappeto Sonny Liston, con tanto di firma di Obama. Essere suoi avversari non conviene.

Forza del cambiamento e aggressione dei concorrenti distinguono le campagne vinte da Obama. E portano il timbro della società di consulenza "Akpd", con sede sulla North Franklin Street di Chicago, che Axelrod ha fondato assieme a David Plouffe, l'architetto della macchina elettorale che ha sbaragliato McCain e Romney creando nuove coalizioni e ricorrendo in maniera senza precedenti alle tecnologie "social".

La rielezione di Obama ha però privato la "Akpd" del cliente più importante e dunque Axelrod - che è consulente della società dopo avere lasciato ogni incarico alla Casa Bianca nel gennaio 2011 - ne cerca di nuovi. Il suo profilo è tale da suggerire che li scelga in base al cambiamento che sono in grado di esprimere. È probabilmente questo che lo ha spinto ad accettare di dare suggerimenti a Monti.

A ben vedere, alcuni risultati sono già visibili. Nelle ultime settimane il premier ha messo l'accento sul riformismo dell'azione di governo - sottolineando la versione italiana del "change" obamiano - e ha aumentato gli attacchi a Berlusconi, che è il rivale nella conquista dei moderati.

Se a ciò aggiungiamo che Monti ha debuttato su twitter facendosi riprendere davanti a un laptop, l'impronta del guru diventa limpida. Sebbene il rapporto fra Axelrod e Monti è di consulenza privata, appare difficile ipotizzare che Obama lo ignori, dato lo stretto legame con il guru, a cui continua a chiedere opinioni su ogni tema, di politica interna o estera, di rilevanza per l'amministrazione.

 

Monti Obama BARACK OBAMA MARIO MONTIDavid Axelrod David AxelrodMitt Romney Vs Obama Obama Romney lultima sfida tv Obama Romney lultima sfida tv

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO