roman abramovich

VISTO MALE - SUL RINNOVO DEL VISTO A ROMAN ABRAMOVICH, SI CONSUMA LA GUERRA TRA GRAN BRETAGNA E RUSSIA - LONDRA VUOLE TOGLIERE IL VISTO AD ALTRI OLIGARCHI E MOSCA RISPONDE PARLANDO DI “ISTERIA RUSSOFOBA” - UN RAPPORTO DI UNA COMMISSIONE PARLAMENTARE INGLESE HA ACCUSATO PUTIN E I SUOI ALLEATI DI “NASCONDERE E RICICLARE I LORO ASSET CORROTTI A LONDRA”

Cristina Marconi per “il Messaggero”

ROMAN ABRAMOVICH

 

Il Regno Unito attacca la preda più grande e, nell'atmosfera antirussa seguita all' attacco di Salisbury di inizio marzo, prende vistosamente tempo prima di concedere il rinnovo del visto a Roman Abramovich, oligarca proprietario del Chelsea e tredicesimo uomo più ricco del Regno Unito.

 

Mosca risponde prontamente parlando di un'atmosfera «ingiusta e ostile» per gli imprenditori russi a Londra e il portavoce Dimitri Peskov evoca una «isteria russofoba» che prima o poi si ritorcerà contro il governo: «Gli investitori di altri paesi vedranno cosa sta succedendo nel Regno Unito, per quanto riguarda l'attrattività per le imprese direi che è un passo indietro».

 

RITARDO O BOCCIATURA

ABRAMOVICH

Anche se fonti vicine a Abramovich continuano a parlare di un ritardo e non di una bocciatura della richiesta di rinnovo, il fatto che il cinquantunenne, il cui patrimonio è stimato a 9,3 miliardi di sterline, non abbia potuto assistere alla finale di FA Cup e alla vittoria della sua squadra sabato scorso la dice lunga su quanto il vento sia cambiato da quando Sergei Skripal e sua figlia Yulia sono stati ritrovati privi di sensi e intossicati da un agente nervino su una panchina davanti ad un centro commerciale, in pieno giorno, con enormi rischi per il pubblico. Fino ad ora le misure sono state drastiche, sono stati espulsi 23 diplomatici accusati di essere spie e la premier Theresa May ha tenuto una linea durissima sul dossier Russia.

 

Abramovich

Proprio ieri un rapporto di una commissione parlamentare ha accusato il presidente russo Vladimir Putin e i suoi alleati di «nascondere e riciclare i loro asset corrotti a Londra» e ha chiesto al governo di agire con decisione affinché la città smetta di essere un magnete per il «denaro sporco russo», anche alla luce delle strategie messe in atto per indebolire le istituzioni e la democrazia britannica.

 

Per anni il governo ha concesso visti di 40 mesi a chiunque investisse almeno 2 milioni nell'economia britannica, ma nel 2014-2015 ha dovuto procedere ad una stretta sul sistema per via degli inevitabili abusi, assistendo ad una riduzione dell' 84% delle richieste.

 

theresa may

Per Downing Street i visti sono gestiti in maniera «rigorosa e appropriata» ed è «in corso del lavoro in termini di revisione dei visti degli investitori Tier 1», con l' obiettivo di valutare la situazione di 700 persone arrivate tra il 2008 e il 2015.

 

Negli ultimi tempi Abramovich, che secondo The Times sarebbe nei Caraibi e secondo The Guardian sarebbe nel sud della Francia, ha visto il suo nome inserito per la prima volta nella lista del governo britannico degli imprenditori vicini al Cremlino, prima bozza di una eventuale lista di persone da sottoporre a sanzioni.

 

IL TESORO DI ROMAN

may putin

Con i suoi enormi asset britannici immobiliari e imprenditoriali l'oligarca è particolarmente vulnerabile e già qualche mese fa avrebbe cercato di trasferire la residenza a Verbier, in Svizzera, scontrandosi contro un no, e a Jersey, dove è stato accettato. A Londra non si vede da marzo e già qualche mese fa la società attraverso cui controlla il Chelsea aveva cambiato la sua residenza, indicandola in Russia.

 

boris johnson

Abramovich ha fatto i soldi con una serie di società nel settore delle materie prime e dell'energia e le sue partecipazioni in tredici compagnie valgono 4 miliardi di sterline. Nel 2005 ha venduto le attività petrolifere di Sibneft a Gazprom per 7 miliardi e mezzo, dopo averle comprate prima per 120 milioni di sterline negli anni 90, quando grazie alla protezione di Boris Berezovsky, morto nel 2013, era riuscito ad accedere al sontuoso banchetto delle liberalizzazioni di epoca yeltsiniana e dei primi anni di Putin.

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