sallusti fini

RINVIATO A GIUDIZIO PER RICICLAGGIO, GIANFRANCO FINI RISCHIA FINO A 30 ANNI DI CARCERE - SALLUSTI SI SCATENA: “FINI È STATO UN CRIMINALE POLITICO E OGGI SI IPOTIZZA ANCHE UN DELINQUENTE COMUNE. PER LA SECONDA ACCUSA GLI AUGURO DI SAPERSI DIFENDERE, PER LA PRIMA MERITA L'ERGASTOLO PERCHÉ HA DISTRUTTO UN PATRIMONIO NON SUO, IL CENTRODESTRA, E APERTO LA STRADA PRIMA AL GOVERNO DI MARIO MONTI E POI AI GRILLINI..."

1 - IL SUO CRIMINE FU POLITICO

Alessandro Sallusti per “il Giornale”

 

SALLUSTI

Gianfranco Fini, la sua compagna Elisabetta Tulliani e il di lei fratello Giancarlo sono stati rinviati a giudizio, insieme a faccendieri amici di famiglia (i Corallo) per riciclaggio e altri gravi reati scoperti durante la tardiva inchiesta giudiziaria sulla strana svendita della famigerata casa di Montecarlo svelata da questo Giornale nell' agosto del 2010 tra l' indifferenza, se non l'ostracismo, di buona parte della stampa nazionale.

 

MONTI - SCHIFANI - NAPOLITANO - FINI

Non vogliamo medaglie, né infierire su un uomo, Fini, già condannato con sentenza definitiva dagli italiani ben prima che dai giudici. Proviamo però un senso di rabbia nel prendere atto, se le accuse saranno confermate in tribunale, che l'avventura del centrodestra è stata boicottata, indebolita e poi distrutta non da gravi errori politici ma da una banda di malfattori assetata di soldi e potere di cui Fini era importante azionista.

 

Già, perché i guai dell'allora governo Berlusconi che in Parlamento poteva contare su un'ampia maggioranza nascono proprio nel 2010, quando Gianfranco Fini numero due del Popolo delle Libertà si mette in testa di fare fuori Silvio Berlusconi e prendere il suo posto al governo.

RAZZI NAPOLITANO FINI

 

Una spallata violenta (ricordate il: «Che fai, mi cacci?»), poi il tradimento e la scissione (nasce il Fli tra gli applausi della sinistra) e la drammatica votazione di sfiducia alla Camera da lui persa per soli tre voti. Il golpe fallì, ma le ferite furono sanguinose per tutti. Non solo la famiglia della destra, anche quella del centrodestra si indebolì in modo irreparabile e offrì il fianco agli agguati della sinistra che poco dopo (novembre 2011) ottenne la testa di Berlusconi.

 

Bongiorno e Fini

Gianfranco Fini è stato un criminale politico e oggi si ipotizza anche un delinquente comune. Per la seconda accusa gli auguro di sapersi difendere (le accuse nei suoi confronti valgono fino a trent' anni di carcere), per la prima merita l' ergastolo perché ha distrutto un patrimonio non suo e aperto la strada prima a Monti e poi ai grillini. Se il Paese è da anni in difficoltà, la colpa è sua, quella di un mostro che illudendosi di essere Dio ha generato mostri.

 

fini tulliani

È vero, Fini non ha fatto tutto da solo. Sul piano criminale i suoi compari sono alla sbarra con lui, su quello politico i suoi complici sono invece a piede libero. Un suo braccio destro di allora, Giulia Bongiorno, oggi è stimato ministro in quota Lega e Giorgio Napolitano (secondo numerose e concordanti testimonianze regista dell' operazione per fare cadere Berlusconi) è stato nel frattempo eletto una seconda volta presidente della Repubblica.

 

Questa storia non può essere chiusa con una verità giudiziaria. Abbiamo diritto a una verità politica. Se Fini avesse coraggio e fosse un uomo libero potrebbe raccontarla, non tanto a noi ma al suo Paese. Non ci sarebbe riscatto, ma sarebbe pur sempre un modo dignitoso di uscire di scena e, non glielo auguro, entrare in carcere a testa alta.

 

GIANCARLO ELISABETTA TULLIANI - LABOCCETTA - GIANFRANCO FINI

2 - DA DELFINO A TONNO, LA CATASTROFE DI GIANFRY CHE ANCORA SOGNAVA LA «RENTRÉE» IN POLITICA

Massimiliano Scafi per “il Giornale”

 

Da delfino a tonno, da leader del futuro a imputato prossimo venturo. Chi ha visto Gianfranco Fini? Pochi, a parte i parenti, gli avvocati e la procura di Roma. Solo qualche anno era il presidente della Camera, la terza carica della Repubblica, il quasi giovane politico pronto al gran balzo verso Palazzo Chigi dopo aver raccolto l' eredità del Cavaliere. Oggi è un signor nessuno. Le sue truppe sono emigrate altrove, l'indice di gradimento è precipitato e i suoi rari interventi pubblici si svolgono in un imbarazzato deserto.

 

FINI TULLIANI

E adesso pure il riciclaggio, che certo non è un'accusa da poco: povero Gianfry, verrebbe da dire, il destino si accanisce. Non bastavano gli errori politici a ripetizione, la capacità di fare sempre la mossa sbagliata nel momento sbagliato, l'isolamento e il tracollo, ora ci si mette anche il rinvio a giudizio. Perché, come insegna l'infallibile legge di Murphy, «se una cosa può andare male, stai sicuro che andrà peggio»

fini elisabetta tulliani

 

Ma al di là della casa di Montecarlo e delle connesse vicende giudiziarie, sulle quali bisognerà aspettare le sentenze dei tribunali, è dal punto di vista politico che la vita di Fini ha subito un tracollo verticale. Dalla lite con Berlusconi e la nascita di Fli, non ne più azzeccata una. E così l'uomo che aveva sdoganato la destra post-fascista creando Alleanza Nazionale e portandola al governo, ha avuto la pessima idea nel 2013 di virare al centro e presentarsi con Mario Monti, che dopo aver dissanguato gli italiani non era proprio al massimo della popolarità. Il previsto flop del Professore ha trascinato nel gorgo pure Gianfry, che da allora non si è più ripreso.

GIANFRANCO FINI ED ELISABETTA TULLIANI

 

Da quel momento, complici anche i risvolti giudiziari e le attività dei Tulliano's, Fini è diventato via via un personaggio sempre più marginale sulla scena politica del Belpaese, fino a sparire. Lui ogni tanto a risalire ci ha pure provato, con pessimi risultati. Comizi per pochi intimi, sedie vuote, bandiere ammosciate.

 

FINI ELI E GIANCARLO TULLIANI

Qualche mese fa, subito dopo la notizia dell'indagine per riciclaggio e la richiesta di arresto per il cognato Giancarlo Tulliani, Fini trovò persino il coraggio di farsi vedere in Parlamento per le solenni celebrazioni dei sessant'anni dei Trattati di Roma sull'Europa. «Che faccia di bronzo - commentò feroce il suo ex compagno di partito Maurizio Gasparri - Chissà, forse ha scambiato Montecitorio per Montecarlo». Pochi mesi dopo spuntò in un servizio fotografico su Oggi, sorridente al ristorante assieme alla famiglia.

 

FINI TULLIANI DOCUMENTI CASA MONTECARLO

Negli ultimi tempi, nonostante l'inchiesta, stava preparando il grande ritorno per fare «l'allenatore di una nuova destra anti-Le Pen e governativa». In questa prospettiva, un mese e mezzo fa si era fatto intervistare dal direttore di Radio Cusano Campus, Gianluca Fabi, e aveva preso di petto il nuovo premier Giuseppe Conte: «Quando si parla di Russia non bisogna scherzare, non bisogna buttarla lì per vedere l' effetto che fa. Bisogna sempre ricordarsi che la Russia è una grande potenza che non ha mai conosciuto una democrazia analoga a quelle occidentali. Oggi c' è la democrazia autoritaria di Putin, prima c' era il comunismo staliniano e brezneviano e prima ancora c'era lo zar».

Insomma, caro Conte, non ti fidare di Mosca e dai retta a uno che di politica se intende.

FRANCESCO CORALLOFrancesco CoralloFRANCESCO CORALLO

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...