zaia

SE C’E’ ZAIA, C’E’ GIOIA - IL RISULTATO DEL REFERENDUM PROIETTA IL GOVERNATORE DEL VENETO A UN RUOLO DI PRIMO PIANO NEL CENTRODESTRA CHE VERRA’, MAGARI COME CANDIDATO PREMIER - IL SUO NOME POTREBBE METTERE D’ACCORDO BERLUSCONI E SALVINI

Andrea Zambenedetti per “la Stampa”

 

ZAIA MARONI

«Il Veneto non sarà più quello di prima», dice Zaia. Ma forse, dopo quel che è successo ieri, neppure Zaia potrà ancora essere quello di prima. Con il risultato in tasca, che pesa quanto un'investitura (volendo attribuirgli l'intero risultato sono più voti di quanti ne abbia raccolti da candidato alla Regione), può ambire a un ruolo di primo piano in un eventuale prossimo governo di centrodestra. Magari proprio con la scusa o la missione di far ottenere la promessa autonomia regionale.

 

ZAIA ISAAC DONKOR

Attende che i risultati siano consolidati Luca Zaia per entrare, quando ormai è notte, nel salone di Palazzo Balbi dove lo attendono i giornalisti. Un' entrata di scena circondato dai suoi assessori che anticipa i discorsi e i ragionamenti al termine di una giornata lunghissima. Cominciata pochi minuti prima delle 7 di mattina quando il governatore, accompagnato dalla moglie Raffaella, affronta i flash e i faretti delle telecamere. Sono i primi passi della giornata del referendum sull'autonomia quelli che il governatore calca per dirigersi verso il seggio. Il voto, prima ancora del caffè.

 

zaia al congresso della lega

«Sono venuto presto anche per ringraziare chi ha lavorato. Dare il buon esempio vuol dire anche questo». L'obiettivo è anche un altro, dare subito un segnale preciso, far emergere già dalle prime rilevazioni che i veneti stanno andando a votare. «L'affluenza è fondamentale - aggiunge - sull'affluenza si gioca la credibilità di una comunità». Nessuna ipotesi su quel che succederà durante la lunga giornata del voto ma non si sottrae a chi lo spinge a sognare in grande. Così ammette che «solo i pessimisti non fanno fortuna».

ZAIA E MATTARELLA A VINITALY

 

Poi rilancia «comunque vada quella che comincia è una giornata che finirà nei libri di storia. E' il primo referendum autorizzato su questa materia a una Regione». Saluta i cronisti e sale sulla sua cinquecento gialla. Bar e caffè, sorrisi e strette mano. Un paio d' ore di palestra, poi nonostante la pioggia, una breve corsa tra le colline di casa.

 

A mezzogiorno una rapida occhiata ai dati dell' affluenza permettono già un ampio sospiro di sollievo. Tutto lascia presupporre che alle 23 non ci saranno difficoltà a raggiungere il quorum e ad incassare una vittoria personale prima ancora che una tappa fondamentale per il percorso verso l' autonomia. Dopo la rassicurazione arrivata dallo smartphone tocca al barbecue. Menù rigorosamente Veneto: «Costicine e polenta».

ZAIA

 

Finito il pranzo, nello studio di casa, si dedica alle scartoffie. In realtà è poco più di un passatempo. La maggioranza, praticamente monocolore, in consiglio regionale non gli riserva grattacapi da tempo. La questione più spinosa sul suo tavolo è la Pedemontana Veneta: orizzonte temporale 2019. Un rapido passaggio sui social lo rassicura: ai seggi c'è qualche coda e l'affluenza continua a salire.

 

Le ricevute di voto, in cui è raffigurata la bandiera del Leone di San Marco, riempiono l' area social. Prima di fare rotta su palazzo Balbi, sede della giunta Regionale, c' è il tempo per qualche carezza ai suoi amati cavalli. Alle 19 le rilevazioni dicono che il quorum, seppur di un soffio, (50.01 per cento) è già superato. Zaia impugna il suo fidato smartphone e manda un messaggio audio su WhatsApp invitando i tutti a non diffondere dati relativi all' affluenza.

 

salvini zaia

«L' obiettivo non è il quorum - dice nel messaggio audio - è raggiungere il sessanta, settanta, ottanta per cento». Le quattro ore successive servono solo a dare la misura della portata del successo. A distinguere una vittoria da un trionfo, un risultato elettorale da un' investitura forse addirittura a leader del Centrodestra.

 

L'uomo giusto, al momento giusto, il volto vincente e istituzionale che potrebbe mettere d'accordo Salvini e Berlusconi. Uno che ha già esperienza di governo e che un posto alla guida del dicastero (dell' Agricoltura) lo ha lasciato proprio dopo essere stato eletto a governatore della sua regione. Lui taglia corto: «E' un gioco a cui non mi sottopongo. Io rimango qui. Rimango in Veneto».

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…