IO SCARICO, MA CHI DISCARICA? - ROMA COME NAPOLI: SCEGLIERE UN POSTO DOVE METTERE I RIFIUTI (SOPRATTUTTO SOTTO ELEZIONI) E’ UNA MISSION IMPOSSIBLE - SU MONTI DELL’ORTACCIO GLI ULTIMI “NON SE NE PARLA” IN FOTOCOPIA DI POLVERINI, ALEDANNO E ZINGARETTI - TUTTO GIA’ VISTO: ESAURITA MALAGROTTA E CON UNA DIFFERENZIATA INCHIODATA AL 24% LA SOLUZIONE SEMPLICEMENTE NON ESISTE - L’INCUBO DELLE SANZIONI DELL’UE…
Sergio Rizzo per il Corriere della Sera
Un'ora esatta. Tanto è bastato, il pomeriggio di giovedì 23 agosto, per veder scorrere sulle agenzie di stampa tre dichiarazioni fotocopia. Ore 15.05, Gianni Alemanno: «Monti dell'Ortaccio è una scelta sbagliata, di fronte alla quale Roma Capitale ha sempre manifestato la propria contrarietà ».
Ore 15.45, Renata Polverini: «Il sito Monti dell'Ortaccio è tra quelli della indicati dalla Regione Lazio all'interno dell'analisi preliminare. Tuttavia in più occasioni ho avuto modo di ricordare come quell'area sia già ampiamente contaminata dal punto di vista ambientale».
Ore 16.05, Nicola Zingaretti: «Riteniamo un errore la scelta dei Monti dell'Ortaccio come sito provvisorio per la discarica di Roma. Confermiamo l'inopportunità di una scelta che ricade su un'area già fortemente interessata da numerose attività potenzialmente inquinanti e nocive per la popolazione».
Sindaco della Capitale, governatore del Lazio e presidente della Provincia di Roma, ne siamo certi, potranno presentare argomentazioni convincenti a sostegno delle loro posizioni. Come lo saranno quelle del prefetto Goffredo Sottile, che ha indicato per ospitare «provvisoriamente» la spazzatura la zona contigua a Malagrotta, sito anch'esso di proprietà di Manlio Cerroni, l'uomo che da quarant'anni gestisce lo smaltimento dei rifiuti romani. Né si possono ignorare le preoccupazioni legittime dei cittadini residenti nei dintorni della Discarica più grande d'Europa. Che già minacciano: «Dovrete passare sui nostri corpi».
Ma non si può non notare come i responsabili delle istituzioni locali che sulla questione dei rifiuti non sono mai andati d'accordo, per una volta invece lo siano. La prima cosa che viene in mente, a voler pensar male, è che fra qualche mese si vota per elegger il sindaco di Roma, in una contesa che potrebbe vedere opposti Alemanno e Zingaretti. Con Renata Polverini spettatrice interessata.
La seconda, volendo essere ancora più maliziosi, è che chi per un motivo, chi per un altro, nessuno la vuole dare vinta all'ottantaseienne combattivo Cerroni. Con la spazzatura della Capitale si è già arricchito abbastanza. La terza, che forse ha ragione il ministro dell'Ambiente Corrado Clini il quale, partecipando un paio di mesi fa ad un dibattito sul rapporto della commissione parlamentare Ecomafie presieduta da Gaetano Pecorella, aveva già avuto occasione di sottolineare lo scarso senso di responsabilità , in questa folle vicenda, della politica locale.
E sabato, dalle colonne del Corriere della Sera, ha ribadito: «Quello dei rifiuti del Lazio è un sistema assurdo che fa comodo a chi amministra. Tocca a loro decidere il sito definitivo. Hanno le competenze, le esercitino». Non fa una grinza. Peccato che questa storia sia il tipico esempio di come una certa politica nostrana non sia attrezzata per risolvere i problemi.
E più si scende di livello, da quello nazionale a quello locale, più il groviglio delle competenze e dei ruoli esalta l'incapacità della classe dirigente. Ecco allora le titubanze, le ripicche, le scelte di piccolo cabotaggio, fino al classico scaricabarile. Dove la colpa è sempre di qualcun altro. Di un ministro, oppure del commissario (perché in tutto questo c'è anche un commissario governativo!) o ancora del vicino di banco.
Ricordate com'è andata con il sito di Corcolle, dove il precedente commissario e la governatrice del Lazio volevano portare l'immondizia? Il 30 ottobre del 2011 Renata Polverini dichiara: «La discarica di Corcolle si farà . La scelta è fatta e si va avanti». Ma non sono pochi a giudicarla una scelta demenziale. Anche perché la presunta discarica è a meno di un chilometro in linea d'aria da Villa Adriana, sito tutelato dall'Unesco che già minaccia di rivedere la pratica. In più l'area ha qualche problema geologico. Il nuovo ministro dell'Ambiente Corrado Clini, è contrario.
Renata Polverini lo stuzzica: «Se è più bravo di noi, dica il ministro dove portare la spazzatura». Mentre anche Alemanno attacca la governatrice: «à mio dovere prendere una posizione chiara: qui la discarica non si può e non si deve fare». L'operazione Corcolle non può reggere e infatti salta.
Salta anche il commissario Giuseppe Pecoraro. In attesa che il consiglio dei ministri nomini il sostituto, durante una trasmissione televisiva il sindaco di Roma chiosa: «Sono due o tre mesi che va avanti un ping pong infinito. Non tra Comune, Province e Regione ma all'interno di apparati dello Stato. Il che è francamente imbarazzante».
Imbarazzo che non riesce a trattenere Renata Polverini. La quale rimanda la palla nel campo dell'avversario: «Bisogna essere chiari. La competenza è del Comune di Roma. La Regione aveva deciso di aiutare l'amministrazione capitolina ma siccome il sindaco e il consiglio comunale hanno mostrato a mio avviso uno scarso senso di responsabilità , rimettiamo a loro le competenze. Sono sicura che insieme al neo commissario sapranno individuare un sito nell'area del Comune di Roma».
A mettere la discarica nel territorio comunale il sindaco Alemanno però non ci pensa proprio, e lo mette per iscritto in una lettera alla presidente della Regione. E si ricomincia. Spunta allora Pian Dell'Olmo, nel Comune di Riano. Scoppia la rivolta popolare e Renata Polverini prende le distanze: «Pian Dell'Olmo è la scelta preferita di Zingaretti e Alemanno, non certo la mia». Il sindaco allora la smentisce: «Non è vero che abbiamo appoggiato questo o quell'altro sito». La patata bollente passa in tal modo di mano in mano. Nemmeno l'ipotesi di Riano dunque regge, e si riparte dal «Via!».
Quanto durerà ancora questo inaccettabile gioco dell'oca nessuno può dirlo. Ma certo la vicenda è istruttiva. Per anni e anni la classe politica locale ha semplicemente fatto finta che il problema non esistesse. Il motivo è semplice: smaltire i rifiuti nella discarica di Malagrotta costava talmente poco che ogni altro sistema sarebbe stato meno conveniente dal punto di vista economico.
Protagonisti di una colossale e irresponsabile opera di rimozione, i politici non potevano tuttavia ignorare che un giorno i nodi sarebbero venuti al pettine. Ciascuno forse pensando che affrontare la rogna sarebbe toccato al suo successore. Hanno ragionato così i sindaci della cosiddetta Prima Repubblica, ma anche le quattro amministrazioni di sinistra che hanno preceduto quella destrorsa di Alemanno.
E li hanno imitati anche le giunte di sinistra, di destra e ancora di sinistra che si sono alternate alla Regione e alla Provincia. Per ritrovarci ora con la discarica monstre di Malagrotta esaurita, politici che non sanno che pesci pigliare o semplicemente non vogliono decidere, lo spettro di pesantissime sanzioni dell'Unione europea e una raccolta differenziata, alla fine di agosto, pari al 24%: oltre 40 punti al di sotto del livello del 65% che secondo le regole dovrebbe essere raggiunto antro fine dicembre. Il bello è che per questo capolavoro nessuno ha pagato. Nessuno, tranne l'ambiente e i cittadini.








