1- ROMA PUÒ SOPPORTARE TUTTO. BERLUSCONI E BOSSI, MONTI E FORNERO, LA RAI E I BLACK BLOC, I FAMILY DAY E I GAY PRIDE. MA CON LA NEVE, NO. LA SCONFITTA È SICURA 2- VOLANO PALLE DI NEVE TRA ALE-DANNO E IL CAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE GABRIELLI 3- IL SINDACO (PER MANCANZA DI SALE. NON SOLO SULLE STRADE ANCHE NELLA ZUCCA): “NEL BOLLETTINO METEO DI GIOVEDÌ SI PARLAVA DI 35 MILLIMETRI E LA SERA DI 10-15 CENTIMETRI” 4- E GABRIELLI LO SPUTTANA: “CI SONO LE REGISTRAZIONI DEL COMITATO OPERATIVO DELLA PROTEZIONE CIVILE DEL 2 FEBBRAIO A CUI HA PARTECIPATO LO STESSO SINDACO” 5- CODE LUNGHE 280 CHILOMETRI, AUTO ABBANDONATE UN PO' OVUNQUE, GENTE DISPERATA CHE PROSEGUE A PIEDI, ANCHE PER CHILOMETRI. UN AUTISTA ATAC FERMA IL MEZZO PUBBLICO: “QUI È TROPPO PERICOLOSO, DOVETE SCENDERE”. LA GENTE GRIDA: “'A SCHETTINO”

da Il Fattoquotidiano.it

Roma bloccata a causa di oltre 40 centimetri di neve che nelle ultime 24 ore hanno paralizzato la Capitale. E mentre le autorità spiegano ai cittadini di uscire di casa solo in caso di stretta necessità, scoppia la polemica tra Gianni Alemanno e il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli.

Il sindaco infatti ha invocato una commissione d'inchiesta e ha accusato il servizio di previsioni meteo, che secondo lui non aveva avvertito dell'emergenza in atto. Un'accusa che Gabrielli ha rispedito al mittente. A testimoniarlo, spiega, ci sono le registrazioni del Comitato operativo della Protezione Civile del 2 febbraio a cui ha partecipato lo stesso sindaco e in dove è stata presentata l'ondata di maltempo in arrivo e le sue conseguenze.

"Le previsioni non erano corrette", ha dichiarato Alemanno, che ha spiegato: "Nel bollettino meteo di giovedì si parlava di 35 millimetri e la sera di 10-15 centimetri: chiedo trasparenza e una commissione che accerti tutte le responsabilità. Ogni volta sappiamo in ritardo e male le situazioni e le fronteggiamo soltanto con le nostre forze. Da venerdì pomeriggio stiamo cercando di rimediare solo con le nostre forze".

E si difende dalle accuse di Gabrielli che ribadisce: il sindaco era perfettamente a conoscenza della gravità delle previsioni. "Sì le conoscevo - ha aggiunto -. Mi hanno anche preso in giro perché avevo deciso di chiudere le scuole anche se le previsioni di rischio erano molto modeste. E mi sono esposto alle critiche per il bene di Roma".

Ma il botta e risposta tra i due non si ferma e ai microfoni di SkyTg24 Alemanno spiega: "Qui siamo noi a accusare. Io sto diffondendo il bollettino meteo della protezione civile che parlava di 35 millimetri di neve su Roma giovedì". E continua ad attaccare Gabrielli: "Non ho niente da nascondere - ha proseguito il sindaco - noi facciamo il massimo che ci è possibile con i nostri mezzi. Se la protezione civile aveva dubbi sulla adeguatezza del sistema anti-neve della capitale ce li potevano comunicare prima. Io mi sono adeguato alle loro previsioni".

Il sindaco, come era accaduto anche per i riot londinesi, ha invitato i concittadini ad affiancarsi a che è impiegato nella pulizia delle strade: "Ci saranno dei punti di distribuzione di pale - ha spiegato-. Se ci sono dei cittadini attrezzati che vogliono dare una mano ai volontari, indicheremo dove distribuiremo delle pale, per fare in modo che ci sia un grande concorso anche della popolazione per liberare Roma dalla neve".

Intanto su Twitter spopolano i commenti su un account fasullo del sindaco che ha dato consigli ai suoi cittadini su come affrontare l'emergenza meteo e a cui molti hanno creduto. Ma lo staff del sindaco è intervenuto per smentire su Facebook con un comunicato: "Vi segnaliamo una gravissima sottrazione di identità verificatasi sul Social Network Twitter, ed avvenuta tramite una combinazione per niente casuale delle lettere del cognome del sindaco Gianni Alemanno". Ma se l'emergenza fake è stata risolta, quella del maltempo rimane.

LE CODE LUNGHE 280 CHILOMETRI - DALLE 12 ALLE 18 SENZA VEDERE UN MEZZO DI EMERGENZA
Paolo Conti per Corriere della Sera

Prima le immagini oleografiche e rassicuranti, da Bel Paese spendibile sui media di mezzo mondo. Benedetto XVI contempla piazza San Pietro imbiancata come la sua veste pontificia: c'è ancora l'albero di Natale, come da calendario liturgico, il tutto fa un effettone. La turista cinese fotografata dal marito davanti alla Fontana di Trevi quasi ghiacciata.

I fiocchi cadono nel Pantheon dal foro della cupola, dove altro può capitare qualcosa del genere? Il Colosseo e i Fori glassati. La felicità dei bambini. Villa Borghese trasformata nella Foresta Nera. L'inevitabile pupazzo di neve. La Lupa capitolina col manto candido, antica, fiera e altera.

Poi, le fotografie più autentiche, spietate, eloquenti, che certificano la paralisi di una Capitale. Quel calcolo lunare, 280 chilometri di code tra città e raccordo: il grande anello che collega le arterie di accesso e uscita in tilt, anche sei ore fermi da mezzogiorno alle 6 del pomeriggio senza vedere un solo mezzo d'emergenza. I lungotevere bloccati da una melma grigiastra e scivolosa. Ambulanze paralizzate con i malati a bordo, a sirene inutilmente spiegate. Auto abbandonate un po' ovunque perché si prosegue disperati a piedi, anche per chilometri, come succede nei film genere Day after.

Il «Muro torto», imponente costruzione di età repubblicana (sinuoso collegamento tra piazzale Flaminio e il quadrante Parioli-Policlinico) inservibile. La Cassia bis chiusa. I taxi spariti dalle stazioni, impantanati anche loro. La cittadella nazionale dell'informazione pubblica, ovvero Saxa Rubra, in affanno perché giornalisti e tecnici (incaricati proprio di raccontare l'Italia innevata) non riescono ad arrivare a metà della via Flaminia, trasformata in un blocco di lamiere.

Moto e motorini - unici mezzi con cui si può sopravvivere nella città dei Papi, degli Imperatori e del caos da traffico quotidiano - fuori gioco. Le proteste dei passeggeri dell'Atac, fatti scendere a metà percorso da molti bus non dotati delle caratteristiche tecniche previste nel «piano emergenza neve» e quindi non utilizzabili secondo la legge: tutti a piedi, unica e davvero incredibile soluzione possibile. Sul 63 a via Po, l'autista si ferma perché «è troppo pericoloso». I passeggeri gridano: «'a Schettino!» Ma poi, chissà per quale misterioso motivo, i pullman turistici continuano a girare per la città e a sbarcare passeggeri a pochi passi dagli alberghi.

La verità, assai amara per una capitale europea, è che Roma può sopportare tutto. Un Giubileo clamoroso come quello del 2000, con un anno di continue emergenze. Una beatificazione (Giovanni Paolo II) da un milione di persone in giro per le strade in una sola giornata. Riesce a sopravvivere ai black bloc e agli scontri con polizia e carabinieri, ai raduni sindacali più o meno oceanici, ai family day e ai gay pride . Potrebbe addirittura affrontare l'Olimpiade 2020, a colpi di grandi opere. Ma con la neve, no, niente da fare. La sconfitta è sicura. Nonostante lo stato di emergenza o addirittura di allarme da parte della Protezione civile.

Se lo ricorda molto bene Ugo Vetere, sindaco comunista di Roma, che nel 1985 vide la sua città sommersa da una nevicata epocale e, subito dopo, dalle polemiche della Dc («Capitale impreparata»!). Treni fermi, le linee telefoniche fisse saltarono (i cellulari sarebbero arrivati molti anni dopo), si scoprì l'assenza di un adeguato piano.

E i democristiani, che non digerivano l'onta di aver perso il Campidoglio cattolico, infierirono. Ieri c'è stato il bis, col nervosissimo ex An Gianni Alemanno nei panni di Vetere, alla sua seconda nevicata da sindaco (la prima, il 12 febbraio 2010, un record personale). L'opposizione ha svolto il suo compito. Il Pd ha attaccato il sindaco, accusandolo di impreparazione. Il Pdl lo ha difeso a spada tratta. Ma la scena sarebbe stata esattamente speculare se oggi al potere ci fosse stato il Pd.

La neve a Roma riesce a sospendere tutto: scuole, uffici pubblici, seminari e incontri politici (attività in cui Roma inevitabilmente eccelle). Blocca addirittura le liti politiche: niente consiglio di amministrazione della Fondazione Musica per Roma che avrebbe dovuto decidere come far votare lunedì Carlo Fuortes in vista di un altro consiglio, quello del Festival del cinema dove centrodestra e centrosinistra si stanno battendo all'arma bianca sul nome di Marco Müller, fortissimamente voluto da Alemanno e dal presidente della Regione Lazio, Renata Polverini.

Il voto di Fuortes è decisivo, intorno a Müller ballano milioni di euro: ci voleva la neve per far inceppare tutto, chissà come andrà lunedì, il presidente ultranovantenne Gian Luigi Rondi (ostile a Müller) probabilmente se la ride.

Chiuso per gelo anche il teatro Stabile romano, sia al teatro Argentina che nello spazio sperimentale India. In compenso Axel, la grande pista ghiacciata per pattinatori di piazza Mancini, ha spento le macchine refrigeratrici e aspetta un pienone nel weekend proprio per l'effetto neve. Niente Ivano Fossati all'Auditorium, il concerto era fissato per domani, domenica.

E sempre oggi sbarrati musei e aree archeologiche. Un'atmosfera da tempo di guerra, e invece si tratta di una gigantesca nevicata.

Che Roma non tolleri la neve si capisce persino da come i romani si muovono e camminano: incerti, a tentoni, come se dovessero sciare o pattinare, e invece basta procedere decisi ma con attenzione. Perché Roma, in fondo, è città balneare, il litorale con Ostia e Fregene è lì, a due passi, basta una mezz'ora e sei seduto davanti a un piatto di pesce di fronte al mare, che c'entra in tutto questo la neve.

E invece c'entra, e c'entrerà sempre di più, come dimostrano i mutamenti climatici che hanno ravvicinato il ritmo delle nevicate (2010, ora 2012). Sarebbe tempo di prenderne atto. Tutti. Centrodestra, centrosinistra, aziende di trasporto, Protezione civile. Smettendola con i comunicati e passando ai fatti.

 

 

NEVICATA A ROMA DEL FEBBRAIO COLOSSEO jpegROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVEROMA TETTI IMBIANCATI DALLA NEVE ROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVENEVICATA A ROMA DEL FEBBRAIO COLOSSEO jpegROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVEROMA SOTTO LA NEVE

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)