PERCHE’ ROMA, CON L’INTERO CENTRO STORICO PATRIMONIO UNESCO E OLTRE 200 SITI DA MOZZARE GLI OCCHI, HA I MUSEI VUOTI?

Sara Grattoggi per "La Repubblica - Edizione Roma"

Un vicesindaco con delega alla Cultura e al Turismo, un sistema di offerta culturale policentrico, il potenziamento delle politiche per il contemporaneo. E, ancora, programmazione e certezza degli investimenti, più fondi per il sostegno all'occupazione del settore e per la tutela e il decoro, da pescare fra gli introiti della tassa di soggiorno.

Sono queste le proposte che Federculture, Fai e Italia Nostra hanno presentato ieri, invitando il prossimo sindaco di Roma a «voltare pagina», puntando su un settore «strategico» per la città, ma «trascurato» negli ultimi anni, con le risorse stanziate dal Campidoglio «diminuite di oltre 15milioni di euro in 5 anni» e una spesa che rappresenta solo il 2,2% del bilancio comunale, il valore più basso tra quello delle grandi città d'arte italiane, e in calo dal 2002, quando ammontava al 4,3%.

Non usa giri di parole l'archeologo Andrea Carandini, presidente del Fai: a Roma, dal punto di vista culturale, «siamo in un momento di spaventosa decadenza. Speriamo di aver toccato il fondo e di poter risalire». Come? Investendo sulla ricchezza culturale e storico-artistica di Roma, unica al mondo - con l'intero centro storico patrimonio Unesco e oltre 200 siti di interesse - ma poco valorizzata.

Lo testimoniano i dati presentati da Roberto Grossi, presidente di Federculture, insieme a Carandini e a Marco Parini, presidente di Italia Nostra: i 5 più grandi musei della città, insieme, non superano i 3,6 milioni di visitatori l'anno, contro i 25,3 di Londra e i 23,4 di Parigi.

Ma anche i teatri, in un anno, accolgono non più di 2 milioni di spettatori contro i 28 milioni di New York e i 14 di Londra. Mentre il turismo, nonostante le presenze cresciute nel 2012 del 4,2%, vede Roma meno visitata di Berlino e Parigi.

Eppure, quello della cultura e della creatività è un settore economico cruciale, capace di generare un valore aggiunto di circa 9,5 miliardi di euro l'anno e di dare lavoro a 141mila persone, più dell'edilizia. Ecco perché, secondo le tre associazioni, la cultura dovrebbe diventare il fulcro delle politiche della prossima giunta. Da qui, la proposta di un vicesindaco con delega alla Cultura e al Turismo. Ma non solo.

Sebbene molti dei modelli di gestione nati negli ultimi anni, dall'Auditorium al Palaexpo, si siano dimostrati vincenti (tanto che il sistema museale romano negli ultimi 10 anni ha visto crescere del 75% i visitatori), l'offerta culturale risulta in crisi, con un calo delle produzioni che si riflette su quello dei fruitori (nel 2012 i visitatori dei musei civici romani sono diminuiti del 6,3%).

Ecco perché il sistema, secondo le associazioni, dovrebbe diventare policentrico, con nuove forme di collaborazione fra pubblico e privato e di cooperazione con il terzo settore. Necessario, in quest'ottica, anche il potenziamento delle politiche per il contemporaneo, completando il processo di sviluppo del Macro, rendendolo autonomo dalla gestione comunale e integrandone le attività con quelle del Maxxi. Per fare ciò, non si può prescindere dalla programmazione e dalla certezza dei finanziamenti, con attività «accuratamente rendicontate» .

Mentre per reperire fondi a sostegno della produzione culturale e per la tutela della città, sotto il profilo urbanistico e del decoro, le associazioni suggeriscono di destinare a ciascuna di queste due aree di intervento il 25% degli introiti derivanti dalla tassa di soggiorno, che nel 2012 ha fruttato 53 milioni di euro.

 

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