ROTTAMATION ROAD - I RENZIANI SI FANNO ANCHE LA LORO SCUOLA DI POLITICA (A PAGAMENTO) E I PRETORIANI DI CULATELLO SVELENANO

Andrea Rossi per "la Stampa"

Ecco, perché a nessuno salti in mente che è in corso un processo di pacificazione, loro la spiegano così: «Il Pd organizzava weekend a Napoli con centinaia di giovani pagati per assistere. Noi facciamo il contrario: siamo disposti a investire i nostri soldi per alimentare il flusso della bella politica». Buoni contro cattivi. Renziani contro resto del mondo. Oppure, ateniesi contro spartani: di qua i fedelissimi del sindaco di Firenze, di là i pretoriani radunati all'epoca delle primarie da Bersani.

Nel mezzo c'è una novità assoluta e, ovviamente, fucina di veleni: il primo appuntamento politico a pagamento. Si chiama «#OpenPd», workshop organizzato sabato e domenica, a Torino: iscrizioni a numero chiuso, duecento partecipanti (gli organizzatori dicono che le richieste erano il doppio), dieci sessioni di lavoro (dalla legge elettorale alle norme sui partiti), dieci deputati tra i quali Simona Bonafè, cinque senatori, un consigliere regionale toscano e un saggio, il costituzionalista Francesco Clementi, membro della commissione che dovrà partorire le tanto agognate riforme. Tutti di stretta osservanza renziana. Ma senza Renzi.

Partecipare costa 55 euro, 40 se si ha meno di 25 anni. Scelta che in casa Pd non tutti hanno digerito. Per dire, Chiara Geloni, l'amazzone dell'ex segretario Bersani, direttrice di YouDem tv, l'ha definita un'iniziativa «sgradevole». Altri l'hanno messa sul ridere: «Ci auguriamo che non siano le stesse persone che criticavano i 50 euro chiesti per il corso di formazione politica del Pd a Cortona».

Gli organizzatori fanno spallucce: «Essere liberi ha un costo», spiegano il torinese Davide Ricca e la toscana Carolina Massei. «Sì, chiediamo una quota di iscrizione per pagare le spese. Anche noi paghiamo e per tutti è un sacrificio, perché molti, come la stragrande maggioranza degli italiani, stanno veramente faticando». In fondo, raccontano, se si è contro il finanziamento pubblico ai partiti si dovrà pur agire di conseguenza: «In Italia siamo abituati ad andare agli incontri politici senza preoccuparci di chi ha pagato la sala».

Va da sé, anche ai parlamentari verrà chiesto un contributo. E da Torino verrà lanciato un messaggio al Pd. «Vorremmo un partito aperto, libero, liberale, pragmatico, innovatore, riformista, solidale, combattivo, anticipatore. Un partito che abbandoni gli antichi vizi del passato, soprattutto quello di perdere».

 

 

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