RUBY MUBARAK, LA FREGNACCIA PIÙ BELLA - SIA LA POLIZIOTTA IAFRATE CHE IL CAPO DI GABINETTO OSTUNI AVEVANO CAPITO AL VOLO CHE LA MAROCCHINA NON ERA AFFATTO LA NIPOTE DEL PRESIDENTE EGIZIANO, COME SOSTENEVA IL BANANA AL TELEFONO - MA OSTUNI NON INFORMÒ NESSUNO DI QUESTO “ERRORE”, “PERCHÉ UN MARGINE DI DUBBIO DENTRO DI ME C’ERA” - STAI TRANQUILLO, LO STESSO “DUBBIO” LO EBBERO I 314 DEPUTATI FEDELI AL PATONZA CHE VOTARONO ALLA CAMERA SOSTENENDO LA TESI DELLA NIPOTE DI MUBARAK (MENO MALE CHE STA IN GALERA)…

1- RUBY: IAFRATE, DISSE CHE SI ERA SPACCIATA PER NIPOTE MUBARAK
(ANSA) - "Mi disse che talvolta si spacciava come nipote di Mubarak ma in realtà non lo era". Lo ha detto oggi il funzionario di Polizia Giorgia Iafrate durante la sua testimonianza al processo sul caso Ruby a carico di Silvio Berlusconi, presente in Aula, a proposito dell'ormai nota notte in cui la minorenne marocchina venne trattenuta in questura e poi rilasciata dopo l'intervento dell'allora presidente del Consiglio.

Rispondendo alle domande del pm Sangermano, che insieme al procuratore aggiunto Ilda Boccassini (anche lei oggi in Aula) rappresenta la pubblica accusa, Giorgia Iafrate ha raccontato di essere andata quella sera a parlare direttamente con la ragazza dopo aver ricevuto una telefonata del capo di gabinetto Pietro Ostuni il quale le riferì di avere ricevuto la telefonata del presidente del Consiglio con cui si segnalava che era stata portata in questura una ragazza egiziana e che era stata indicata come la nipote di Mubarak: "Ostuni mi disse - ha proseguito il funzionario Ps - di verificare se era stata portata questa ragazza e di accelerare le procedure".

Il funzionario di Ps ha aggiunto di avere spiegato poi al suo superiore che in questura non risultava esserci una minorenne egiziana bensì Karima El Marough e che non era possibile fosse la nipote dell'ex rais. "Dissi quindi ad Ostuni - ha continuato Iafrate - che sarei andata dalla minore per chiederle di persona se fosse nipote di Mubarak". Il funzionario di Polizia davanti ai giudici ha aggiunto di essersi recata per "parlare con la ragazza e ricordo che mi disse non era la nipote di Mubarak. Mi disse che talvolta si era spacciata per nipote di Mubarak ma che in realtà non lo era".


2- RUBY: OSTUNI, MI ERO CONVINTO NON FOSSE NIPOTE DI MUBARAK
(ANSA) - Pietro Ostuni, il capo di Gabinetto che la notte in cui Ruby venne portata in questura parlò con l'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, oggi sentito come testimone in Aula al processo sul caso Ruby a carico dell'ex premier, ha spiegato che ad un certo punto quella sera si convinse che la giovane "non fosse nipote di Mubarak" ma che non informò né il questore né la stessa presidenza del Consiglio perché "un margine di dubbio dentro di me c'era".

Pietro Ostuni ha spiegato di essersi "convinto", a differenza di quanto gli era stato segnalato da Silvio Berlusconi, che la ragazza portata quella sera in questura non era la nipote di Mubarak quando i sottoposti gli riferirono, dopo i primi accertamenti, che la minorenne "non era egiziana e che il padre faceva l'agricoltore".

Rispondendo alle domande precise del procuratore aggiunto Ilda Boccassini sul fatto che non aveva riferito sia allo stesso Silvio Berlusconi sia all'allora questore Vincenzo Indolfi che non c'era nessuna parentela della giovane con l'ex rais, il dirigente della Polizia ha risposto: "Forse un margine di dubbio dentro di me c'era. E inoltre in quel momento non ci ho pensato".


3- CI CREDONO SOLO A MONTECITORIO: RUBY NIPOTE DI MUBARAK
Da "l'Unità" del 6 aprile 2011

Con (quasi) tutti i ministri schierati sui banchi del governo, con 314 voti, 12 in più, lontani dai «331» annunciati da Berlusconi, la Camera ha approvato il conflitto di attribuzione perché il processo Ruby passi al Tribunale dei ministri. Mobilitati maggioranza e governo per difendere ancora il premier - assente - dai processi, sostenendo in diretta tv la mega bufala secondo la quale avrebbe agito, telefonando alla Questura di Milano, «in difesa dello Stato» perché convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak.

Ma appena due ore dopo, fuggiti ministri e deputati del Pdl e della Lega dall'aula di Montecitorio, il governo è stato battuto su un emendamento della deputata Pd Paola de Micheli alla legge sui piccoli comuni. È la 71esima volta che il governo viene battuto alla Camera, quando non si tratta di difendere il premier. Pierluigi Castagnetti parla per il Pd: «Voi avallate la strategia difensiva di Berlusconi in tribunale.

Dopo le leggi ad personam , ora anche i provvedimenti ad defensorum per aiutare i legali. Ma Berlusconi ad Arcore non faceva gli interessi dello Stato». La maggioranza fatica Ieri però ha incassato i voti degli ondivaghi LibDem, che il Responsabile Mario Pepe già da «per passati» con loro. Nell'aula piena zeppa al momento del voto, si sono accese tre lucine verdi sul tabellone, in mezzo a quelle rosse dell'opposizione. Chi saranno? Gli inseparabili come i pappagallini colorati, Daniela Melchiorre e Italo Tanoni, reduci proprio ieri da una visita a Palazzo Grazioli. Già il 14 dicembre non votarono la fiducia e poi respinsero la richiesta di perquisizione dell'ufficio di Spinelli.

Come loro ha votato anche l'ex Mpa Aurelio Misiti, già sul fronte dei Responsabili e in attesa di una poltrona da sottosegretario, forse alla Protezione Civile. «I 330 voti di cui parla Berlusconi sono un miraggio. Se li sogna!», commenta il capogruppo Pd Franceschini dopo il voto. Sette gli assenti nel Pdl (al massimo sarebbero arrivati a 323): Berlusconi non ha osato salvarsi, il ministro Maroni era in Tunisia, Calderoli non s'è visto - la Lega vota ma con una certa insofferenza e per Bossi «bastano» 12 numeri in più. Dato per disperso Gaglione, poi Angeli, Palumbo e un altro «infortunato». Rintanato al primo banco Pdl ma non fra quelli del governo Ignazio La Russa, provato dalla censura ricevuta per il «vaffa» a Fini.

Il ministro Fitto arriva con calma, Alfano è beato tra Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. Tremonti c'è, e per un po' si siede al posto del premier. Accanto a Bossi. Per Di Pietro «è un giorno di ordinaria follia, il mondo brucia e in Parlamento ci si occupa dei processi di Berlusconi». L'ex finiano Moffa cita Turati sulla «ferocia dei moralisti», l'ancora finiano Consolo annuncia un no contorto: «Spetta alla Camera decidere, ma il processo non compete al tribunale dei ministri».

Chiuso il microfono a Furio Colombo mentre spiegava «ai ragazzi in galleria che il governo è qui per la signorina Ruby...». Ora la Consulta valuterà se è ammissibile il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. «Il fatto che il Parlamento faccia causa alla magistratura fa ridere», dice Bocchino.

 

SILVIO BERLUSCONI IN TRIBUNALE A MILANO Giorgia IafrateRUBY AL PARADISO DI RIMINIRuby al ballo di Viennamubarak MARA CARFAGNA Mariastella Gelmini GIULIO TREMONTI

Ultimi Dagoreport

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…

donald trump tulsi gabbard vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVONO LE AGENZIE DI SPIONAGGIO A TRUMP E PUTIN? - ANZICHÉ PROTEGGERE LA SICUREZZA DELLO STATO, ANTICIPANDO RISCHI E CRISI, OGGI LA MISSIONE DI CIA E FBI IN AMERICA E DI FSB, SVR, GRU IN RUSSIA, È DI REPRIMERE IL DISSENSO CONFERMANDO IL POTERE - CIRO SBAILÒ: ‘’PER LA PRIMA VOLTA, IL VERTICE POLITICO NON SI LIMITA A INDIRIZZARE: PUNTA A SVUOTARE LA FUNZIONE DELL’INTELLIGENCE, RIDUCENDOLA A UNA MACCHINA DI STABILIZZAZIONE POLITICA AD USO PERSONALE...’’

ali larijani khamenei vladimir putin xi jinping

A TEHERAN QUALCOSA STA CAMBIANDO – SI NOTANO CURIOSI MOVIMENTI NEL SISTEMA DI POTERE IRANIANO: MENTRE RICOMPAIONO VECCHI VOLPONI COME ALI LARIJANI, STA NASCENDO UN NUOVO CENTRO DECISIONALE NON UFFICIALE, A GUIDARE LE MOSSE PIÙ DELICATE DEL REGIME. I PASDARAN PERDONO QUOTA (LA LORO STRATEGIA È FALLITA DI FRONTE ALL’ANNIENTAMENTO DI HEZBOLLAH, HAMAS E ASSAD), AVANZA UN “CONSIGLIO OMBRA” DI TRANSIZIONE, CON IL CONSENSO DI KHAMENEI – “L’ASSE DEL MALE” CON RUSSIA E CINA PROSPERA: TEHERAN HA BISOGNO DELLE ARMI DI PUTIN E DEI SOLDI DI XI JINPING. ALLA FACCIA DI TRUMP, CHE VOLEVA RIAPRIRE IL NEGOZIATO SUL NUCLEARE…

matteo salvini luca zaia giorgia meloni

DAGOREPORT – COSA SI SONO DETTI GIORGIA MELONI E LUCA ZAIA NELL'INCONTRO A PALAZZO CHIGI, TRE SETTIMANE FA? - TOLTA SUBITO DI MEZZO L'IDEA (DI SALVINI) DI UN POSTO DI MINISTRO, LA DUCETTA HA PROVATO A CONVINCERE IL “DOGE” A PRESENTARE UNA SUA LISTA ALLE REGIONALI IN VENETO MA APPOGGIANDO IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA (ANCORA DA INDIVIDUARE) - MA TRA UNA CHIACCHIERA E L'ALTRA, MELONI HA FATTO CAPIRE CHE CONSIDERA ZAIA IL MIGLIOR LEADER POSSIBILE DELLA LEGA, AL POSTO DI UN SALVINI OSTAGGIO DELLE MATTANE DI VANNACCI – UN CAMBIO DI VERTICE NEL CARROCCIO EVOCATO NELLA SPERANZA CHE IL GOVERNATORE ABBOCCHI ALL’AMO...

elly schlein giorgia meloni beppe sala ignazio la russa maurizio lupi marcello viola

DAGOREPORT - NESSUNO VUOLE LE DIMISSIONI DI BEPPE SALA: DA SINISTRA A DESTRA, NESSUN PARTITO HA PRONTO UN CANDIDATO E TRA POCHI MESI A MILANO COMINCIANO LE OLIMPIADI MILANO-CORTINA – MA SALA VUOLE MANIFESTARE ALL'OPINIONE PUBBLICA UNO SCATTO DI DIGNITÀ, UN GRIDO DI ONESTÀ, UNA REAZIONE D'ORGOGLIO CHE NON LO FACCIA SEMBRARE  ''LU CIUCCIO 'MIEZZO A LI SUONI'' - L’UNICO A CHIEDERE IL PASSO INDIETRO DEL SINDACO È IGNAZIO LA RUSSA, CHE INVECE UN CANDIDATO CE L’HA ECCOME: MAURIZIO LUPI. METTENDO SOTTO LA SUA ALA IL PARTITO DI LUPI, "NOI MODERATI", ‘GNAZIO SOGNA IL FILOTTO: CONQUISTARE SUBITO IL COMUNE DI MILANO E NEL 2028 LA REGIONE LOMBARDIA – MOLTO DELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA DIPENDERÀ DALLA DECISIONE DEL GIP, PREVISTA PER MERCOLEDI': SE IL GIUDICE NON ACCOGLIERÀ LE RICHIESTE DEI PM (CARCERE O DOMICILIARI PER GLI INDAGATI), LA BUFERA PERDERÀ FORZA. VICEVERSA…

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM