1. SÌ, CI VORREBBE UN BERLUSCONI NUOVO DI ZECCA ALLA SINISTRA DEI MIGLIORI E AL SALOTTO DEI GIUSTI, CHE HANNO INIZIATO A VEDERE LA MORTE IN FACCIA. OVVERO IL NULLA 2. FATECI CASO: FINITO IL BERLUSCA, SONO FINITE LE BINDI, I BERSANI, I D’ALEMA. SENZA IL BANANA SUL PALCOSCENICO, PERFINO I MAGISTRATI DI MILANO INIZIANO A LITIGARE TRA LORO. NELLA PROCURA CHE PER VENT’ANNI HA INDAGATO, PROCESSATO E FATTO CONDANNARE L’EX CAVALIERE, RESISTENDO AGLI ATTACCHI DI FORZA ITALIA E BEFFANDO LEGGI-VERGOGNA 3. SENZA IL BANANA, E DOPO AVERGLI PURE SOFFIATO UNA MEZZA MILIARDATA PER LO SCIPPO DELLA MONDADORI, CARLO DE BENEDETTI RISCHIA DI VEDERE TRAVOLTO IL SUO IMPERO DAI DUE MILIARDI DI DEBITI BANCARI CHE IL FIGLIO RODOLFO HA CAUSATO IN SORGENIA 4. SENZA LUI, GIORNALI DI CARTA E AGENZIE DI STAMPA SE LA PASSANO SEMPRE PEGGIO. I CONTI DEL CORRIERE, DELLA STAMPA E DI REPUBBLICA IMBARCANO ACQUA DA TUTTE LE PARTI 5. SENZA IL PUZZONE, PERFINO LA SINISTRA DA SALOTTO E VAGAMENTE BUONISTA IMPERSONATA DA FABIO FAZIO SI RITROVA A PRESENTARE IL PEGGIOR SANREMO DI SEMPRE

Francesco Bonazzi per Dagospia

Sì, ci vorrebbe un Berlusconi nuovo di zecca, un Banana 2.0. Il Male Assoluto dell'ultimo ventennio che si reincarna, più che nel figlio palestrato dal soprannome pericolosamente simile al nome del cagnolino della Pascale, nelle chiome bionde e nella volontà di potenza di Barbara Berlusconi. Una nuova "discesa in campo" minacciosa, sfacciatamente imperiale, da lasciare senza fiato l'intera comunità internazionale al grido di un gigantesco "Chi se ne frega dell'Europa!".

Ma non ci vorrebbe per la Mediaset su cui veglia Fedele Confalonieri, che con il Cavaliere in disgrazia ha guadagnato in Borsa il 154% solo nell'ultimo anno. E neppure per la Mediolanum del saggio consocio Ennio Doris, che nonostante sia una banca è cresciuta del 40% nel medesimo arco di tempo.

La reincarnazione del Male Assoluto, un Biscione con il fiore in bocca che si cinge il cranio sfuggente con la corona italica, servirebbe come il pane alla sinistra dei Migliori e al salotto dei Giusti. Che con la condanna definitiva dell'odiato Banana, l'estate scorsa, hanno iniziato a vedere la morte in faccia. Ovvero il nulla, un sistema binario che crolla e si sfarina, una "perdita di senso" - come direbbe un ciellino - che ti colpisce da sotto i piedi perché in realtà non eri ancorato a nulla e a nessuno.

A nessuna idea vera di cambiamento che non fosse il "Spostati puzzone che mi ci metto io". A nessun popolo. A nessuna classe sociale. Il collante erano il nemico comune e la difesa dei propri interessi.

Senza il Banana sul palcoscenico, il ditino alzato dei Giusti e dei Migliori si confonde, si piega, finisce nel proprio occhio, o nell'occhio di chi ti era compagno ai tempi della grande guerra contro il Male assoluto.

Senza il Banana sul palcoscenico, il Pd non riesce comunque a conquistare la maggioranza degli italiani e sceglie il capo del governo attraverso le proprie primarie. E le vince uno come Renzie, l'erede politico e mediatico che Re Silvio avrebbe voluto avere in casa, solo che gli è capitato Alfano.

Un giovanotto con il vezzo della rottamazione che da dieci anni era il punto di riferimento in Toscana di chiunque odiasse "i comunisti". Uno che si è messo in tasca il partito riuscendo praticamente a cancellare la sinistra. Fateci caso: finito il Berlusca, sono finite le Bindi, i Bersani, i D'Alema. La scena, l'altra sera, di Baffino che si fa presentare il libro da Pittibimbo è l'immagine della slavina perfetta. Quella che hai provocato e ti ha travolto.
Senza il Banana sul palcoscenico, perfino i magistrati di Milano iniziano a litigare tra loro. Nella procura che per vent'anni ha indagato, processato e fatto condannare l'ex Cavaliere, resistendo agli attacchi di Forza Italia e beffando leggi-vergogna e lodi ad personam, oggi un magistrato esperto e stimato come Alfredo Robledo accusa di scorrettezze varie il suo capo, l'espertissima e stimatissima toga democratica Edmondo Bruti Liberati.

Senza il Banana sul palcoscenico, e anzi dopo avergli pure soffiato in Tribunale una mezza miliardata per lo scippo della Mondadori, Carlo De Benedetti rischia di vedere travolto il suo impero editoriale dai due miliardi di debiti bancari che il figlio Rodolfo ha causato in Sorgenia.

L'Espresso, come tutti i settimanali, non si sa quanto durerà. Repubblica, dopo la grande guerra contro Papi Silvio, prepensiona tristemente i suoi soldati. Gli amici di un tempo, Unicredit e Monte Paschi su tutti, hanno altre grane o altri progetti per la testa. Ma nel panorama dell'editoria italiana, il gruppo Espresso è probabilmente quello gestito meglio.

Senza il Banana sul palcoscenico, da combattere o da idolatrare, giornali di carta e agenzie di stampa se la passano sempre peggio. I conti del Corriere, della Stampa e del Sole 24Ore - per limitarsi alle (ex) corrazzate - imbarcano acqua da tutte le parti. Un tempo, possedere un giornale o un'agenzia di stampa significava avere poteri di veto e di ricatto nei confronti della politica. Oggi significa avere il commercialista che ti guarda strano, le banche che ti chiedono di rientrare, la famiglia che minaccia di farti interdire.

Quando a Palazzo Chigi c'era la politica dei "Brutti, Sporchi e Cattivi", ma anche nei brevi intervalli dei "Buoni e dei Giusti", c'era il carnevale dei fondi a pioggia per l'editoria. Oggi ci sono solo le forbici di Lurch Cottarelli, di fronte alle quali anche i compagni giornalisti sono tentati di rimpiangere i tempi di Lettazio e Bonaiuti.

Senza il Banana sul palcoscenico, perfino i Liberi & Giusti del Fatto quotidiano, il grande successo editoriale del ventennio, si devono rimangiare le campagne abbonamenti identitarie e ora bussano a Piazza Affari per quotarsi in Borsa. Come Lui. Come Lor signori.

Senza il Banana sul palcoscenico, perfino la grande mammella delle aziende di Stato, grandi distributrici di pubblicità a 360 gradi, si contrae e quasi si secca, nella convinzione che il consenso per i suoi capi ormai si costruisce più su internet e sui social network che non sulle vecchie pagine dei giornali.

Senza il Banana sul palcoscenico, perfino la sinistra da salotto e vagamente buonista impersonata da Fabio Fazio si ritrova a presentare il peggior Sanremo di sempre.
Lucrezio scriveva che "il potere è illusorio e non viene mai dato". Oggi guardi l'Italia di "Pittibimbo vs Mister X" e capisci che invece i vuoti di potere improvvisi non sono illusori e fanno morti e feriti.

 

 

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