sabino cassese

“C’È STATA UNA FORTE POLITICIZZAZIONE DELLE PROCURE” - SABINO CASSESE: “UNA VOLTA ABOLITA L’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE LE PROCURE HANNO FATTO UN CATTIVO USO DEI PROCEDIMENTI PENALI. HANNO DATO LUOGO ALLA GOGNA” - “OGGI SAREBBE UN ERRORE SIA RITORNARE ALLA FORMULA ORIGINARIA DEL 1948, SIA NON FARE NULLA. LA PREMESSA DI QUALUNQUE PASSO DOVREBBE CONSISTERE NELLA ATTENTA VALUTAZIONE DELLA SITUAZIONE DI FATTO…”

Stefano Zurlo per "il Giornale"

 

SABINO CASSESE

Le procure sono uscite dai binari. Non tutte, per carità, ma alcuni pm si sono schierati da una parte o dall'altra. «C'è stata una forte politicizzazione delle procure», spiega Sabino Cassese, giudice emerito della Consulta, uno dei più noti giuristi italiani. E l'abolizione dell'autorizzazione a procedere è stata usata per sviluppare quella forma di gogna chiamata naming e shaming, insomma per svergognare big e peones del Palazzo.

 

Professor Cassese, come valuta la svolta del '93?

«L'articolo 68 della Costituzione, nella sua versione originaria, prevedeva l'autorizzazione della Camera di appartenenza per sottoporre a procedimento penale i parlamentari. Quindi, prevedeva un'autorizzazione a procedere. Fu modificato nel 1993 prevedendo l'autorizzazione solo per perquisizione, arresto e intercettazione, salvo l'esecuzione di sentenze irrevocabili di condanna, che non richiede autorizzazione.

CRAXI MONETINE RAPHAEL

 

La modifica ebbe diverse motivazioni. Il fatto che in pratica il rifiuto di autorizzazione fosse diventato un evento abituale; che l'autorizzazione impedisse fin dall'origine qualsiasi indagine, facendo disperdere la memoria e i documenti, cioè le prove dell'eventuale fatto criminoso; che l'improcedibilità divenisse impunità.

 

tangentopoli

Poi, dopo la riforma, la situazione è ulteriormente cambiata, specialmente per l'uso che le procure hanno fatto dei procedimenti penali, che hanno dato luogo a quella che viene chiamata correntemente la gogna e più precisamente si può chiamare una procedura di naming and shaming, connessa ad una forte politicizzazione delle procure.

 

Questo dimostra che, se il Parlamento aveva fatto un cattivo uso delle autorizzazioni a procedere, le procure hanno fatto un cattivo uso dei procedimenti penali, una volta aperta la strada dalla modifica dell'articolo 68. Tutto ciò consiglia un'attenta revisione della riforma, fatta considerando accuratamente gli esempi stranieri».

bettino craxi mario chiesa

 

Si è perso l'equilibrio sull'articolo 68?

«Come ho cercato di spiegare nella prefazione al volume di Giuseppe Benedetto sul tema, L'eutanasia della democrazia, edito da Rubbettino, gli ordinamenti moderni di carattere democratico sono fondati sull'equilibrio e il contrasto tra i poteri.

 

L'immunità parlamentare va valutata nel contesto dei sistemi democratico - parlamentari, nei quali vige un regime di competizione e di controllo reciproco, perché anche questa competizione fa parte della democrazia. Ma la competizione richiede che i poteri operino ad armi pari, non esondino, rispettino le regole del gioco».

sabino cassese

 

Si è indebolita e messa alla gogna la politica? La magistratura è uscita dai binari?

«Non credo che si possa dire che l'intera magistratura sia uscita dai binari. Si tratta piuttosto delle procure o, meglio, di alcune procure. Un indicatore evidente è costituito dalla presenza di ex procuratori nel mondo della politica. Questo è un indizio molto importante perché prova che non vi è piena indipendenza.

 

caso gregoretti voto su autorizzazione a procedere nei confronti di matteo salvini 6

Un potere definito dalla Costituzione indipendente dovrebbe essere separato dal potere esecutivo, mentre vi sono magistrati in tutte le posizioni chiave del ministero della giustizia. E dovrebbe essere separato anche dalla politica e dal potere legislativo, mentre vi sono magistrati chiaramente schierati con l'una o con l'altra parte».

 

Si possono fare riforme sull'onda di emozioni e fenomeni sociali come tangentopoli? Oggi dovremmo riformare la riforma e tornare al vecchio articolo 68?

antonio di pietro magistrato

«È evidente che è sconsigliabile fare riforme sull'onda di emozioni. Anche se l'iter della riforma del 1993 fu molto tormentato e molte voci si levarono in Parlamento contro di essa, senza dubbio fu il contesto di quegli anni che portò alla riforma.

 

Oggi sarebbe un errore sia ritornare alla formula originaria del 1948, sia non fare nulla. La premessa di qualunque passo dovrebbe consistere nella attenta valutazione della situazione di fatto, considerando come ha funzionato la norma in vigore dal 1948 fino al 1993 e quella in vigore dal 1993 fino ad oggi.

intervento di sabino cassese

 

Solo un attento esame sia delle procedure di autorizzazione, sia delle mancate autorizzazioni, e un'analisi precisa del contesto dei rapporti della politica con la giustizia, possono consentire una soluzione meditata e non affrettata».

mani pulite craxi hotel raphaeldi pietro colombo davigoil pool di mani pulite mani pulite craxi monetine raphael 4

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?