de luca

VINCENZO DE LUCA MEJO DI BERGOGLIO – A SALERNO IL GOVERNATORE SI PROCLAMA PAPA NELLA PIAZZA "PIÙ GRANDE DI SAN PIETRO. SOLO CHE LA NOSTRA È SUL MARE E PIÙ CAPIENTE” - POI SI COMMUOVE E PENSA DI ESSERE PAPA GIOVANNI XXIII - "RACCONTATE AI FIGLI DEI FIGLI TUTTO QUESTO. DITE LORO CHE C'È UNO CHE NON SI È MAI FATTO FERMARE..."

 

 

Conchita Sannino per repubblica.it

 

de luca piazza della libertà

Anche il patrono è rimasto a guardare. Il viceré assiso sulla nuova piazza diventava Papa. Gli mancava infatti solo il grande simbolo. L'opera-identitaria. Un gigantesco stemma di pietra, largo 28mila metri quadri, uso familiare: perché va bene il cabaret da social, ma che non restino di tanta impresa solo fontane, determine regionali e parodie via web. Chiaro che, dopo quindici anni e svariati processi, si commuova e perda il controllo dell'iperbole, Vincenzo De Luca. Che taglia il nastro e si consegna ai posteri come l'eroe del Crescent. L'autore della "nuova San Pietro. Solo che la nostra è sul mare. E più capiente". Chissà se davvero deciderà, in un tempo lontano come aveva promesso, di esporre lì le sue ceneri.

 

de luca piazza della libertà

Almeno dalla finestra del Vaticano si inviavano, ai piccoli, carezze. A Salerno il presidente narra l'odissea dell'anti-burocrate. "Siamo l'Italia, i ricorsi, i controricorsi. Raccontate ai figli dei figli tutto questo. Dite loro che c'è uno che non si è mai fatto fermare", dice il caudillo con la lacrima. Da tre giorni il presidente ha voltato le spalle a Santa Lucia, un codazzo di burocrazia consiglieri e dirigenti regionali venuti a rendergli omaggio nella sua terra da tutta la Campania, lui affacciato e rapito da quella spianata che ha eletto a cuore del Vaticano salernitano. "Più bella di Piazza del Plebiscito a Napoli". Anzi, il "nostro Colosseo", aveva già annunciato anni fa, e chissà perché un certo potere non può fare a meno di attingere al mito imperiale, e via via scendendo fino ai colonnati (senza puttini, almeno) della rivalsa di provincia.

 

Il presidente della Campania la elegge a piazza-emblema, sebbene nasca non come dialogo urbano tra "funzioni", ma come distesa di cemento per eventi. Non dinanzi alla Basilica di San Pietro, ma ai piedi di un privato condominio che imita il senso del lusso di Dubai. L'ha battezzata "della Libertà", De Luca, "perché noi non abbiamo padrini politici". Casomai il padrone è uno e trino , con i due figli, Piero e Roberto - citati sempre nel discorso emozionato. E lo sa bene la città che torna al voto il 3 e 4 ottobre. Col sindaco-per-sempre Vincenzo a celebrare, in sole 24 ore, due irripetibili prime volte; e il "secondo cittadino", il fedelissimo Enzo Napoli, quasi come ombra d'un rassegnato cerimoniale.

de luca salerno

 

 

 

Lunedì il governatore era sul palco per l'inaugurazione del vasto spazio targato dall'archistar Ricardo Bofill; e ieri lì, in prima fila, per benedire il Pontificale di San Matteo, con la festa religiosa allocata nel nuovo sito. Dove, come minimo, non poteva che arrivare ad officiare il segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin. Che di San Matteo dice "non spiccava certo per essere un borioso", citando così il poeta Alfonso Gatto. Che in Consiglio spassionato esortava profetico: Non date retta al saggio, al maestro del villaggio, al maestro della città, a chi vi dice che sa.

 

 

de luca piazza della libertà

La processione di De Luca intrecciata alla liturgia del patrono è riuscita a scuotere una campagna elettorale altrimenti sonnolenta e scontata. La Curia quasi costretta a giustificarsi: noi avevamo chiesto "piazza della Concordia, anche per un richiamo ideale alla celebrazione che, proprio lì nel 1985, fu presieduta da Papa Giovanni Paolo II", è la nota. Ma dopo serrato dialogo con le istituzioni cittadine, continua la ricostruzione, si è stabilito di dirottare tutti nel nuovo spazio "per la celebrazione da svolgersi in condizioni di piena sicurezza e rispetto delle norme". È un'excusatio che, nella generale ovazione di popolo, suscita solo proteste degli avversari e il velo di sarcasmo dei Cinque Stelle, con l'intemerata del deputato M5s, Angelo Tofalo.

 

"Mi sia consentito fare un plauso all'arcivescovo di Napoli che non invitando i sindaci alla celebrazione di San Gennaro, qualche giorno fa, ha tenuto la politica fuori dalla Chiesa", è l'abbrivio dell'ex sottosegretario alla Difesa. Che poi solleva il dito, "Gesù disse ai suoi discepoli: nessuno può servire due padroni, non potete servire Dio e il Danaro" e infine a mani giunte promette di pregare per "la Chiesa di Salerno: perché riceva dallo Spirito Santo la grazia e la forza di riformarsi alla luce del Vangelo".

vincenzo de luca

 

 

Parole che difficilmente scuoteranno partite terrene, che sembrano già scritte: l'uscente Napoli è trascinato dall'apoteosi deluchiana ma non è detto riesca ad andare sopra le sue formazioni. Le liste del sindaco deluchiano sono state in buona parte preparate e vidimate (vedi le più forti: Salerno libera, Progressisti e Salerno dei giovani), con muscolare piglio, dal ben noto Nello Mastursi - tornato a fare il segretario del governatore, nonostante la condanna in primo grado per induzione indebita - e da suo figlio Roberto. Sul quale tutta Salerno sembra pronta a scommettere, oggi, che non aspetterà la fine della consiliatura per diventare nuovo sindaco. Il Pd come sempre non esiste né come logo o lista, e più di un militante dem si candida con l'aspirante sindaca grillina Elisabetta Barone per manifesta "impossibilità" di andare altrove.

 

L'opposizione blanda, o viziata alle radici, promette di farsi sentire. Ma basta guardare ai vecchi consiglieri deluchiani passati oggi con Meloni, in lista Fdi, oppure osservare ministri e parlamentari di Fi - ad eccezione della "straniera" Licia Ronzulli - restii a esporre la faccia contro il governatore. Effetti della corte. Dove, a Salerno come a Napoli, sono spesso gli ex-servitori di ieri a diventare fustigatori di oggi. Magari per interrotta generosità del dominus. Una storia incisa nella sua piazza"della Libertà". Che, come direbbe Eco, non sempre sta per Liberazione.

vincenzo de luca

Ultimi Dagoreport

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – OH, NO: VUOI VEDERE CHE ABBIAMO DI NUOVO SOPRAVVALUTATO TAJANI? PENSAVAMO CHE IL SUSSULTO SULLO IUS SCHOLAE FOSSE LO SLANCIO DI UN LEADER, PER QUANTO AL SEMOLINO, PRONTO A METTERCI LA FACCIA PER UNA BATTAGLIA DEL SUO PARTITO. E INVECE NO: NEI PALAZZI ROMANI SI MORMORA CHE DIETRO LE SUE DICHIARAZIONI (OSTILI ALLA LEGA) CI FOSSE LA ZAMPETTA DI GIORGIA MELONI, IMPEGNATA A SEMINARE ZIZZANIA NELLA LEGA DI SALVINI, ORMAI VANNACCIZZATA, CHE VEDE LO IUS SCHOLAE COME LA KRYPTONITE – UN "PIZZINO" PER GLI SCOMODI ALLEATI DEL CARROCCIO: NON TIRATE TROPPO LA CORDA - E IL "MAGO OTELMA" DI FROSINONE, TRAVESTITO DA MINISTRO, HA LANCIATO IL SASSO E POI NASCOSTO LA MANO...

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...