giorgia meloni ospedale ospedali sanita salute

BASTA SCUSE: LA SANITÀ PUBBLICA VA SALVATA! – GIORGIA MELONI FA LA GNORRI DI FRONTE AGLI APPELLI PER INVESTIRE PIÙ DENARI SU MEDICI E OSPEDALI: “IL FONDO SANITARIO È AL MASSIMO DI SEMPRE: 134 MILIARDI”. LA DUCETTA EVITA PERÒ DI RICORDARE CHE LA SPESA SANITARIA, IN RAPPORTO AL PIL, È IN DISCESA AL 6,2%, BEN AL DI SOTTO DELLA MEDIA EUROPEA – LA BORDATA DELLE REGIONI: SE IL GOVERNO NON RIPRISTINA 1,2 MILIARDI DEL PNRR PER LA SICUREZZA SISMICA DEGLI OSPEDALI, I GOVERNATORI POTREBBERO RIVOLGERSI ALLA CORTE COSTITUZIONALE…

1 - SANITÀ REGIONI IN RIVOLTA

Estratto dell’articolo di Serena Riformato per “la Stampa”

 

giorgia meloni porta a porta 1

«I numeri non sono opinioni: il fondo sanitario nel 2024 è al massimo storico di sempre: 134 miliardi. Negli anni prima del Covid stava a 115 miliardi. Non si può dire che abbiamo tagliato».

 

La premier Giorgia Meloni, dallo studio di Porta a Porta, difende l'operato del suo esecutivo (e omette di precisare che la spesa sanitaria vada considerata in rapporto al Pil: in discesa al 6, 4 per cento nel 2024, pari ai livelli pre pandemia). Intanto tre segnali d'allarme in ventiquattro ore danno la misura dell'urgenza: salvare il Ssn, subito, prima che sia troppo tardi.

 

ospedale - sanita pubblica

Dopo l'appello di quattordici esperti, ieri all'indirizzo di Palazzo Chigi sono arrivati […] un ammonimento della Ragioneria di Stato sui Lea e l'aut aut della Conferenza delle regioni: se il governo non dovesse ripristinare i finanziamenti di 1, 2 miliardi tagliati dal decreto Pnrr per le opere di sicurezza sismica delle strutture ospedaliere, i governatori potrebbero rivolgersi alla Corte Costituzionale.  […] Problema non irrilevante: le risorse in questione «sono destinate ad interventi di edilizia sanitaria che le regioni hanno già programmato».

 

Insomma, soldi impegnati. Il presidente del Friuli-Venezia Giulia attenua la critica con l'ottimismo: «Da un'interlocuzione informale – garantisce – abbiamo visto un'apertura».

massimiliano fedriga - giorgia meloni

Il terzo segnale d'allarme, si diceva, lo lancia un documento dello scorso 26 marzo: la Ragioneria dello Stato critica l'ennesimo slittamento al 2025 dei nuovi Livelli essenziali di assistenza e delle tariffe aggiornate, chiedendo che i fondi già destinati a questo scopo non siano utilizzati per altre voci di spesa. Il rischio? «Le differenze nell'erogazione di prestazioni tra le regioni», secondo i tecnici del Mef, con un altro rinvio, «consoliderebbero le disparità assistenziali che attualmente si registrano nei territori regionali».

 

2 - L’ISTITUTO SUPERIORE: CRISI INIZIATA ANNI FA ORA PIÙ INVESTIMENTI MA MANCANO MEDICI

Estratto dell’articolo di Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”

 

attesa sanità pubblica

«Se mi avessero chiesto di sottoscrivere l’appello mi sarei sottratto, anche se non fossi qui», si dissocia perentorio Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto superiore di sanità, dall’iniziativa di 14 colleghi tra clinici, fisici e ricercatori, firmatari dell’appello intitolato «Non possiamo fare a meno della sanità pubblica». Un documento che contiene aspre critiche al Sistema sanitario nazionale, e chiede stanziamenti più sostanziosi, equità nell’accesso alle cure oltre alla riorganizzazione dei servizi territoriali.

 

ANTONIO ANGELUCCI

Il ministro della Salute Orazio Schillaci, non replica e lascia il campo alla premier Giorgia Meloni, ospite ieri sera di Bruno Vespa. La risposta implicita, è il suo ragionamento, sono le azioni intraprese. Fondo per la sanità cresciuto fino a 134 miliardi, soldi in più per gli extra turni di medici e infermieri, interventi allo studio sulle liste di attesa. La «riparazione» è fatta di tanti tasselli.

 

[…]  Bellantone è stato nominato a settembre 2023 a capo del prestigioso istituto di sanità pubblica. Sembra irritato: «Di nuovo si commette l’errore di fare proclami su un problema complesso, che non può essere banalizzato. Possiamo ancora permetterci di dare cure gratis a 60 milioni di italiani senza attese, ritardi e disomogeneità tra Regioni? Questa la domanda di fondo».

 

sala operatoria

Gli errori denunciati dai 14 scienziati vengono da lontano invece, sostiene Bellantone, l’appello trasmette nel lettore «la netta sensazione che la condizione della nostra sanità sia frutto di interventi e tagli recenti. La rottura è avvenuta prima e non si aggiusta solo con i soldi».

 

L’esempio è la carenza di medici. Servono 10-11 anni per formare uno specialista ma dal 1999 «l’ingresso al corso di laurea in Medicina è stato ristretto e successivamente ridotto il numero di borse di studio. Oggi ci ritroviamo a corto non soltanto di medici. Soprattutto gli infermieri andrebbero pagati meglio e responsabilizzati con nuove mansioni».

giorgia meloni porta a porta 2

 

Secondo Bellantone la crisi non dipende esclusivamente dalla questione del finanziamento visto che ai rinnovi contrattuali del personale sono stati destinati oltre 2 miliardi. Serve un patto: «La sanità non è di destra o di sinistra, è bipartisan. […]».

 

La Finanziaria 2024-26 per l’anno in corso ha previsto un aumento di 3 miliardi di euro che sommati ai 2,3 deliberati nel 2023 fanno 5,3. Il budget complessivo è di 134 miliardi.

SERVIZIO SANITARIO PUBBLICO - OSPEDALE

La spesa sanitaria è scivolata al 6,2 per cento del Pil come previsione al 2025, sotto la media europea. Unità di misura considerata fallace dagli economisti perché risente dell’andamento congiunturale del Pil. La disparità tra le Regioni è però innegabile. Il presidente dell’Iss prende ad esempio il tumore alla mammella: «Ci sono zone dove le iniquità segnalate sono reali. La mortalità è diminuita del 20% al Nord negli ultimi 5 anni, in alcune Regioni del Sud è cresciuta del 20%. Altra eredità che non si liquida con la bacchetta magica».

SANITA - RITARDO DELLE REGIONI NELLE VISITE SPECIALISTICHE - LA STAMPA

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)