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SAPESSI COME E’ STRANO LASCIARE LO SCRANNO A MILANO – SALVINI SI DIMETTE DAL CONSIGLIO COMUNALE DOPO 25 ANNI - ERA STATO ELETTO PER LA PRIMA VOLTA NEL 1993- LA MANCATA STRETTA DI MANO A CIAMPI, IL PUGNO CHIUSO A PISAPIA E QUEL VECCHIO SOGNO: FARE IL SINDACO DELLA SUA CITTÀ…

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FA.RUB. per Libero Quotidiano

 

Il ministro dell' Interno Matteo Salvini lascia il suo scranno in Consiglio Comunale a Milano. Lo fa dopo venticinque anni di presenza quasi costante e questo basta per dire che a Palazzo Marino si chiude un epoca. La richiesta è stata presentata ieri mattina all' ufficio protocollo del Comune di Milano.

 

Il leader della Lega, infatti, venne eletto per la prima volta consigliere comunale di Milano nel 1993 quando alla guida della città arrivò il "suo" Marco Formentini, primo e unico leghista alla guida della capitale economica del Paese. Nel 1997, in piena era secessionista, non venne rieletto, ma quattro anni dopo tornò a Palazzo Marino con Gabriele Albertini sindaco, che del Salvini consigliere regalò un ritratto schietto a Libero: «Per avere la Lega in maggioranza, chiesi a Bossi di poter mettere dei veti sulle candidature del Carroccio.

 

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Salvini era già molto battagliero, criticava anche decisioni ragionevoli pur di farsi propaganda, ma gli consentii di candidarsi perché apprezzavo il suo impegno. Non si muoveva solo per ambizione, aveva motivazioni forti». Di quegli anni è anche la polemica per la mancata stretta di mano al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi («mi spiace, lei non mi rappresenta»). All' esperienza con Albertini fece seguito quella, altrettanto "battagliera" con Letizia Moratti. Quando, nel 2011 Milano passa al centrosinistra, lui viene eletto all' opposizione di Giuliano Pisapia, di cui diventa una spina nel fianco costante.

 

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PUGNO CHIUSO Tanto che quando, nell' ottobre 2012 lascia per la prima volta il Consiglio, il sindaco lo saluta così: «Avevo una visione diversa del tuo modo di fare politica. In quest' anno ho cambiato idea. Hai dato segnali importanti di ascolto e di capacità di dialogo». Chissà se la pensa ancora così. Lui rispose alzando il braccio sinistro col pugno chiuso, suscitando una Ad ogni modo nel presentare le sue dimissioni, Matteo spiegò: «Mi spiace un sacco, ma è solo un arrivederci». Ed è di parola, visto che nel 2016 riscende in campo per contrastare l' elezione di Beppe Sala. Il candidato del centrodestra (Stefano Parisi) perde, ma lui vola dritto in Consiglio a suon di preferenze.

 

Poi è arrivato il 4 marzo, l' elezione in Senato, le trattative e poi la formazione del governo con i Cinquestelle e infine il suo incarico come ministro dell' Interno e vice premier. Davvero troppo per riuscire a tenere la testa anche al Consiglio Comunale. E così ieri è arrivato l' annuncio di un altro addio, che questa volta si preannuncia un po' più lungo. Certo, il vecchio sogno di Salvini, resta: fare il sindaco della sua città. Solo che il "piano" per la discesa in campo potrebbe essere posticipata un poco. Adesso c' è la Lega da portare sempre più in alto. E poi Salvini con i suoi 45 anni appena ha tutto il tempo che vuole per provare a trasformare il Paese e in seguito occuparsi della sua città natale. Che resta nei suoi pensieri, visto che ci torna ogni settimana per passare giornate preziosi con i suoi due figli.

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IL FUTURO Al posto del ministro dell' Interno, a Palazzo Marino dovrebbe arrivare entro una decina di giorni il primo dei non eletti, l' ex consigliere del Municipio 9, Gabriele Abbiati, attualmente impegnato in Regione Lombardia come funzionario della VII Commissione (Cultura, Istruzione, Sport).

 

Niente dimissioni, invece, per Alessandro Morelli (eletto alla Camera lo scorso 4 marzo), che manterrà il suo posto in Comune e guiderà il Carroccio verso le elezioni del 2021, quando il candidato sindaco forse non sarà Salvini, ma quando lui di certo sarà in prima fila per strappare la capitale economica del Paese dai tentacoli del centrosinistra.

 

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